Il Truman Show di Israele
Il Truman Show di Israele
Il film “The Truman show” racconta la storia di Truman Burbank, un lieto cittadino sulla trentina che vive fin dalla culla immerso inconsapevolmente in un set televisivo, in cui si svolge un serial di enorme successo incentrato appunto sulla sua vita. Quindi tutto attorno a lui è finto, ma al contempo per lui profondamente reale perché é la sua vita, l’unica che ha mai conosciuto. Tutte le persone, genitori compresi, dalle quali è circondato sono attori; il suo ambiente naturale – un’isoletta – è del tutto artificiale, compreso il cielo, la luna, la pioggia. Tuttavia, fino a che non precipita accidentalmente un riflettore dal cielo, lui non si accorge di nulla. Da quel momento in avanti, la presa di coscienza dell’incredibile inganno in cui consiste ab origine la sua vita progredisce fino a sconvolgerlo completamente (e a chi non accadrebbe la stessa cosa?). Alla fine Truman fugge dal serial e comincia a vivere finalmente un’esistenza “normale”.
Chi è nato e vive in Israele subisce un condizionamento educativo e culturale tambureggiante fin dalla scuola materna. In questo video una insegnante israeliana racconta il lavaggio del cervello degli studenti che avviene attraverso la sistematica caricatura e disumanizzazione dell’ etnia palestinese, dai libri di testo all’affermazione continua che colpire i palestinesi serve a prevenire un altro Olocausto. Ronnie Barkan è un insegnante di matematica nato e cresciuto a Raanana, vicino a Tel Aviv. E’ divenuto uno dei più attivi intellettuali di denuncia della politica educativa sionista: sionismo che tra l’altro, operando una indebita identificazione tra ebraismo e stato coloniale, diventa secondo Barkan uno dei principali nutrienti del rigurgito di antisemitismo nel mondo, creando per opposizione l’idiota e pericolosissima identificazione tra ebrei e stato israeliano. In questo video puoi vedere una sua intervista in cui Barkan descrive chiaramente il processo di indottrinamento e di brainwashing cui viene sottoposto ogni bambino israeliano fin dalla scuola d’infanzia.
Questo rovesciamento della prospettiva di realtà è tale per cui, come afferma il giornalista israeliano di Haaretz Gideon Levy, lo Stato israeliano è l’unico Stato oppressore e segregazionista che rappresenta costantemente se stesso come la vittima, anzi come l’unica vittima. Ma l’evento che mostra il salto di qualità dall’indottrinamento interno al Truman Show è l’ingaggio di una decina di influencers, incaricati di mostrare ai cittadini israeliani e al mondo che a Gaza City i ristoranti sono pieni, si fa la fila per entrare e chi non mangia lo deve ad Hamas. Ricordo che per la striscia di Gaza l’ONU ha appena dichiarato lo stato di carestia, che non è una semplice quanto grave penuria di cibo. Cito dal sito Unicef, qui : “Solo a luglio, oltre 12.000 bambini sono stati identificati come affetti da malnutrizione acuta – la cifra mensile più alta mai registrata e sei volte superiore all’inizio dell’anno. Quasi uno su quattro di questi bambini soffriva di malnutrizione acuta grave (SAM), la forma più letale, con conseguenze gravi sia a breve che a lungo termine. Dall’ultima analisi IPC di maggio, il numero di bambini che entro giugno 2026 si prevede saranno ad alto rischio di morte per malnutrizione è triplicato – da 14.100 a 43.400. Analogamente, per le donne in gravidanza e in allattamento, i casi stimati sono triplicati, da 17.000 a maggio a 55.000 entro metà 2026. L’impatto è evidente: un neonato su cinque nasce prematuro o sottopeso.”
A fronte di questa indescrivibile e indifendibile situazione, non è che Israele decide di far entrare giornalisti indipendenti da tutto il mondo per dimostrare quello che afferma ogni giorno, e cioè che non c’è carestia e che il cibo manca perchè lo sequestrano “quelli di Hamas”. No: paga dei prostituti intellettuali social israeliani e statunitensi – gente che per ragioni a me sconosciute ha accumulato un certo seguito di sfigati digitali – che dichiarano esservi abbondanza di cibo, girando in un piazzale pieno di derrate o in giro con la jeep: stando però alla larga dai punti di distribuzione dove i soldati sparano come al luna park sulla folla accalcata per il cibo. Trasalite di fronte a questo video, trumaniano quanti altri mai, in cui si vede un montaggio di immagini di gente che affolla i ristoranti in quella che viene indicata essere come Gaza City. Peccato che il famoso cuoco pluristellato Josè Andrès abbia interrotto il lancio di derrate alimentari su Gaza attraverso la sua ONG dopo che sette dei suoi collaboratori sono stati ammazzati dall’esercito israeliano, e dichiari che non riesce più a cucinare pasti in loco da quando Israele non fa più passare le materie prime per la preparazione dei pasti (leggi qui).
Oltre a preoccuparsi di sfamare la popolazione, l’esercito si preoccupa di tutelare i giornalisti(che sono tutti arabi free lance che lavorano per varie testate tra cui Reuters, Associated Press e Nbc). La preoccupazione di Israele per la loro incolumità la puoi apprezzare in questo video di 35 secondi che mostra come, il 25 agosto, cinque di loro sono stati dilaniati da un drone, assieme ad alcuni soccorritori, sulle macerie di quel che restava dell’ospedale Nasser, nel sud della striscia di Gaza, già bombardato prima.
