Anas Jamal Mahmoud al-Sharif, che la sua polvere si depositi sul male del mondo
Anas Jamal Mahmoud al-Sharif, che la sua polvere si depositi sul male del mondo
Anas Jamal Mahmoud al-Sharif, nato 29 anni fa nel campo profughi di Jabalia è stato, insieme ai chirurghi di guerra ed agli unici giornalisti presenti in Gaza – cioè quelli che già ci vivevano – il giornalista/testimone che ha riportato nelle climatizzate case in piedi del mondo anestetizzato le immagini e voci delle case distrutte nello sterminio che il governo israeliano sta compiendo. On the ground, esattamente in mezzo alle macerie e alla polvere delle bombe. Questo, fino al 10 agosto 2025. Uso il passato prossimo perché da oggi, undici agosto 2025, il corpo di Anas è anch’esso polvere nel deserto, portata dal vento di Gaza. E’ stato polverizzato, dentro la sua tenda montata vicino all’ospedale Al-Shifa, da un aereo israeliano, insieme ad altri quattro colleghi che lavoravano per Al Jazeera.
Gli avevano costruito addosso l’etichetta di militante di Hamas: un po’ come se ogni giornalista occidentale che riportava i fatti da Afghanistan, Iran, Iraq, Libano, Siria, fosse considerato un agente della CIA. Gliela avevano giurata diverse volte, intimandogli di andarsene da Gaza, ma avevano commesso l’errore di ammazzare suo padre malato bombardando la sua casa a Jabalia, a dicembre 2023. Se c’era una possibilità su un milione che Anas decidesse di mettersi in sicurezza uscendo da Gaza (non per paura, ma per salvaguardare la possibilità di continuare a raccontare in futuro), quella possibilità se la sono giocata ammazzando suo padre. A quel punto non gli restava che farlo fuori, cosa che hanno puntualmente fatto. Immagino lui sapesse di avere il tempo contato, ma niente gli ha impedito di continuare a fare reportage in mezzo alle macerie. Nemmeno il fatto di avere due bimbi da riabbracciare fuori da Gaza. A questo link il ricordo di Anas da parte del suo editor di Al Jazeera, rilasciato oggi alla BBC. A questo link il servizio di Al Jazeera con il commento del giornalista, saggista e sociologo di Betlemme Marwan Bishara sull’assassinio di Anas, che lui non esita a definire opera di un primo ministro “bugiardo ed assassino psicopatico”.
E’ forse la prima volta che avere addosso un giubbotto con scritto “PRESS” ti rende un obiettivo, invece di conferirti una protezione. Il governo israeliano ha passato un ulteriore segno oggi. Ed è incredibile quanto poca pressione Israele patisca ancora, nonostante tutti i tabù che infrange. Immagino dipenda dal fatto che il mondo occidentale non riesce a fare i conti con il suo tabù, il suo gigantesco senso di colpa per un Olocausto maturato proprio nel cuore dell’Europa. Certo, ci sono anche i grandi intrecci geopolitici ed economici che rendono il potere israeliano molto più influente sul mondo rispetto a quello che denuncerebbero le sue modeste dimensioni come Stato. Tuttavia, la scura percezione è che, per una volta, tutto questo potere militare ed economico non sia la causa prima dell’intollerabile tolleranza verso il colonialismo messianico e omicida israeliano, quanto piuttosto una mostruosa conseguenza del tabù mai elaborato dell’Olocausto. La prospettiva peggiore immaginabile, è che il mondo stia preparando un futuro nel quale un governo fanatico che si dichiari rappresentante di un popolo perseguitato dalla storia rischia di diventare il prossimo persecutore psichiatrico collettivo di un altro popolo, o di una civiltà. In realtà l’Occidente ha già sofferto i danni di questa follia: a partire dall’11 settembre, a seguire con gli attentati suicidi di stampo islamico. Non c’è proprio niente oggi che faccia sperare in un futuro migliore.
Ai link seguenti alcune testimonianze del lavoro di Anas Jamal Mahmoud al-Sharif. L’esercito israeliano ha appena rivendicato la sua uccisione. Che la sua polvere si depositi sul male del mondo.
photo cover da palestinechronicle.com
È sempre emozionante leggerti Nicola. Così com’è angosciante assistere a questo sfacelo d’umanità.