Sandro Cardinali e il suo impegno politico
Sandro Cardinali e il suo impegno politico
Sandro Cardinali è stato docente di filosofia all’Università di Ferrara, allievo di La Corte, collaborò con Mario Miegge e Carlo Carabelli, fu tra i protagonisti del ’68 a Ferrara. Segretario de Il Manifesto, ebbe anche un intenso rapporto col CDS, che nacque nel 1972 come Centro di Documentazione Sindacale, a supporto delle lotte nel petrolchimico di Ferrara, una delle fabbriche dove le innovazioni contrattuali furono più avanzate, influenzando poi anche le altre categorie nazionali.
Il Cds, animato da Pino Foschi, era un luogo di incontro, discussione (e anche scontro), tra operai, sindacalisti e studenti e quei pochi docenti universitari, allora militanti (tra cui Cardinali, Miegge, Monzoni) che aveva prodotto la rivolta del ’68, specie in quelle componenti politiche come il Manifesto, che avevano capito l’importanza di formare nelle fabbriche delegati sindacali che andassero gradualmente a sostituire le vecchie Commissioni interne.
Il rapporto fra i protagonisti del ’68 – gli studenti e quei docenti universitari (come Sandro Cardinali) – e quelli del ’69 – gli operai, come alla Montedison– non fu lineare, ma anzi carico di conflitti e però anche ricco di innesti, che portarono all’esperienza di scuola-fabbrica-quartiere, alle 150 ore (Gianni Verziaggi ne farà la sua tesi di laurea) e di molte altre intuizioni. I rinnovi contrattuali furono l’occasione prima nel ’69 poi nel ’72, di un aumento salariale in Italia senza precedenti, ma si era anche diffusa la coscienza che gli operai non erano solo “merce” da vendere, ma portatori di diritti e di proposte che potevano cambiare l’organizzazione del lavoro a vantaggio di tutti.
L’Italia stava vivendo la sua fase più bella e creativa. In quei 30 anni, iniziati nel 1945 (che poi saranno definiti gloriosi) gli imprenditori investivano, creavano beni di valore universale e col ‘68/72 ci fu anche la più grande redistribuzione salariale e sociale del paese. Tutto cresceva, salari, occupazione, Pil, diritti, benessere, rango del paese che diventerà nel 1980 la 4^ potenza mondiale.
In Sandro Cardinali, così come in altri, c’era la coscienza che si stava costruendo un mondo migliore e che eravamo nel giusto a difendere operai, poveri, diritti, uguaglianza e anche se c’era conflitto, c’era rispetto per gli imprenditori e chi creava e generava valore. Volevamo solo che fosse anche redistribuito. Purtroppo alcuni pazzoidi (sia di destra che di sinistra) imbracciarono le armi.
Ciò spiega perché anche nei film e nella cultura l’operaio entrò in modo prepotente e centinaia furono i documentari autoprodotti (allora coi video tape) con la collaborazione dei tanti comitati operai-studenti. L’operaio, invisibile, era diventato figura simbolo dell’immaginario collettivo, il nuovo eroe.
Ricordo: Trevico-Torino, di Ettore Scola; La classe operaia va in paradiso, di Elio Petri; Chi lavora è proibito, di Tinto Brass; Mirafiori Lunapark, di Stefano Polito. In Romanzo Popolare Monicelli affida la parte dell’operaio protagonista al più amato attore dell’epoca, Ugo Tognazzi. E’ in questo contesto che nasce la passione di Paolo Micalizzi, ”operaio” Montedison che sarà poi socio Cds.
Ma la stessa eco si avverte nella musica, con i cantautori più popolari che denunciarono il mito della modernità, la falsa felicità prodotta dal boom economico: «Odio il boom economico. La modernità fatta di scandali e cambiali» (Guccini); e poi Endrigo, De Andrè, Jannacci, De Gregori, Bennato, Gaber.
In quel periodo nacque il femminismo e i CUB, Comitati Unitari di Base studenti-operai. A Ferrara gruppi politici come Potere Operaio, Lotta Continua e Il Manifesto, che inneggiavano a posizioni rivoluzionarie, ebbero però uno scarsissimo riscontro tra gran parte degli operai che seguivano il PCI/PSI, la sinistra DC e i sindacati. Non di meno influenzarono non poco le lotte e i contenuti che diventarono innovativi (inquadramento unico, aumenti salariali uguali per tutti, democrazia in fabbrica,…).
Su alcune questioni noi della sinistra extraparlamentare sbagliammo, ma sulle grandi questioni ci avevamo preso: la difesa di un modello socio-economico che valorizzava il lavoro e non solo il capitale (e tantomeno le rendite), l’importanza del ruolo dello Stato nell’economia, banche che fanno l’antico mestiere di prestare a tassi bassi a chi merita, l’uguaglianza come valore, avere scuola, sanità, pensione come beni universali, salari alti, cooperazione con tutti i paesi e quelli non allineati, la tassazione progressiva, una società senza poveri, uguali diritti per uomini e donne, un tempo per stare con sé e gli altri e non vivere solo di consumismo.
Tutti temi che ritornano centrali oggi, dopo la fase terribile della finanziarizzazione, avviatasi negli anni ’80 e ’90 che ha portato l’Occidente sull’orlo dell’abisso.
A Ferrara il gruppo maggioritario era quello di Potere Operaio, ma Il Manifesto, di cui Cardinali fu anche segretario, ebbe un ruolo importante e di dialogo con Cds e gli operai del petrolchimico allora impegnati su temi che diventeranno nazionali, come l’inquadramento unico, gli aumenti uguali per tutti, la formazione dei delegati di fabbrica. Cardinali che insegnava a quei tempi J.J. Russeau era amato dai suoi studenti.
Caro Sandro, quegli ideali non sono morti, vivono ancora oggi e ci sarà chi li porterà avanti, perché il desiderio di un mondo migliore non morirà mai. In tal senso le idee di Sandro e la sua umanità vivono nei nostri cuori.
Cover: Sandro Cardinali
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