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I pelosi

Stella
Bob

Bob è di Laura Sensi, Stella di Linda Mazzoni e Claudio Gualandi. Da quando sono passato al ruolo di criceto mi osservano con sempre maggior sospetto, domandandomi con leggeri uggiolìi e leccatine discrete cosa sta succedendo. Imbarazzato, rispondo che mi sfugge un video su Bassani, che il Comune di Ferrara ha prodotto su un’idea dell’assessore alla cultura Marco Gulinelli che, in teoria, dovrebbe essere il mio superiore nella gerarchia di quell’assessorato. Ma come mai? La storia è lunga e va brevemente riassunta. Quando venne firmato l’atto di istituzione della donazione Prebys alla città di Ferrara e la nascita del Centro studi bassaniani, tra le condizioni ineliminabili c’era che chi scrive questa nota sarebbe diventato co-curatore del Centro da parte del Comune. In altre parole ho dovuto assumere il ruolo di dirigente comunale (sic!), che avrebbe dovuto sorvegliare il buon funzionamento del Centro e riferire al suo diretto superiore: l’assessore. Negli anni in cui è avvenuto, anno dopo anno, il passaggio di opere straordinarie appartenute a Bassani e donate dalla prof. Prebys e dagli altri eredi, i Liscia per la sorella Jenny e gli altri eredi del fratello Paolo, il Centro sempre più assume il ruolo di una biblioteca, che lavora in perfetta concomitanza con la maggiore delle nostre biblioteche: l’Ariostea. Qui al Centro sono custoditi alcuni manoscritti di Bassani, quadri preziosi, i mobili, i libri, materiale fondamentale, tanto da diventare l’intero complesso un punto ineliminabile di riferimento per gli studiosi dello scrittore. In più il Centro è allocato in uno dei più bei palazzi ferraresi, appartenuto alla famiglia Minerbi, il cui capostipite Giuseppe fu amico intrinseco dello scrittore e a cui Bassani dedicò L’airone.

Da una nota di un giornale locale frattanto vengo a sapere che, in tempo di celebrazioni del ventennale della morte dell’autore, sarebbe stato prodotto un video, che intendeva onorare la memoria dello scrittore. Interpellata, la prof. Prebys mi assicura che neanche a lei era stata annunciata quella iniziativa, estremamente legittima, ma a cui forse sarebbe stata auspicabile un’informazione diretta. Così, un poco sconcertato, chiedo quando avrei potuto vedere il video. Mi si dice che la visione sarebbe avvenuta nel programma di Marzullo Mille e un libro, che come molti sanno, comincia alle 1.35 di notte. Armato di pazienza punto la sveglia e alle 1 mi pongo davanti alla tv, dove alle 2.45 finalmente riesco a gustare, da buon criceto, il video in questione. Sulle note di una celeberrima poesia di Bassani, Rolls Royce, sfilano in bianco e nero le immagini di quella Ferrara che lo scrittore ricorda, immaginando quel viaggio attraverso la città compiuto da morto. La voce dello scrittore si mescola con quella della figlia Paola, della nipote, dei due fratelli Sgarbi, amici di famiglia e con quella di due attori, che Bassani conobbe allorché insegnava all’Accademia di Arte drammatica di Roma. Il tutto sotto la sapiente organizzazione dell’assessore Gulinelli.  Ma da criceto perplesso domando: “Ma perché non sono stato informato di quella lodevole iniziativa? Quali sono i motivi di questo silenzio?”

Lo so Bob e Stella. Non sempre le ragioni di questa città collimano con l’evidente interesse (culturale) della stessa. Mi ricordo che in un bellissimo romanzo di Eshkol Nevo, Nostalgia, di questo sentimento si dà una definizione assai pregnante, che si riassume nel concetto dell’altrove. ‘Essere altrove’ è nostalgia. Così alle tre città a cui ho dedicato il mio lavoro: Ferrara, Firenze, Bassano forse avrei potuto cedere alla nostalgia. Essere a Venezia per esempio e fare di Ferrara il luogo dell’altrove. Vivissimo ricordo è quello che mi affiora alla memoria in un colloquio fiorentino con Giorgio. Io abitavo a Bellosguardo, in un luogo sublime. L’architetto che restaurò quella casa aveva creato a Fiesole una abitazione per Bassani, che non volle mai andare ad abitarvi. Per lui il luogo della sua ‘ferraresità fiorentina’ era il Grand Hotel, o l’Hotel de la Ville, dove ricreare la sua nostalgia di Ferrara. Che nulla ha a che fare con, per me, improprio paragone che Vittorio Sgarbi crea tra Ariosto e Bassani. Ma si sa, amici pelosi, queste riflessioni possono essere tenute in considerazione da un povero criceto?
Ferrara quanto mi costi ancora oggi. Vado a dormire presto. Devo recuperare la notte insonne alla ricerca del Bassani perduto, o reso invisibile.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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