Questa mattina mi sono svegliata, quando, piano piano, sento un piccolo brusio e intravvedo un’ombra piccola, leggera e discreta. Quatta quatta, proprio come lei, mi avvicino alle tende bianco-verdine, un profilo regale si affaccia sul mio davanzale, visto da lontano potrebbe sembrare un volatile elegante. Filtrato dal velo delle tende, incuriosisce la mia immaginazione sempre viva e fertile.
Capisco subito, chiaramente, che è un semplice e curioso piccione ferrarese, nulla di più, ma questa mattina, come spesso negli ultimi tempi, sono in vena poetica. Mi piace immaginare che sia arrivato da lontano, che in quel momento stia riposando da un lungo viaggio, guardando i tetti romantici e sereni, respirando aria fresca.
Adoro vederlo sorvolare laghi dorati, mare in burrasca, terre fertili e piccoli orti curati da instancabili pensionati, con negli occhi immagini uniche e irripetibili, quasi un Yann Arthus-Bertrand di provincia. Senza offesa per questo immenso e instancabile artista.
Mi piace pensare che sulle sue ali si sia appoggiata qualche goccia di brina pungente che, lasciata cadere per caso, ha accarezzato i capelli intrecciati di una giovane e bella ragazza innamorata.
Bello fantasticare, immaginare che quell’animale gentile abbia sfiorato, con ali docili e leggere, i pensieri e i desideri dei bambini a Natale, che abbia portato loro qualche idea per un regalo gradito agli anziani nonni o ai genitori un po’ stanchi.
Bello credere che abbia lasciato note di una musica dolce e soave su qualche tegola ancora un po’ traballante, lasciandole scivolare giù per un camino che aspetta solo la Befana, ora.
Quel piccione non immagina nemmeno lontanamente che lo sto guardando e che quei pochi minuti che resta appollaiato sulla mia finestra mi hanno fatto immaginare una sua vita tanto ricca e avventurosa. Magari è un semplice piccione ferrarese, che mai ha volato tanto lontano, magari è lì per lasciarmi una missiva. Un tempo i piccioni viaggiatori portavano lontani e romantici messaggi. Apro la finestra e, anche se piano, lui vola via spaventato e impaurito. Sul davanzale c’è un biglietto…
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Simonetta Sandri
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it