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Chi cerca trova, e John Maloof lo sapeva quando si è messo sulla tracce di Vivian Maier. John era familiare con questo modo di dire, se si considera che, fin da ragazzino, era solito scovare le cose più impensabili e originali nei mercatini delle pulci. E lui, giovane fotografo e film maker, il suo tesoro nascosto l’ha trovato, quando, nel 2007, alla ricerca di materiale inedito e particolare sulla storia del suo quartiere di Chicago, su cui stava scrivendo un libro, si ritrova ad acquistare, ad un’asta, una scatola piena zeppa di negativi fotografici ancora da sviluppare. Sperava di trovare materiale utile al suo libro, avrebbe, invece, scovato una miniera inesplorata di storie di vita, di racconti tutti da raccontare, da scoprire e da vedere. Come quando si scarta un uovo di Pasqua e ci si attende una sorpresa che in realtà è ancora più bella di quanto si sperava. Come quando si riceve un regalo tanto atteso che si rivela un regalo del tutto inedito e inaspettato, ancora più meraviglioso di quello che si voleva. E John, da curioso cercatore quale è, ha trovato una sorpresa immensa, una delle più straordinarie collezioni fotografiche del XX secolo, un mondo unico e inesplorato. Andando, qualche anno dopo, alla ricerca dell’identità del fotografo, una donna di nome Vivian Maier scomparsa nel 2009, Maloof avrebbe scoperto anche una storia da romanzo: quella di una figura dall’immenso talento artistico, che aveva scelto, per tutta la vita, di mantenere il segreto sulla sua attività fotografica, preferendo fare la tata per i bambini delle famiglie bene di Chicago. Secondo le testimonianze, questo lavoro le permetteva di non faticare troppo per pagare un affitto e poteva stare sempre in strada, suo luogo di elezione.
Ma non era finita qui. Perché il vero tesoro trovato da John Maloof è un altro ancora, e si tratta di quello che, paradossalmente, non ha scoperto. Il giovane fotografo ha trovato, infatti, un autentico mistero, un insieme di interrogativi, che resteranno per sempre legati al nome e all’opera di Vivian Maier e che perpetueranno la storia e il suo fascino negli anni a venire. Di questa incredibile e avvincente storia, Maloof, ne ha fatto un bellissimo e intenso documentario, candidato al premio Oscar 2015, il mistero di una donna che ha segretamente scattato oltre 100.000 scatti, molti mai visti nemmeno da lei. Una delle più meravigliose e toccanti street photographer di ogni tempo.
Nel film (che si può vedere anche su Sky Arte ed è disponibile nei dvd della Feltrinelli), vi sono interviste, fotografie incredibili, ricerche nel villaggio francese della famiglia di origine di Vivian, aneddoti, storie, tanti elementi che contribuiscono ad alimentare questo mistero moderno. Una bambinaia che aveva viaggiato il mondo per otto mesi, da sola, che girava sempre con la sua Rolleiflex al collo, ovunque, per non perdersi nessun attimo di un’umanità intensa e spesso sofferente. Vivian era una fotografa segreta che coglieva l’animo delle persone (si definiva una sorta di agente), e che, cambiando nome (spesso si faceva chiamare Smith), non rivelando mai la sua identità, (tra)vestendosi con abiti fuori moda, inventando un accento francese, scegliendosi un lavoro “di copertura”, ha recitato una parte, anche se il motivo di questo comportamento resta sconosciuto. Come se non bastasse, la tragedia privata (che, sulla base delle testimonianze raccolte, poteva facilmente ipotizzarsi in subite violenze o molestie) e i tratti di durezza e persino di cattiveria attribuitele da chi l’ha conosciuta, fanno di lei un personaggio degno della penna di un grande scrittore o sceneggiatore. Vivian è stata fatta uscire dall’oscurità, dalle tenebre, le sono stati riconosciuti talento e fama che magari non avrebbe apprezzato da viva, silenziosa, schiva e riservata com’era. O magari da quel buio voleva proprio uscire, sotto la luce di un proiettore e dei suoi film in super 8 leggeri e toccanti. Lei, in fondo, combattiva e forte. In una delle sue tante registrazioni, si sente Vivian chiedere ad un bambino: “E ora dimmi, come si fa a vivere per sempre?” Ecco, adesso John Maloof le ha risposto. Con affetto e riconoscenza.

Alla ricerca di Vivian Maier“, di John Maloof e Charlie Sismel, con John Maloof, Marie Ellen Park, Phil Donahue, Vivian Maier, Usa, 2013, 84 mn.

Abbiamo già scritto su questa testata di una mostra dedicata a Vivian Maier [vedi].

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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