Un ciclista e un cadetto di un paese qualunque, di un esercito qualunque. Scendono, salgono, marciano, pedalano; insomma percorrono la stessa strada in direzioni opposte. Sono due vite diverse, ma che forse potrebbero anche coesistere nella stessa persona, perché non c’è limite alla fantasia nella realtà, a volte supera la nostra immaginazione anche di molto. Ma cosa potrebbe rendere queste due visioni del mondo lontane e separate: il contesto sociale di crescita, l’istruzione, le attitudini?
Cosa potrebbe farle coesistere nella stessa persona? Forse le medesime premesse. Fatto sta che c’è una sottile linea di demarcazione tra ciò che si deve fare e ciò che si vuole. A volte si sceglie di perseguire una carriera, a volte si ci ritrova a farne un’altra, a cui non avevamo pensato. Certe volte si crede davvero che aver impersonato un mestiere per anni, sia tutto quello che ci contraddistingua, tutto il resto, soprattutto le passioni, non sono importati. Bisogna essere produttivi, produrre e consumare per un lavoro, ma non per se stessi. Produrre creatività e gioia, vuol dire esserne consumati, il che diventa una distrazione troppo pericolosa.
Un’amica mi ha detto che una sua passione era mal vista da alcuni suoi colleghi di lavoro. Un po’ come se una parte di sé cozzasse contro l’altra o peggio come se la casella nella quale l’avevano collocata non prevedesse altro che quello che loro o la società avevano previsto per lei. Allora tutto quello che esula dal lavoro diventa controproducente per la continuazione del lavoro stesso. Forse perché abituarsi a fare qualcosa che ci piace ci distrae da quello che dobbiamo fare: allora la gogna. Deve essere difficile andare oltre gli stereotipi, ridere di sé, dell’abito che ci hanno cucito addosso. Nel medioevo per molto meno si andava sul rogo, ora per molto poco si va sui social, la gogna fisica o quella mediatica; l’ultima è quella psicologica.
L’antidoto? Quello consigliato prevede una serie di attività da svolgere costantemente: bevete molto, fate molto sport, leggete altrettanto, create, pure se non dovessero essere capolavori… e soprattutto restate fuori dalle caselle!
Cover: foto di Ambra Simeone
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.
Periscopio è proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Oggi Periscopio ha oltre 300.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.
Francesco Monini
direttore responsabile
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
QUOTIDIANO INDIPENDENTE l'informazione verticale
iniziativa importante la vostra… continuate e buon lavoro!
ad maiora, semper!
giuseppe napolitano
Grazie prof. un caro saluto!
Gentile Ambra, grazie per questo articolo che rinforza la scelta del mio lavoro. Freud direbbe che negli individui esiste un conflitto tra il principio del piacere e il principio de realta’. Winnicott ci spiegherebbe come quasi sempre costruiamo un falso se’ a discapito dell’autenticitá. Spesso è causa di disagio anche se inconsapevole. Ma continuare a ” giocare” è una piccola rivoluzione
Cara Giovanna grazie del tuo commento, lo penso anche io. Il disagio causato dall’essere uno sul lavoro e altro nella vita reale, può provocare quasi uno sdoppiamento della personalità. Si potrebbe evitarlo non siamo macchine, ma persone!
grazie Ambra, l’uomo è poliedrico e multiculturale…a volte ci imprigionano in specialismi stereotipati…per non pensare troppo!
Grazie Franco. Ci lasciamo imprigionare o ci imprigioniamo da soli… purtroppo!