FERRARA: AL RIDOTTO DEL TEATRO COMUNALE UN CONVEGNO SPOT PER IL NUCLEARE
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FERRARA: AL RIDOTTO DEL TEATRO COMUNALE UN CONVEGNO SPOT PER IL NUCLEARE
Si è tornati a parlare di un tema molto in voga negli ultimi tempi mercoledì 11 giugno al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara. Organizzato dall’associazione “Guido Carli” e presenti vari esperti moderati dal capo redattore del Resto del Carlino Cristiano Bendin, si è tenuto l’incontro Il nucleare: tra sostenibilità economica e ambientale, introdotto dagli interventi di Federico Carli, presidente dell’Associazione “Guido Carli”, Alessandro Balboni, vicesindaco di Ferrara e Riccardo Maiarelli, presidente di Fondazione Estense.
Della tecnologia nucleare utilizzata per la produzione di energia ho già trattato in un recente articolo; in esso erano riportate le dichiarazioni di Nicola Armaroli[1] relativamente al DDL Energia del ministro Gilberto Pichetto Fratin, approvato recentemente dal Consiglio dei Ministri. Armaroli faceva notare che “il nucleare in Italia non si farà” in quanto il DDL “mette nero su bianco che dovranno pagarlo i privati”, e “non esiste un solo paese al mondo in cui il nucleare non sia sussidiato dallo stato, oltre a ciò il testo del decreto prescrive addirittura che le aziende energetiche si facciano carico della gestione dei rifiuti, incluso il deposito geologico”. Ma è difficile pensare, continua Armaroli, che qualcuno possa investire a queste condizioni, anche perché “essendo l’Italia uno dei luoghi più difficili al mondo per fragilità idrogeologica, rischio sismico e vincoli paesaggistici, la localizzazione diventa un rebus”, un problema di assoluta rilevanza.
Detto questo vale la pena illustrare brevemente il senso dell’incontro del Ridotto, che, a mio avviso, è stato sostanzialmente uno spot, come ce ne sono tanti in questi ultimi tempi, in cui si decantano le lodi della tecnologia nucleare. Ciò è suffragato anche dal fatto che i fautori del nucleare si considerano “pragmatici”, mentre chi non è d’accordo e si oppone è considerato portatore di “ideologie”, e questo non solo sul tema in oggetto, ma anche rispetto alle molte tecnologie che sono motivo di contrapposizione tra ambientalisti e fautori della crescita a prescindere, in particolare se ci si riferisce alle cosiddette “rinnovabili”.
Presentare gli intervenuti, tutti personaggi di assoluto livello, sia per le competenze che per i ruoli ricoperti, può servire a capire quanto ho appena sostenuto.
Marco Peruzzi è membro del comitato esecutivo del gruppo EDISON, ingegnere laureato al Politecnico di Milano, si è occupato principalmente di organizzazione e business, prima in ENI, poi appunto in EDISON dove, dal 2009, ha avviato le attività nel settore dell’efficienza energetica costituendo Edison Energy Solutions e ristrutturato il settore energie rinnovabili. Dal novembre 2019 ricopre la carica di vice-presidente di Elettricità Futura, la principale Associazione della filiera industriale nazionale dell’energia elettrica con oltre il 70% del mercato elettrico italiano e l’obiettivo di promuovere lo sviluppo del settore elettrico italiano nella direzione della transizione energetica. Interessante scorrere il lungo elenco degli associati tra i quali spiccano ENEL, ENI ed EDISON.
Gian Pietro Joime, laurea in Scienze Politiche con specializzazione in economia internazionale, è componente del nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica della presidenza del Consiglio dei Ministri, e docente di economia dell’ambiente e del territorio all’Università telematica G. Marconi. Suggestivo il titolo di un articolo apparso sulla rivista Partecipazione, “La transizione ecologica? È una grande questione industriale (e nazionale)”.
Di Simone Mori si legge vanti grande esperienza nel settore dell’energia e delle infrastrutture, avendo ricoperto ruoli senior in aziende leader del settore energetico. Laureato in Fisica ha conseguito un Master in Business Administration, e, dopo essere stato dirigente ENEL, ha fondato ENEOSIS, di cui è amministratore delegato, una società che fornisce servizi di consulenza integrata, strategica ed organizzativa, in materia di tematiche regolatorie, istituzionali e strategiche nei settori energetico, ambientale e delle infrastrutture, diretti ad imprese, professionisti, persone fisiche e giuridiche, enti pubblici, associazioni e fondazioni. E’ anche docente del corso di Managing the Energy Transition, alla Luiss Guido Carli di Roma.
Pietro Maria Putti invece è AD di Gestore Mercati Energetici (GME), società che è stata costituita dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A., interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, organizza e gestisce i mercati dell’energia elettrica, del gas naturale e quelli ambientali. Il GME svolge le proprie attività nel rispetto degli indirizzi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e delle previsioni regolatorie definite dall’Autorità di Regolazione per Energia Rete e Ambiente (ARERA). E’ docente del corso di Introduzione al Diritto e all’Economia dei Mercati Energetici (laurea magistrale in Ingegneria Energetica) presso l’Università La Sapienza di Roma. E’ stato Vice Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare e membro (fino al 2010) della Commissione di esperti istituita presso il Ministero dello Sviluppo Economico per la riforma della normativa italiana in materia nucleare.
Infine Gian Luca Artizzu Laureato in Scienze Politiche è esperto di gestione e organizzazione aziendale; già manager in Sogin (società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi), ne è attualmente l’AD.
Dalle brevi descrizioni risultano quindi diverse le competenze legate alla organizzazione aziendale e ai ruoli manageriali, meno a quelle di tipo tecnico.
