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Mal’Aria di città; il Rapporto di Legambiente per il 2022

“Decresce troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate.”.
Con questa affermazione si apre la premessa al Rapporto Mal’aria di città di Legambiente per il 2022, l’annuale analisi sullo stato dell’inquinamento atmosferico delle città italiane capoluogo di provincia.[vedi Qui il testo integrale del Report]  

Il solo rispetto degli attuali valori normativi, viene detto più avanti, risulta “una condizione necessaria ma non più sufficiente per tutelare la salute delle persone”. Il rispetto dei limiti sulla qualità dell’aria è infatti una condizione di partenza per poter parlare di risanamento dell’ambiente e dell’aria che ci circonda. Ma che ciò non sia più sufficiente lo si deduce da due elementi di particolare importanza:
– da un lato le recenti evidenze scientifiche riportate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sui limiti delle concentrazioni da non superare per tutelare la salute delle persone,
–  dall’altra la revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria (la cui proposta è uscita nell’autunno del 2022), che ha rivisto al ribasso i limiti che dovremo rispettare dall’1 gennaio del 2030.
A maggior ragione se si considera che le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte dei valori indicati dall’OMS per evitare danni alla salute, e sono quindi da considerarsi una tappa intermedia dell’obiettivo OMS da raggiungere nell’ottica di una vita salubre nelle nostre città.

Anche il 2022, come negli ultimi anni, ha mostrato criticità acute, per alcune città, riguardo i giorni di sforamento del limite giornaliero per il PM10 (stabilito in 35 giorni/anno), in cui si è registrata, secondo l’attuale normativa, una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi/metro cubo, e criticità meno evidenti, ma da non sottovalutare, per la media annuale degli inquinanti tipici dell’inquinamento atmosferico quali le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di Azoto (NO2).

Nel 2022 sono 29 le città in cui i dati di sforamento [1] (ottenuti dalle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni), hanno superato il limite di 35 giorni previsti per il particolato più grosso (PM10). Torino è prima con 98 sforamenti, seguita da Milano con 84, poi Asti 79, Modena 75, Padova e Venezia con 70. Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti giornalieri tollerati dalla norma, che sono 35, e che, viene riportato nel rapporto, rappresentano per il 2022 la punta dell’iceberg dell’inquinamento atmosferico delle nostre città. L’analisi delle medie annuali per il PM10 ha mostrato invece come non ci siano state città che hanno superato il limite previsto dalla normativa vigente, dato che conferma la tendenza positiva degli ultimi anni, ma che non deve tranquillizzare troppo. Infatti il 76% delle città monitorate (72 delle 95) superano i limiti previsti dalla futura direttiva sulla qualità dell’aria che, di fatto, ha dimezzato la concentrazione media annuale ammissibile (dagli attuali 40 ai 20 μg/m3 previsti al 2030).

Per il PM2.5 la situazione di criticità è analoga alla precedente. Ben 71 (l’84% del campione) delle 85 città con dati disponibili, nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti dalla prossima direttiva. Monza (25 μg/m3), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 μg/m3), Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino (22 μg/m3), e infine Como (21 μg/m3) le città che oggi doppiano quello che sarà il nuovo valore di legge (10 μg/m3 rispetto i 25 attuali).

Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) sono il 61% (57 su 94) le città che, pur non superando l’attuale normativa, nel 2030 saranno fuorilegge se si mantenessero le concentrazioni registrate nel 2022: il nuovo limite (20 μg/m3) sarebbe superato in 57 città, con le situazioni più critiche e distanti dal nuovo obiettivo, a Milano, Torino, Palermo, Como e Catania (con valori oscillanti dai 38 ai 34 μg/m3), che quindi dovranno ridurre le loro emissioni per oltre il 40%.

Queste prime considerazioni fanno capire quanto siano distanti oggi le città italiane dagli obiettivi da raggiungere nei prossimi sette anni. L’inquinamento atmosferico è infatti un problema che non si risolve dall’oggi al domani: risulta perciò indispensabile, argomenta il rapporto Mal’aria di città, “capire quanto manca, cosa manca e quanto efficaci siano state (e saranno) le azioni e le politiche che inevitabilmente dovranno essere realizzate per raggiungere gli obiettivi previsti”.

Se ne conclude che le città più lontane dall’obiettivo per le micropolveri PM10 sono Torino e Milano (43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%), che dovranno ridurre le concentrazioni di questo inquinante di oltre il 40% nei prossimi anni per non incorrere in procedure di infrazione. Lontanissime, per il PM2.5, Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%), che dovranno più che dimezzare le concentrazioni attuali. Ancora Milano (47%) e Torino (46%), seguite da Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova Trento e Bolzano (34%) le città più indietro per l’inquinamento da NO2, che dovranno ridurne di oltre un terzo le attuali concentrazioni.

