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La gestione dei rifiuti urbani a Ferrara. Ascoltiamo la voce dei cittadini

La gestione dei rifiuti urbani a Ferrara. Ascoltiamo la voce dei cittadini

Penso valga la pena tornare a parlare della vicenda della gestione del servizio dei rifiuti urbani a Ferrara. Innanzi tutto perchè Forum Ferrara Partecipata e Rete Giustizia Climatica di Ferrara, con il sostegno attivo della lista La Comune di Ferrara e del M5S, stanno promuovendo in questi ultimi 2 mesi un’importante campagna per la ripubblicizzazione del servizio, attuare la modalità di raccolta porta a porta e, in prospettiva, poter dimezzare il ricorso all’incenerimento

In seconda battuta perchè perdura un assordante silenzio da parte dell’Amministrazione comunale, dopo che era stato annunciato pubblicamente che entro la fine del mese di marzo occorreva arrivare ad una decisione finale.

La vicenda dell’affidamento del servizio dei rifiuti a Ferrara viene da una lunga storia. Nasce ancora dalla fine del 2017, quando venne a scadere la concessione del servizio stesso ad Hera e, da quel momento, essa continua la gestione in un regime di proroga.

Dalla scadenza della concessione, numerose sono state le iniziative di comitati e realtà sociali perché ci fosse il coinvolgimento della cittadinanza su una scelta così importante e si andasse nella direzione della ripubblicizzazione del servizio.

Non sto ora a riprendere le ragioni di fondo che motivano tale posizione (e la sua conseguenza sul passaggio al sistema di raccolta porta a porta e sul depotenziamento dell’inceneritore), se non richiamando che il ciclo dei rifiuti appartiene a pieno titolo alla fattispecie dei beni comuni, e come tali va trattato, nelle finalità da perseguire e nella sua gestione.

Mi interessa intanto sottolineare come la campagna di questi ultimi 2 mesi, cui ho fatto riferimento sopra, sia stata intensa: 2 flash mob, uno sotto la sede di Hera e uno sotto il Municipio, lo svolgimento di un importante convegno in cui, tra gli altri approfondimenti, è stata presentata l’esperienza dell’azienda totalmente pubblica che gestisce il servizio dei rifiuti di Forlì e altri 12 Comuni limitrofi, che sta realizzando i risultati migliori in Emilia-Romagna per quanto riguarda gli obiettivi di carattere ambientale e sociale.

E ancora, il lancio di una petizione on line, che è utile rafforzare ulteriormente nelle sottoscrizioni (lo si può fare andando al seguente link http://www.change.org/Liberiamo_ferrara_da_hera) e altre iniziative che seguiranno nelle prossime settimane.

Ancor più, però, mi tocca evidenziare l’atteggiamento dell’Amministrazione comunale. Troppi indizi fanno pensare che essa stia letteralmente scappando da questa discussione. Me lo fa dire il fatto che l’assessore Balboni, che detiene la delega su questi temi, si è sempre sottratto al confronto diretto con le istanze avanzate da chi sostiene la ripubblicizzazione, limitandosi a qualche dichiarazione pubblica con cui si dice che questa strada non sarebbe percorribile rispetto ai costi che graverebbero sulle casse comunali.

Un’affermazione decisamente falsa, nel momento in cui Forum Ferrara Partecipata e Rete Giustizia Climatica hanno chiaramente indicato anche la fattibilità economica di quest’operazione.

In particolare, attingendo alle notevoli riserve di utili presenti in Ferrara Tua SpA, società partecipata al 100% dal Comune di Ferrara e che si occupa anche di fondamentali servizi pubblici locali, oppure, come ipotesi subordinata, ricorrendo alla vendita di una quota delle azioni “libere” di Hera possedute dal Comune di Ferrara, che ha sempre meno senso tenere, nel momento in cui i soci pubblici di Hera non giocano praticamente nessun ruolo nelle decisioni societarie, sempre più orientate alla visione privatistica di “creare valore per gli azionisti”.

Soprattutto è scomparso, nelle esternazioni dell’Amministrazione, qualsiasi riferimento al momento temporale in cui si dovrebbe decidere il percorso del nuovo affidamento del servizio e, in specifico, del passaggio in Consiglio comunale di questa discussione.

Allora, diventa inevitabile riproporre il tema del coinvolgimento dei cittadini in questa decisione. Perchè l’Amministrazione e l’assessore competente non convocano assemblee nei vari quartieri per discutere le scelte relative all’affidamento del servizio rifiuti e le politiche che si devono mettere in campo in proposito?

Sulla base dell’esperienza di questi anni, probabilmente la risposta risulta facile: quest’Amministrazione (ma anche le precedenti, in verità, non brillavano in proposito) pensa alla partecipazione solo come processo che va dall’alto in basso, che viene attivata solo per costruire consenso alle ipotesi già elaborate e non per far emergere l’opinione delle persone.

Si può aggiungere, anzi, che la politica di Fabbri e Balboni è quella di privatizzare spazi pubblici e servizi che attengono ai beni comuni. L’elenco delle situazioni che testimoniano tutto ciò è ormai lungo: per stare agli spazi pubblici, basta pensare alle vicende in corso che riguardano il Centro sociale La Resistenza, il Centro Volontariato Sociale, la sede di Cittadini del Mondo, il circolo ARCI Bolognesi.

Guardando ai beni comuni e ai servizi che li sostengono, oltre al servizio rifiuti, è sufficiente pensare alle privatizzazioni di parti del sistema bibliotecario, alla continuità nell’esternalizzazione dei nidi e delle scuole dell’infanzia e, prossimamente, all’idea della completa privatizzazione del servizio idrico.

Ciò non toglie che siamo in presenza di un vero e proprio “vulnus democratico”; che va affrontato sia continuando a richiedere che la voce dei cittadini venga ascoltata, sia iniziando ad unificare le varie vertenze in campo, rafforzandole vicendevolmente.

Forse scopriremmo che si possono rimettere in discussione le scelte della destra in città, che si considera inattaccabile dopo la riconferma elettorale, ma che, di fronte ad una vasta, unitaria e consapevole mobilitazione sociale, potrebbe riscoprirsi come “gigante dai piedi d’argilla”.

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Corrado Oddi

Attivista sociale. Si occupa in particolare di beni comuni, vocazione maturata anche in una lunga esperienza sindacale a tempo pieno, dal 1982 al 2014, ricoprendo diversi incarichi a Bologna e a livello nazionale nella CGIL. E’ stato tra i fondatori del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua nel 2006 e tra i promotori dei referendum sull’acqua pubblica nel 2011, tema cui rimane particolarmente legato. Che, peraltro, non gli impedisce di interessarsi e scrivere sugli altri beni comuni, dall’ambiente all’energia, dal ciclo dei rifiuti alla conoscenza. E anche di economia politica, suo primo amore e oggetto di studio.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)