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Il risparmio delle famiglie e Tocqueville

Il risparmio delle famiglie e Tocqueville

Aumenta il risparmio delle famiglie (o dei ricchi?)

Uno studio della Fabi, il sindacato del lavoratori bancari che una volta facevano un mestiere importante, cioè quello di raccogliere il risparmio e prestarlo (in modo oculato – ed era questa la loro competenza) alle imprese o altre famiglie, nota che nel 2024 il risparmio italiano è cresciuto di 243 miliardi (+4,3%) raggiungendo 6.030 miliardi. Rispetto al 2019 il risparmio è salito di 1.367 miliardi (+29,3%).
Nell’ultimo anno sono cresciuti da 722 a 850 i miliardi investiti in azioni e obbligazioni (+80% dal 2019), crescono i titoli di Stato (da 431 a 493 miliardi in un solo anno), anche le polizze di assicurazione (1.130 miliardi, +4,3%).
Calano i conti correnti (anche perché non rendono nulla) che scendono dal 31% del 2019 al 26,4%.

Italiani quindi più ricchi?

Beh, se guardiamo le dichiarazioni dei redditi di dipendenti e pensionati (35 milioni), dove evadere è dura, direi di no. Il risparmio aumenta tra le famiglie abbienti. E chi sono? Quel 20% di italiani benestanti. Gli altri perdono sempre più in quanto salariati ai piani medi o bassi.
Come si vede dalla tabella allegata (dichiarazione dei redditi Irpef del 2024, dipendenti e pensionati), il 78% dichiara sotto i 35 mila euro. Il 37% non arrivano a 20mila euro. Poi ci sarà anche qualcuno che arrotonda col lavoro nero e fatica a farsi due settimane di ferie.

Com’è risaputo gli italiani sono tra i popoli più risparmiosi, mentre gli americani (che hanno inventato le rate) quelli più spendaccioni. In America il 63% delle famiglie non riesce a far fronte ad una spesa imprevista di 500 dollari, in Italia forse stiamo anche meglio (c’è sempre la “famiglia” allargata che ti aiuta o qualche vicino buono), ma chi risparmia sono il 20% di famiglie benestanti (ci sono anche gli autonomi e imprenditori).

Nel suo nuovo libro “Eguaglianza”, Thomas Piketty (https://madrugada.blogs.com/il-mio-blog/2025/06/piketty-e-sandel-la-sfida-delluguaglianza.html) incita i progressisti ad occuparsi di tre questioni:
1) l’assenza di una politica volta alla tutela e all’incremento dell’istruzione e della sanità;
2) l’assenza di una politica di intervento fondata sul principio della partecipazione e della contrattazione;
3) l’assenza di una visione transnazionale dell’idea di sviluppo. Il che significa aver subito le sfide del rapporto Nord-Sud senza avere una visione globale, ma rimanendo prigioniera dello sguardo nazionalistico.
E’ per questo che la socialdemocrazia si autorappresenta come un prodotto “finito o congelato” , è perché alle sfide aperte dall’egemonia dell’economia neoliberista, non ha saputo rispondere innovandosi. Laddove per innovazione Piketty sottolinea quei tre aspetti essenziali prima indicati e che sono tre vuoti della proposta economica socialdemocratica.

Oggi i ricchi vivono come nomadi, sfruttano e predano le bellezze del mondo e le loro diffuse amicizie (una volta erano i poveri o gli operai che avevano forti relazioni) e vivono dove non sono nati per pagare meno tasse, fanno le ferie sulle Dolomiti in inverno e in isole del pacifico in estate, vanno ai concerti di Londra e non si sentono più di appartenere alle loro comunità di nascita.
Non vivono più a contatto con persone con mezzi modesti e vivono sempre più spesso vite separate riguardo all’ambito scolastico, sanitario, al tempo libero. Non c’è più “vita condivisa”.

Piketty cita lo scrittore Alexis de Tocqueville, che così scriveva nel 1835

“Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i propri desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri; i suoi figli e i suoi amici formano per lui la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e vegliare sulla loro sorte. È assolto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca di fissarli irrevocabilmente nell’infanzia, ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi.”
[Tocqueville, La democrazia in America P.te IV, cap. VI].

Più chiaro di così e mi pare anche più adatto ai nostri tempi che a quelli del 1835.

In copertina: Alexis de Tocqueville – immagine da Mondi.it

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)