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“Semi di pace e di speranza”:
la Giornata diocesana per la custodia del Creato

“Semi di pace e di speranza”: la Giornata diocesana per la custodia del Creato

Papa Leone XIV nel suo messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e nel 10° anniversario della pubblicazione dell’Enciclica Laudato Si, presenta l’immagine del seme che “si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro”.

“Semi di Pace e di Speranza” è il tema della giornata di quest’anno, ed è proprio pensando a questo che la Diocesi di Ferrara ne ha previsto la celebrazione il 1° settembre a Monticelli nei pressi di Mesola, dove, nel tardo pomeriggio, è avvenuta la presentazione di due progetti, il Bosco dei Patriarchi e il Frutteto dei Patriarchi, che sono stati ideati e realizzati attraverso l’impegno del Consorzio Uomini di Massenzatica (CUM)[1].

Lavorando con dedizione e con tenerezza – scrive il Papa – si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla pace e alla speranza. Ci vogliono talvolta anni prima che l’albero dia i suoi primi frutti, anni che coinvolgono un intero ecosistema nella continuità, nella fedeltà, nella collaborazione e nell’amore, soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio”.

Nella foto i relatori che sono intervenuti nella presentazione del progetto. Da sinistra: Carlo Ragazzi, presidente del CUM, Marta Villa, docente di Antropologia all’Università di Trento, don Francesco Viali, direttore dell’Ufficio per la pastorale per la pace e salvaguardia del creato e Sergio Guidi, presidente dell’Associazione Patriarchi della Natura.

Nella chiesa parrocchiale di Monticelli, presente l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa Gian Carlo Perego, che a fine giornata ha celebrato la messa, dopo una introduzione di don Francesco Viali che ha presentato le finalità dell’iniziativa diocesana, si sono succeduti gli interventi del Presidente del Consorzio Uomini di Massenzatica Carlo Ragazzi, che ha ricordato ai presenti (circa un centinaio) le attività che caratterizzano la realtà del CUM.

Il consorzio fa parte del circuito dei domini collettivi i quali rappresentano quei patrimoni territoriali (come terre, boschi, ecc.) gestiti da comunità. Il Consorzio degli Uomini di Massenzatica, si legge nel sito del CUM ), è una Azienda Agricola Storica e una Proprietà Collettiva di terreno agricolo, che nasce da antichi diritti delle popolazioni locali in esecuzione ad una legge del 1894 sull’ordinamento dei Domini Collettivi nelle Provincie dell’ex Stato Pontificio, diritti  evoluti attraverso i secoli e che, giunti ai giorni nostri, sono stati valorizzati dalla legge 168/2017, “Norme in materia di domini collettivi”.

Dalla gestione dei terreni del CUM traggono parte del loro sostentamento le tre piccole comunità di Massenzatica, Monticelli e Italba nel comune di Mesola in provincia di Ferrara. Il CUM partecipa al progetto A.M.B.I.R.E.- Ampliamento e Miglioramento della Biodiversità negli Agroecosistemi delle Aziende Agricole della Rete Natura 2000 Emiliano-Romagnola ed è finanziato dal FEARS con il contributo dell’Unione Europea.

Il progetto “si inserisce pienamente nelle strategie europee Green Deal, Biodiversità 2030 e Farm to Fork e rappresenta un’opportunità concreta per trasformare la tutela ambientale in un vantaggio competitivo per il settore agricolo, contribuendo alla creazione di una comunità di “Agricoltori custodi della biodiversità” e garantendo benefici duraturi per l’intero territorio regionale”.

Molte altre notizie sul consorzio si possono trovare, come detto, nelle pagine del sito, ma merita in particolare citare Il progetto che ha vinto l’edizione 2018/19 del premio nazionale del paesaggio: “Tra terra e acqua, ‘un altro modo di possedere’. Agricoltura, impresa sociale, paesaggio e sostenibilità per uno spazio identitario in continuo divenire: l’esperienza del Consorzio Uomini di Massenzatica” (https://www.premiopaesaggio.beniculturali.it/premio-paesaggio/il-consorzio-uomini-di-massenzatica-vince-la-ii-edizione-del-premio-nazionale-del-paesaggio/).

Progetto poi inviato al Consiglio d’Europa come candidatura ufficiale dell’Italia per il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, il quale, attraverso il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, nell’ottobre del 2019 ha conferito la menzione speciale, valutando le proposte ricevute dalla Giuria Internazionale della 6^ Edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.

Sergio Guidi, agronomo, è presidente dell’Associazione Patriarchi della Natura. Ha lavorato presso la sezione ARPAE di Forlì/Cesena come responsabile dell’Unità operativa Biodiversità e come coordinatore di progetti che analizzano gli elementi di criticità e di pregio storico ambientale. Ha ideato la Rete dei Giardini della Biodiversità in Emilia Romagna per la conservazione del germoplasma e per lo studio dei cambiamenti climatici.

Melograno del frutteto dei Patriarchi

Guidi ha presentato i progetti del Bosco dei Patriarchi e del Frutteto dei Patriarchi, veri “semi di pace e di speranza”, che il Consorzio uomini di Massenzatica “ha voluto realizzare per testimoniare la biodiversità di piante antiche e per conservare un prezioso patrimonio genetico capace di resistere al cambiamento climatico”.

