Non sono Marino Moretti nella sua Cesena ma sì, mi trovo a Mantova nei giorni che precedono il Natale. Ho camminato fino a Piazza delle Erbe e a Piazza Sordello in cerca dell’albero grande con le decorazioni e le luci, e ora mi stupisco di non trovarlo; gli addobbi sono sobri anche davanti ai negozi del centro. Vengo regolarmente a Mantova nei giorni del Festivaletteratura e la conosco gremita di gente, perciò oggi mi sembra addormentata.

Tra poco raggiungerò il Teatro Sociale per prendere servizio; ho risposto alla chiamata degli organizzatori del Festival che per il lancio del tesseramento 2023 hanno invitato Alberto Angela a parlare qui oggi del suo ultimo libro, Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore. Sono emozionata e curiosa di conoscerlo di persona, almeno per quel po’ di contatto che il servizio mi può consentire: vederlo arrivare un po’ prima delle 18 e seguire la fila al firmacopie per regolare il flusso dei lettori in coda.

La vitalità che manca nel centro della città la trovo qui, arrivando davanti al teatro due ore prima dell’evento. La gente in fila è tanta. La evito entrando nel foyer e facendomi riconoscere per avere il pass. Ritrovo facce note mentre ricevo le consegne: assegnare i biglietti numerati alle persone, che dalle 17 possono entrare e prendere posto in platea e nei palchi dei quattro ordini superiori.

Puntuale alle 18 Alberto Angela entra in scena e comincia a parlarci, armato solo di un telecomando per la proiezione delle immagini alle sue spalle. Alla sua sinistra un tavolino e sopra una bottiglia d’acqua e un bicchiere che non toccherà nemmeno. Affacciata a un palchetto che guarda direttamente sul palcoscenico –  un privilegio – mi sembra naturale trovarmelo a pochissima distanza e ascoltarlo. Mi succede solo con i desideri forti nel momento in cui si avverano.

Angela ha l’eloquio che tutti conosciamo per averlo seguito chissà quante volte sullo schermo tv, ma dal vivo emana da lui un valore aggiunto. Ci guarda mentre parla, punta lo sguardo verso la platea e poi ai palchi alla sua sinistra e alla destra, come riconoscendo a ognuno dei presenti la titolarità a essergli interlocutore. Siamo una somma di preziosissimi addendi, non una massa di 750 ascoltatori senza volto.

Presenta il terzo volume della trilogia dedicata all’Imperatore Nerone. Il libro è uscito in dicembre presso Harper Collins e ho già seguito la presentazione che ne ha fatto a Che tempo che fa l’11 dicembre, eppure scrivo appunti su appunti mentre parla distesamente della figura di Nerone e delle tante fake news che si sono diffuse nel tempo sulla sua persona.

Cita fonti antiche e moderne, fa riferimento ai collaboratori che lo hanno supportato nella ricostruzione rigorosa dell’operato di Nerone, suggerisce paragoni tra il primo secolo dell’Impero e il tempo presente. Che vita è stata quella di un Imperatore salito al potere a diciassette anni e morto quando ne aveva 31! Ce lo avvicina così, usando parole della colloquialità quotidiana.

Tra gli intercalari che usa più spesso c’è il verbo “pensiamo”. Vale anche per la tesi su cui si regge l’intero libro: a scatenare l’incendio di Roma nel 64 dopo Cristo è stato presumibilmente un incidente domestico, una lucerna caduta su qualcosa di infiammabile da cui si è propagato il fuoco che ha distrutto interamente tre circoscrizioni cittadine, ne ha danneggiate seriamente sette, lasciandone intatte solamente quattro. Quattro come gli anni di vita che restano a Nerone dopo il disastro, sono pochi ma esiziali per lui e per noi.

Cito dalla Introduzione: “E’ un breve periodo per la Storia, eppure vi accadono fatti di enorme portata, con conseguenze che arrivano fino a oggi. Nerone scatenerà la persecuzione  contro i cristiani, mandando al martirio centinaia di fedeli, compreso l’apostolo Pietro”. E via a costruire una catena di eventi che sono conseguiti alla caduta casuale di una lucerna, chiama in causa la Basilica di San Pietro e il Colosseo. Esisterebbero oggi senza l’incendio dell’Urbe?

Passa in rassegna i ‘tanti volti’ di Nerone, le abilità e le follie, il difficile rapporto col senato e la vicinanza al popolo, la sanguinaria repressione delle rivolte e la passione per le arti. Fino a concludere: “Eppure… paradossalmente Nerone non era più malvagio di tanti altri imperatori”. Fino all’ultima frase: “Al di là della lucerna caduta dobbiamo pensare a qualcuno che l’ha posata malamente. Intendo dire che siamo sempre noi a determinare il nostro destino”.

Parla senza sosta per un’ora e quaranta ed è subito firmacopie. Insieme agli altri volontari mi avvio al foyer e subito mi rendo conto che è gremito di persone, è la sala intera che attende una sua firma. Riesco a raggiungere il tavolo a cui siede e prima di cominciare a firmare lo vedo bere, finalmente.

Due assistenti gli porgono una copia dopo l’altra e suggeriscono il nome del dedicatario. Serve a sveltire l’attimo iniziale, cui segue una frase scritta per bene col pennarello e il disegno di una faccina sorridente. Accanto al nome proprio la parola “sogni”. Per commiato una stretta di mano occhi negli occhi a ciascuno dei lettori, anche a chi come me è retrocesso diligentemente in coda e ha atteso un paio di ore.

Esco dal teatro e la piazza è di nuovo deserta, sono quasi le 22 del resto. Per fortuna mi aspettano una cena veloce e una stanza d’albergo a due passi da qui.  Poco fa, stanca di fare la fila, ho dubitato di potercela fare, ho pensato ma perché sono venuta qui. Ora non più.

Ho una esperienza toccante da aggiungere alle altre che Mantova continua a darmi dal 1999 e un libro la cui dedica dice così. “A mio padre, amico che manca, che mi ha trasmesso l’entusiasmo di viaggiare tra le stelle della conoscenza con la semplicità delle parole e la profondità del pensiero”.

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari di Roberta Barbieri nella sua rubrica Vite di cartaclicca [Qui]

Immagine della cover su licenza Wikimedia Commons

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

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