Venendo ai contributi degli intervenuti, molti di essi, come detto in apertura, sono stati caratterizzati dalla messa in rilievo delle presunte positività del nucleare con affermazioni quali “il nucleare come tema per il futuro del paese”, o la “necessità del nucleare per una politica energetica che garantirebbe all’Italia competitività e riuscirebbe ad abbassare i costi dell’energia”, fino alla previsione di un “futuro luminoso per i nostri figli”.
A proposito di futuro vi è stata l’onestà di riconoscere che la maggior parte di noi, ad esclusione dei più giovani, difficilmente potrà vedere realizzate le tanto evocate tecnologie nucleari, anche di nuova generazione (Small Modular Reactors), visti i tempi e i costi di costruzione di questi impianti.
Le accuse di “ideologia” per chi si oppone o non ritiene opportuna, conveniente, o sicura la tecnologia nucleare sono state, come già accennato, il refrain per diversi dei contributi.
Viene il dubbio che ideologico sia chi la pensa diversamente senza minimamente entrare nel merito delle questioni.
L’incontro poi ha visto alcune “narrazioni” molto comuni di questi tempi a cominciare da “la domanda di energia elettrica in Europa (e quindi in Italia) è destinata ad aumentare vertiginosamente”, e “la velocità nella transizione energetica sarà inferiore alle esigenze energetiche”, o anche “le rinnovabili come tecnologie non affidabili, intermittenti, discontinue e non programmabili”, facendo riferimento per questa ultima affermazione al recente blackout spagnolo. Il tutto quasi senza fornire dati a supporto di quanto dichiarato.
Non poteva poi mancare il riferimento alla vicina Francia quale paese visto come “grande produttore di energia elettrica da nucleare”, senza però ricordare la crisi degli anni recenti e i problemi che quel settore sta vivendo. A questo proposito la rivista QualEnergia.it, fonte più che affidabile, nel settembre del 2022 pubblicava un articolo dall’eloquente titolo La Francia nucleare: da esportatore di energia a basso costo a malato d’Europa[2].
Altro contributo sul tema è del luglio 2023 da parte di ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale); in https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/francia-a-prova-di-scossa-elettrica-136246, si può leggere che “Tutto è cambiato nel 2022 quando la Francia ha sperimentato diverse crisi simultanee: una crisi idroelettrica con scarsa disponibilità di acqua nei bacini, una crisi di produzione nucleare con 27 reattori su 56 fermi, oltre alla crisi del gas con la Russia, e infine, ma non meno importante, le limitazioni estive al funzionamento delle centrali nucleari a causa delle temperature dell’acqua nei fiumi”. Di qualche settimane fa è invece l’articolo Un guasto a un reattore nucleare in Francia rischia di far schizzare i prezzi dell’energia in Europa, apparso su Europa Today, che tratta le conseguenze di eventuali guasti degli impianti nucleari (https://europa.today.it/economia/guasto-reattore-nucleare-francia-rischio-aumento-prezzi-energia-in-europa.html).
Ovviamente nel poco tempo a disposizione non sarebbe stato possibile sviscerare i tanti aspetti problematici che questa tecnologia presenta; ci si poteva aspettare qualche accenno esplicito al problema, di difficile soluzione, della gestione delle scorie e dei rifiuti radioattivi che derivano dal processo, a quello dei costi e della reperibilità del combustibile, o all’aspetto dello smantellamento degli impianti a fine ciclo, solo per citarne alcuni.
In conclusione credo sia legittimo chiedersi il senso di un incontro su questo tema a Ferrara. Viene da pensare che, nella eventualità di uno sviluppo della tecnologia nucleare, il nostro territorio possa essere tra quelli scelti per la installazione. Ma questo, al di là delle problematiche inerenti alla tecnologia in sé, sarebbe un problema di notevole entità vista la notevole concentrazione di impianti per la produzione di energia, come biogas/biometano e fotovoltaico (a terra o agrivoltaico), che già sono presenti e che si prevede vengano realizzati nella nostra provincia.
Note
[1] Dirigente di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche ed esperto di questioni energetiche
[2] https://www.qualenergia.it/articoli/francia-nucleare-da-esportatore-di-energia-basso-costo-a-malato-europa/
La necessità di forti importazioni di elettricità da tutto il continente sta mettendo in crisi la Francia, ma anche altri paesi europei. Questa situazione, mette non solo la Francia a rischio di improvvisi blackout, ma contribuisce non poco all’aumento generalizzato del prezzo dell’elettricità nel continente, che si era abituato al grande export francese a basso costo per moderare i vari Pun (vedi I problemi strutturali del nucleare francese che inguaiano il mercato elettrico europeo).
I contributi nucleari della Francia sono stati interrotti nel 2022 a causa di prolungate interruzioni della manutenzione e di riduzioni dovute alle condizioni meteorologiche dei fiumi, che hanno portato la disponibilità nucleare francese a livelli record. Nel momento più basso, la disponibilità nucleare della Francia si è attestata intorno al 40% della capacità massima per circa un mese. Questo calo ha portato alcuni critici a mettere in discussione l’affidabilità dell’energia nucleare e il suo ruolo potenziale nella strategia di decarbonizzazione dell’Europa. https://www.catf.us/it/2023/07/2022-french-nuclear-outages-lessons-nuclear-energy-europe/
Cover: Three Mile Island è una centrale nucleate situata sull’omonima isola, vicino a Middletown, Pennsylvania, Usa. L’incidente di Three Mile Island, verificatosi nel 1979, è stato il più grave incidente nucleare civile nella storia degli Stati Uniti. Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti – http://ma.mbe.doe.gov/me70/history/photos.htm Stato del copyright: identificato sulla pagina del DOE come “foto DOE”, ovvero non protetto da copyright
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