Dopo queste considerazioni generali e riguardanti tutto il territorio nazionale vorrei soffermarmi sulla situazione della nostra regione e di Ferrara.

Iniziando dalle polveri PM10 delle 95 città a livello nazionale di cui si hanno dati 29, come detto in precedenza, sono quelle con almeno una centralina oltre il limite di legge dei 35 giorni di sforamento consentiti. Dopo le prime 6, in cui non vi sono città della nostra regione, nel gruppo successivo sono presenti:

giorni di sforamento
·         Reggio Emilia (11°) 64
·         Ferrara (13°) 61
·         Piacenza (21°) 47
·         Parma (23°) 46
·         Rimini (25°) 42
·         Ravenna (27°) 37

Rimangono fuori da questo gruppo Bologna e Forlì-Cesena che registrano rispettivamente 33 e 27 giorni di sforamento nel 2022, valori al di sotto del limite dei 35 giorni previsti dalla normativa.

Per quanto riguarda i valori medi annuali, i dati rilevati di PM10 evidenziano che in nessuna città è stato superato il limite previsto di 40 μg/m3. I valori più alti in Italia sono stati registrati a Milano Torino e Cre­mona (35 μg/m3). In Emilia-Romagna la prima è Modena con 33 μg/m3, poi Reggio Emilia (32 μg/m3), Piacenza (31 μg/m3), Parma 30 (μg/m3), seguite da Rimini e Ferrara (29), Ravenna (27) e infine Bologna, Forlì e Cesena con 25 μg/m3.

Le micropolveri di diametro inferiore ai 10 μm (PM2,5) risultano ancora più pericolose per la salute umana. Le stime nell’UE sono di quasi di 250.000 morti nel 2020 attribuibili, da parte dell’Agenzia Europea dell’ambiente, al superamento dei valori di questo inquinante raccomandati dall’OMS. La stima è che il 96% della popolazione europea sia esposta a valori superiori a tali soglie[2]. Nel rapporto Mal’aria di città 2023 sono riportati i dati relativi ai valori medi annui delle centraline di 85 città italiane. In tutti i casi i quersti si sono mantenuti sotto il limit  di 25 μg/m3, secondo la normativa attuale, ad esclusione di Monza che con 25 μg/m3 uguaglia il limite mentre altre città – Milano, Cremona, Padova e Vicenza (23 μg/m3), Torino, Alessandria, Bergamo, e Piacenza (22 μg/m3), Como (21 μg/m3), Brescia, Asti, Mantova e Lodi (20 μg/m3) – hanno registrato valori che sfiorano il limite normativo. Ferrara e le altre città emiliano-romagnole, ad esclusione di Piacenza, hanno registrato valori medi oscillanti tra 18 di Modena e Reggio E. e i 14 μg/m3 di Forlì.

Alla luce dei dati fin qui esposti possono risultare utili alcune riflessioni e confronti, in particolare sulla situazione della nostra e delle altre città dell’Emilia-Romagna relativamente all’evoluzione del livello di PM10 nel corso dell’anno.

Già è stato detto quanto i livelli di qualità dell’aria, specie per alcuni inquinanti, risentano delle condizioni metereologiche (pioggia, vento, temperatura dell’aria, ecc.).

Osservando i dati dei primi tre mesi del 2022, sostanzialmente fino a quando sono state in vigore le misure antismog ed emergenziali autunno-inverno (in regione dal 1/10/2021 al 31/03/2022), si rilevano, a cominciare da Modena, 44 giorni di superamento dei limiti di PM10 [3]. Seguono Reggio E. con 42, Ferrara, che ne ha accumulati 36, Parma 25, Rimini 24, Piacenza e Ravenna 22, Bologna 17 e infine Forlì-Cesena 14. Alla fine del mese di settembre i giorni di sforamento per questa tipologia di inquinante sono stati gli stessi di marzo in tutte le città, ad esclusione di Rimini dove vi è stato un aumento da 24 a 25 giorni. Ciò a riprova che nei mesi da aprile a settembre non sussistono le condizioni, se si esclude il verificarsi di situazioni molto particolari, per questo tipo di inquinamento atmosferico. Nei mesi successivi, al 31 di ottobre e poi a fine anno la situazione degli sforamenti è stata la seguente:

al 31/10/’22 rispetto a fine marzo al 31/12/’22 rispetto a fine ottobre
Piacenza 32 + 10 47* + 15
Parma 30 + 5 46* + 16
Reggio Emilia 49* + 6 64* + 15
Modena 54* + 10 75* + 21
Bologna 20 +3 33 + 13
Ferrara 44* +8 61* + 17
Forlì-Cesena 17 + 3 27 + 10
Ravenna 25 + 3 37* + 12
Rimini 30 + 5 42* + 12

Sono asteriscati i valori che hanno superato la soglia prevista delle 35 giornate di sforamento

Modena, come si vede, aumenta i giorni di sforamento tra fine ottobre e fine dicembre di ben 21 unità, Ferrara di 17, Parma di 16 e Piacenza di 15. Queste le città dove, in soli due mesi, più numerose sono state le giornate di inquinamento da PM10, e quindi quelle su cui porre maggiormente l’attenzione rispetto agli obiettivi di fine decennio.