Israele fa vivere i suoi cittadini in un Truman Show, e adesso sta cercando di esportare il prodotto in giro per il mondo. Per renderlo appetibile ricorre a figuranti dall’immagine smart perché non può più utilizzare rappresentanti istituzionali: ministri, ambasciatori, corifei, senatori statunitensi a libro paga dell’AIPAC vengono dileggiati in ogni consesso pubblico, contraddetti da decine di giornalisti, compresi coloro che avevano sempre preso le parti di Israele (il caso più eclatante è quello di Piers Morgan), smentiti persino da ex ministri e agenti segreti di Israele. Sempre più persone gridano la loro indignazione in faccia ai deputati e senatori eletti col loro voto e comprati dalle lobby israeliane per negare l’evidenza, o il loro schifo ai convegni della Microsoft intitolati “informatica ed etica” quando la Microsoft è dichiarata, anche nel rapporto di Francesca Albanese, come la fornitrice dei servizi di sorveglianza a scopo militare per Israele: le inchieste pubblicate dal Guardian e dalla rivista israeliana +972 Magazine, hanno rivelato che l’unità di intelligence israeliana Unit 8200 avrebbe archiviato milioni di conversazioni telefoniche usando il software Azure (Microsoft si difende e promette “revisioni urgenti” della sua prestazione di servizi). Contestualmente, aumentano le persone che vogliono uscire dal Truman Show: famiglie israeliane in fuga da uno Stato nel quale non si sentono più al sicuro, giovani israeliani che rifiutano di essere arruolati per collaborare alla mattanza, soldati IDF (guarda qui) che confessano di ricevere l’ordine di sparare a qualsiasi cosa si muova, persino rabbini ortodossi che rifiutano pubblicamente di essere associati al suprematismo criminale imperante al governo.
Se Israele ha deciso alfine di mettere in scena un Truman show alle porte di Gaza, dipende dal fatto che, nonostante le potentissime connessioni tra politica, economia e propaganda, che tengono gli Stati Uniti abbracciati mortalmente allo stato israeliano; nonostante la censura social prezzolata che mostra solo una piccola parte dei contributi pro Palestina postati; nonostante tutto questo i video, le immagini, le testimonianze circostanziate, i racconti del sopruso, del massacro, del sadismo, tutti questi granelli di informazione diffusa e di base scagliati sul set fake dietro cui si consuma l’orrore, stanno facendo crollare il teatro di posa. Sono del resto i soli strumenti che ciascun attivista, operatore dell’informazione, della sanità, intellettuale o cittadino comune, dalla propria posizione priva di qualsiasi protezione istituzionale, può agire per far uscire più gente possibile dal Truman Show e denunciare l’inaccettabile realtà di uno Stato che predica e pratica l’omicidio su larga scala e su base etnica. Sono anche i soli strumenti cui il cittadino può attingere per comprendere e chiedere di fermare la follia suprematista, mentre gli stati dell’occidente continuano a non fare assolutamente nulla per arrestarla (comincia a muoversi qualcosa per adesso solo in Norvegia e Australia). In questo quadro, che alimenta uno stato d’animo personale e collettivo di rabbia, frustrazione e disperazione, corro con la memoria ad un precedente che è stato per decenni l’ epitome del regime oppressivo, segregazionista e razzista, ed è sembrato per decenni immodificabile: il Sudafrica dell’apartheid. Alla fine l’avvocato Nelson Mandela, dopo 27 anni di carcere, ne è diventato il presidente. A volte, proprio quando la via di uscita sembra più lontana, possono succedere cose che spostano gli equilibri, e ciò che sembrava impossibile diventa all’improvviso possibile. Insistiamo: parliamo, scriviamo, dipingiamo, filmiamo, fotografiamo. Ognuno utilizzi la propria voce, il proprio mezzo di espressione preferito. Ognuno ci metta il proprio briciolo di responsabilità. Tra dieci anni questo scempio dell’umanità sarà sui libri di storia, ma adesso accade in streaming: non fatevi dire dai vostri figli che non avete mosso un dito.
Cover photo https://www.flickr.com/photos/peterpe/51526811939 https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/
non sarebbe male ricordare che i fatti che si contestano sono imputabili al Governo di Israele, non ad Israele in quanto tale è che vi sono manifestazioni dei cittadini israeliani (l’ultima ieri con 350.000 persone!) che chiedono lo stop ai bombardamenti su Gaza.
Gentile Paolo, le cito questo articolo in particolare (https://www.periscopionline.it/testimonianze-dalla-israele-che-si-oppone-al-suprematismo-dei-suoi-governanti-306237.html) in cui vengono evidenziate solo voci di studiosi e attivisti israeliani dissenzienti. In tutti i nostri articoli evidenziamo due cose: la prima è che i fatti attuali sono imputabili sicuramente al governo attuale; la seconda, è che i fatti attuali e anche il crimine del 7 ottobre 2023 ad opera di Hamas non sono l’inizio della storia. Che è indubbiamente una storia di occupazione violenta e progressiva di territori non propri, e questo è un fatto che prescinde persino dall’opinione che si può avere su come è stato istituito lo Stato di Israele. Quindi occorre distinguere nettamente i misfatti di questo governo, sicuramente fascista, da altre vicende passate. Tuttavia resta un fatto: una parte della popolazione indigena (intesa come quella che abitava lì nel 1948) è stata mandata via non oggi, ma 76 anni fa. Chi è rimasto e non è israeliano vive sotto occupazione e sorveglianza da allora, non dall’8 ottobre 2023.
Ottimo articolo Nicola, come sempre.
Grazie