“Tanti semi che stanno lentamente crescendo e che manifestano anche l’impegno, la passione per il lavoro agricolo, l’amore per il territorio e diventano il segno di come sia possibile coltivare e custodire questa nostra casa comune, secondo uno stile che diffonde la pace e ravviva la speranza”.

L’associazione Patriarchi della Natura, si legge nelle pagine del sito, al fine di conservare il germoplasma dei grandi patriarchi forestali e da frutto, ha realizzato una rete di vere e proprie banche genetiche, in cui si trovano i gemelli degli alberi più antichi e a rischio di estinzione.

Questi giardini hanno anche l’obiettivo di divulgare e far conoscere questa biodiversità per poterla salvare. La rete ha anche l’importante funzione di permettere lo studio dei cambiamenti climatici attraverso l’analisi delle fasi fenologiche, dall’apertura delle gemme fino alla fine del ciclo vegetativo.

Tra i giardini e i boschi della biodiversità, presenti in varie regioni italiane, vale la pena ricordare il Giardino dei patriarchi lombardi a Milano, quello dei patriarchi d’Italia a Roma sull’Appia antica, e il giardino degli olivi secolari del Parco storico agricolo dell’olivo di Venafro.

L’associazione ha collaborato a realizzare la rete dei frutteti della biodiversità dell‘Emilia Romagna che sono: il Frutteto del Palazzino nel Parco Villa Ghigi di Bologna, la Cattedrale delle Foglie e delle Piante Contadine di Cesenatico, il Giardino del Frutti per non dimenticare di Gattatico (RE), presso il Museo Cervi, il Frutteto degli Estensi di Ferrara, il Sentiero dei Frutti Perduti di Alfero, nel comune di Verghereto (FC), dove sono conservati i frutti antichi di alta quota, i Frutti delle Mura presso la sede ARPAE di Piacenza e l’Orto dei frutti dimenticati del Parco Teodorico di Ravenna.

il frutteto

Ultimo intervento, sul tema dei domini collettivi, prima della visita al frutteto e al bosco quello di Marta Villa, Antropologa dell’Università di Trento dove insegna Antropologia culturale dei domini collettivi e dei territori di vita.

Assieme a Mauro Iob ha curato il volume di recente pubblicazione Domini collettivi: la sfida di quell’altro modo di possedere. Come attraverso la ragione si conserva senza dissipare, nella cui introduzione si può leggere che “i Domini Collettivi e le comunità che curano il territorio naturale senza dissiparlo rappresentano un’alternativa alla proprietà capitalistica e alle visioni neoliberiste di sfruttamento dell’ambiente.

Sono un fenomeno di interesse per le scienze sociali e giuridiche, dove emergono pratiche di cura, economia circolare, patrimonializzazione e appartenenza comunitaria. Sono basate sulla conservazione dei propri Territori di Vita tramite processi decisionali collettivi e partecipativi.”

La coesione sociale, la tutela della biodiversità e l’uso razionale delle risorse contro le minacce di privatizzazione e sfruttamento sono favoriti dal loro modello di autogoverno. Tra i molti argomenti trattati nel corso della sua attività accademica ha affrontato i temi della transizione ecologica e della relazione uomo-ambiente, approfondendo in particolare il mondo dell’agricoltura e del cibo.

A conclusione delle presentazioni è seguita l’interessante e partecipata visita al frutteto e al bosco e la messa presieduta dall’Arcivescovo Gian Carlo Perego. Infine un apprezzatissimo apericena del contadino per terminare un pomeriggio denso di spunti e suggestioni.

Visita al bosco dei Patriarchi

Note

[1] La trasmissione Geo di Raitre ha realizzato un servizio che presenta il Bosco e il Frutteto dei Patriarchi https://www.raiplay.it/video/2024/12/Terre-fertili—Geo—13122024-b51c2d93-409f-4300-9592-cc3dc4386130.html.

In copertina: Il “grande” gelso a Monticelli (FE)

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Gian Gaetano Pinnavaia

Ho lavorato come ricercatore presso l’Alma Mater Università di Bologna nel settore delle Scienze e Tecnologie Alimentari fino al novembre 2015. Da allora svolgo attività didattica come Docente a Contratto. Ferrarese di nascita ma di origini siciliane. Ambientalista e pacifista fin dagli anni degli studi universitari sono stato attivo in Legambiente e successivamente all’interno di Rete Lilliput di Ferrara fin verso il 2010. Attualmente faccio parte della Rete per la Giustizia Climatica di Ferrara. Sono socio dell’Associazione culturale Cds OdV – Centro ricerca Documentazione e Studi economico-sociali, del cui direttivo faccio parte e collaboro da anni all’Annuario socio-economico ferrarese. Nel 1990 sono stato eletto con la lista “Verdi Sole che ride” nel Consiglio Comunale di Ferrara fino al 1995; in seguito, dal 1999 al 2004 consigliere della Circoscrizione Nord per la lista “Verdi”.

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