Skip to main content
24 Aprile 2019

Il mondo che vogliamo

Tempo di lettura: 4 minuti


Come tedesco e non-residente a Ferrara non ho le competenze per intervenire direttamente nella campagna elettorale in corso per il prossimo sindaco. Non essendo a Ferrara stabilmente non conosco l’evoluzione della politica locale, il posizionamento delle persone e dei candidati. Forse però sono in grado di dare alcuni stimoli politici partendo dal mio particolare punto di vista che è un po’ fuori e un po’ dentro una città che amo.

Faccio il lavoro di scrittore e giornalista, ma da anni il mio impegno principale è quello di segretario generale della rete globale Giornalisti aiutano giornalisti in zone di guerra e di crisi; continuo questo lavoro come ‘campainer’ (‘networker’) anche quando sono a Ferrara. Anche a causa di quest’impegno in una ong che si occupa di giornalisti in galera, in fuga o minacciati, so benissimo cosa significa una stampa libera come pilastro fondamentale della democrazia e quanto siano importanti i diritti umani.

L’essere ogni giorno in contatto con tante altre ong in tutto il mondo mi consente di vedere direttamente un gran movimento di giovani, sia in paesi d’Europa sia in Africa, che si impegnano per un ‘mondo migliore‘, che lottano per costruire ‘il mondo che vogliamo‘. Fatto ulteriore da non sottovalutare, ci sono tantissime donne giovani e agguerrite (sia on sia offline) impegnate per migliorare il mondo più o meno fino oggi diretto da ‘maschi di potere’. Anche fra di loro c’è grande angoscia, non certo dovuta alla presenza di rifugiati o ‘stranieri’, ma soprattutto causata dalla violenza contro le donne che fanno, per esempio, il lavoro di giornalista in paesi come Nigeria, Kenia, India, ma ogni tanto anche in Europa.

La nostra organizzazione a Monaco è stata fondata durante le guerre in Ex-Jugoslavia negli anni Novanta, dopo l’assassinio di un amico e collega giornalista. È stato un periodo orribile per noi, ma che ci ha permesso di fare una esperienza ad personam di che cosa significhino il nazionalismo e il populismo fondati su slogan come “Prima noi, poi gli altri“.
Difficile, per me tedesco, anche capire la presenza, amichevole, di un importantissimo Ministro italiano (Matteo Salvini della Lega) durante una conferenza stampa del presidente di un partito della estrema destra, AfD, che minimizza i delitti epocali della Wehrmacht durante l’occupazione nazista in Italia.

In questi giorni ho sentito da una amica ferrarese uno sfogo davvero preoccupante: “Mai avrei pensato di sentire in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, tanto odio verso gli ‘altri’, tanta paventata regressione della condizione femminile, tanta preoccupazione per il sé uniti a tanto disprezzo per la cosa pubblica”.

Certo ci sono problemi d’integrazione con rifugiati che non parlano la lingua italiana o l’inglese, che sono fuggiti da culture molte diverse da quelle dei paesi europei. La cultura dell’accoglienza anche in Germania ha spesso sottovalutato i problemi di integrazione (per esempio nel sistema di formazione, nel lavoro, nei confronti della sicurezza pubblica). Ma ‘gli altri’ possono offrire anche molte possibilità economiche e ‘profitti culturali‘ da non perdere: chi è fuggito da un paese non-democratico e senza diritti umani o da un ‘failed state’ (uno stato frantumato) può diventare un vero patriota quando si trova in un paese dove la legge è uguale per tutti.
Questa cosa per noi ovvia, non esiste in molti dei paesi dai quali fuggono: per esempio non esiste per le donne in Bangladesh, in Somalia, in Sudan o in Mali. Certo è difficile, talvolta anche molto faticoso, trovare un equilibrio fra una accoglienza umana (e per chi vuole anche cristiana) e una mentalità più tradizionale, radicata nel territorio. Ma non esiste una alternativa alla ricerca di quell’equilibrio tranne quella di progetti di separazione e di un razzismo aggressivo contro gli altri.

Per stabilire anche a Ferrara quel tentativo di integrare altre culture e per difendere un progetto europeo ancora più civile, più democratica e più multiculturale ci vogliono spiriti forti a livello locale. Sarà sicuramente molto faticoso ‘proteggere’ Ferrara da una mentalità chiusa, egocentrica, talvolta anche sprezzante contro gli altri che vengono da un altro mondo, da un’altra cultura, un’altra religione. Ma, ripeto, la legge è uguale per tutti.

“Può darsi che i tempi passati fossero più belli”, ha scritto una volta il filosofo francese Sartre, “ma viviamo oggi e siamo responsabili per il futuro, non solo per noi, ma anche per gli altri, quelli più giovani, quelli di una cultura diversa”.
Una Ferrara chiusa verso il mondo esterno dopo il voto di fine maggio non sarebbe certo la fine del mondo, ma dimostrerebbe all’ estero, sia ai turisti sia ai giornalisti durante il Festival di Internazionale in autunno, un brutto segno di un populismo senza speranza per il futuro. Come noioso, come vergognoso, come storicamente fallito suona quell’urlo ‘Prima noi, poi gli altri’. Gli ‘altri’ fanno parte di una nuova identità nostra, adatta a una sfida globale che verrà e si sente già in corso, che cresce giorno per giorno sia a Ferrara, sia a Monaco sia in tutta l’Europa.

tag:

Carl Wilhelm Macke

È nato nel 1950 a Cloppenburg in Bassa Sassonia nel nord-ovest della Germania. Oggi vive a Monaco di Baviera e il piu possibile anche a Ferrara. Lavora come scrittore e giornalista. E’ Segretario generale della rete globale “Giornalisti aiutano Giornalisti (www.journalistenhelfen.org) in zone di guerra e di crisi, e curatore dell’antologia “Bologna e l’Emilia Romagna”, Berlino, 2009. Amante della pianura.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it