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Saffie era una bella bambina di 8 anni che, dal concerto di Ariana Grande del 22 maggio a Manchester, non è uscita viva ma cadavere, falciata dalla follia kamikaze di Salman Abedi, anglo-libanese che ha scelto il foyer della Manchester Arena per portare a termine i suoi propositi suicidi. Fino ad ora sono solo 3 le vittime di cui è stata diffusa l’identità delle 22 complessive di cui ancora si sono perse le tracce. Giovanissimi recatisi al concerto della famosa pop star americana, insieme alle mamme o agli amici che ora cercano disperatamente, anche tramite i social media, loro notizie. Giovani vite spezzate: dietro le foto sorridenti, mostrate in tv, storie diverse.

Tante le parole di cordoglio ai feriti e ai famigliari delle vittime, dai grandi del mondo ai semplici cittadini che ieri si sono riuniti ad Albert Square per commemorare le vittime e condannare l’ennesimo, odioso atto terroristico. Una voce illustre si è levata anche dalla città di Ferrara ed è di ieri la lettera dell’ormai uscente arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, ripresa questa mattina dal Sole 24 ore e da Repubblica. “Figli miei – si legge – siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto” E continua “ Siete venuti al mondo, molte volte neanche desiderati, e nessuno vi ha dato delle ‘ragioni adeguate per vivere’ (…) ma vi faranno un ‘ottimo’ funerale in cui si esprimerà al massimo questa bolsa retorica laicista con tutte le autorità presenti – purtroppo anche quelle religiose – in piedi, silenziose”.  Non mollando la presa Negri ribadisce la speranza che “incontriate il volto carissimo della Madonna che, stringendovi nel suo abbraccio, vi consolerà di questa vita sprecata, non per colpa vostra ma per colpa dei vostri adulti”.

La lettera prosegue poi con una invettiva quei guru – culturali, politici e religiosi che continuano a sostenere non si tratti di una “guerra di religione” e che che «la religione per sua natura è aperta al dialogo e alla comprensione».  Ventidue vite sprecate, prive di ragione, da vive come da morte. Quasi inutile ogni commento. Non è la prima volta, d’altra parte, che il fedele discepolo di Don Giussani lascia senza parole: nella sua lunga carriera ecclesiastica, più volte è salito agli onori della cronaca per le sue invettive. D’altra parte, essendo un fervente ammiratore dei crociati “ Noi, cristiani del terzo millennio, alle crociate dobbiamo molto. Dobbiamo che non si sia perduta la possibilità dei grandi pellegrinaggi in Terra Santa. La fede dei crociati si è espressa nella violenza, ma non l’ha mai generata, una fede che è Una, e aveva bisogno del Corpo, di Gerusalemme”, si è lanciato lui stesso in diverse crociate: contro l’omosessualità e le unioni civili (“Chi celebra l’Eucarestia non può poi tollerare e consentire leggi che sono evidentemente eversive dell’antropologia personale e familiare che dall’Eucaristia scaturisce»), contro l’aborto (“Ebola spirituale”). Lo stesso Monsignor Negri avanzò l’ipotesi che dietro l’abbandono di Joseph Ratzinger ci fosse una congiura politica ordita da Barack Obama.

E come dimenticare, a livello cittadino, la volontà di inibire la piazza della Cattedrale ai giovani nottambuli dopo aver raccontato che “Tornavo a casa alle tre di notte. C’erano persone intente in atti di promiscuità. Ho visto scene di sesso tra due ragazzi e un gruppo, evidentemente ubriaco, coinvolto in atteggiamenti orgiastici. Io non ho mai visto un postribolo. Ma l’idea era quella”.

Al suo posto, a giugno, arriverà il cremonese Giancarlo Perego, direttore della Fondazione ‘Migrantes’ che si occupa della pastorale presso gli immigrati. Un cambio auspicato dai tanti, cittadini e fedeli, che nelle posizioni oltranziste di Negri non si sono mai riconosciuti.

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Simona Gautieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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