E, anche se, come osserva il rapporto, negli ultimi anni nessuna delle città analizzate (sia livello nazionale, che in regione) ha superato il limite medio annuo previsto dalla normativa per il PM10, a dimostrazione di come sia possibile mettere in campo politiche e azioni volte a mitigare le fonti di inquinamento atmosferico nelle città, ciò non sarà sufficiente a tutelare in futuro la salute delle persone, visto che il tasso medio di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale per il PM10, risultato dall’elaborazione dei dati sull’inquinamento atmosferico raccolti da Legambiente monitorando gli anni dal 2011 al 2021, è stato solo del 2%. Dato questo che rappresenta, in termini percentuali, con quale “velocità” mediamente le città italiane si stanno dirigendo verso gli obiettivi del 2030.

Il risultato non è incoraggiante, nonostante gli sforzi adottati e le riduzioni delle emissioni avvenute: in pratica in nessuna città si è registrato un sistematico e costante calo delle concentrazioni di PM10 [4] Quelle più distanti dall’obiettivo previsto dovranno ridurre le concentrazioni del particolato tra il 30% e il 43% nei prossimi sette anni; ma, stando alle tendenze di riduzione registrate negli ultimi 10, potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungerlo: quindi il 2040 anziché il 2030, e, per tornare alla nostra regione, una città come Modena potrebbe metterci oltre 30 anni!

Applicando gli stessi criteri per le città dell’Emilia-Romagna, la riduzione percentuale dei valori medi annui delle micropolveri PM10 e PM2,5 necessaria per raggiungere gli obiettivi del 2030 sono, cominciando da Ferrara, rispettivamente, -30% e -38%, mentre livelli simili si riscontrano per gli altri capoluoghi con punte per Modena, -39% e -44%, e per Reggio Emilia, -38% e -44%.

In ambito nazionale sarebbero solo 23 su 95 (il 24%) le città che, in base ai dati del 2022, rispetterebbero i nuovi limiti che entreranno in vigore nel 2030. Le altre 72 città sarebbero invece fuorilegge e, in molti casi anche in maniera molto marcata. Le città più inquinate del 2022 dovranno infatti ridurre gli attuali livelli di inquinamento di oltre il 40% per poter rispettare la nuova normativa.

Le proposte del rapporto Mal’Aria di città [5] per mitigare i livelli di inquinamento nelle città italiane.

  1. Dalle ZTL (Zone a Traffico Limitato) alle ZEZ (Zero Emissioni Zone).
  2. LEZ (Low Emission Zone) anche per il riscaldamento.
  3. Abbonamenti al Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM).
  4. Sharing mobility.
  5. Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo.
  6. Tutto elettrico in città, anche prima del 2035.

Note; 

[1] I dati sono riferiti alla centralina che ha presentato il valore più alto tra quelle installate in una città.
[2] https://www.eea.europa.eu/publications/zero-pollution/health/air-pollution
[3] Fonte dei dati ARPAER. https://apps.arpae.it/qualita-aria/bollettino-qa/.
[4] https://www.arpae.it/it/temi-ambientali/aria/liberiamo-laria/liberiamo-laria. In questa pagina del sito dell’Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia Romagna (ARPAE) vengono elencate le Misure antismog e misure emergenziali dal 1° ottobre 2022 al 30 aprile 2023 (provvedimenti antismog, limiti alla circolazione, misure emergenziali, uso di biomasse per il riscaldamento domestico).
[5] Mal’Aria di città, Legambiente, gennaio 2023. https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Rapporto_Malaria_2023.pdf

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Gian Gaetano Pinnavaia

Ho lavorato come ricercatore presso l’Alma Mater Università di Bologna nel settore delle Scienze e Tecnologie Alimentari fino al novembre 2015. Da allora svolgo attività didattica come Docente a Contratto. Ferrarese di nascita ma di origini siciliane. Ambientalista e pacifista fin dagli anni degli studi universitari sono stato attivo in Legambiente e successivamente all’interno di Rete Lilliput di Ferrara fin verso il 2010. Attualmente faccio parte della Rete per la Giustizia Climatica di Ferrara. Sono socio dell’Associazione culturale Cds OdV – Centro ricerca Documentazione e Studi economico-sociali, del cui direttivo faccio parte e collaboro da anni all’Annuario socio-economico ferrarese. Nel 1990 sono stato eletto con la lista “Verdi Sole che ride” nel Consiglio Comunale di Ferrara fino al 1995; in seguito, dal 1999 al 2004 consigliere della Circoscrizione Nord per la lista “Verdi”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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