Si arriva ad una certa età che si prende una direzione o meglio una strada. Questa strada non è sempre libera né, per forza o per fortuna, una sola. Non è sempre tracciata da subito, né imboccata sempre per tempo. Ma poi quale tempo? Ognuno ha il proprio. Leggevo in un articolo che non ci si deve paragonare agli altri: lui si è già laureato, lei ha già un figlio, lui ha già un lavoro ben pagato, lei ha già il lavoro che ama.
La strada è sempre un’ottima metafora… mannaggia a me e alle similitudini! Ma come si fa a non pensare alla strada, una qualunque da prendere e che ti porti verso qualcosa o qualcuno? Viaggiare sulla strada con una macchina, un camper, una bicicletta o a piedi (come mi faceva notare un’amica) non è come farlo in aereo o in treno, c’è un sapore diverso un senso di libertà, pari solo a quello di viaggiare per mare (e non dico in crociera).
Ingranare la marcia, frenare, accelerare, correre, rischiare un sorpasso, fermarsi e sostare, avere la premura di rimpinguare il serbatoio, oleare i freni, mettersi le scarpe buone, evitare gli ostacoli, prendere un’autostrada per velocizzare (pagare per questo), oppure rallentare, godersi gli orizzonti, le montagne, passo dopo passo, il sole che sorge e tramonta, ascoltare la musica preferita o il fruscio del vento, mentre si fa tutto questo da soli o in compagnia.
La sensazione è la stessa di quando prendi una strada invece di un’altra. Di quando ti accorgi che a un certo punto devi per forza deviare. Al comando ci sei tu, tu sola. Non lasci che le cose accadano, supinamente, anche se quelle arrivano e comunque ci dovrai fare i conti. La sensazione però è una e perfettamente sognante. Sai che il motore è pronto, il serbatoio è pieno e, più o meno consapevolmente, ci sei tu che decidi di partire per una nuova avventura.
Cover: On the road di Ambra Simeone
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Ambra Simeone
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Bellissimo, come te