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Giorno: 24 Giugno 2021

PD Ferrara: “Rinforzi estivi delle Forze dell’Ordine non siano spacciati per assunzioni”

COMUNICATO STAMPA PD PROVINCIALE E COMUNALE

Chi non può fare a meno di propaganda ha diffuso in questi giorni comunicati stampa per pubblicare ed attribuire alla Lega risultati stupefacenti in termini di assegnazione di personale delle Forze dell’Ordine.
Ferrara non è apparsa immune alla questione e l’argomento ha attratto sia il Sindaco del nostro Comune che Davide Bergamini, referente Provinciale della Lega, i quali presi dall’entusiasmo hanno parlano di successo incredibile visti gli oltre 30 nuovi agenti in arrivo.
La realtà appare ben differente e racconta di 2300 impiegati delle Forze dell’Ordine in servizio, che normalmente durante il periodo estivo vengono ridistribuiti sul territorio Nazionale per controllare le mete turistiche più gettonate; il Decreto, come normale che fosse, è firmato dal Ministro dell’Interno, il quale ha dovuto precisare appunto che non si tratta di nuove assunzioni ma di personale interforze già in servizio che rimarrà nei territori turistici da luglio a settembre.
Nonostante ciò a livello locale la situazione è critica, con il grido d’allarme lanciato in questi giorni dai Sindacati di Polizia Provinciali, che raccontano come a Ferrara la situazione sia drammatica, soprattutto nell’articolazione della Polizia Stradale, che appare ormai al collasso.
Bene, dunque, l’arrivo del personale interforze disposto dal Ministro Lamorgese, ma a Ferrara sono necessarie misure concrete e permanenti, con l’introduzione di maggiori tutele nella fascia notturna, colpita dai reati più pericolosi. È in questo ambito che la Municipale sarebbe stata di vitale importanza per svincolare quelle poche pattuglie di Polizia e Carabinieri dai controlli sulle strade, dal rilevare incidenti, per la salvaguardia del decoro urbano anche dei parchi, dove invece si è scelto di utilizzare soldi della comunità affidando i controlli a società private.

Purtroppo di tali misure non vi è traccia a Ferrara, dove si preferisce l’acquisto indiscriminato di armamenti per la Municipale, pur necessario per l’istituzione del quarto turno, senza prevedere a un’adeguata formazione del personale e senza procedere alle assunzioni necessarie a tale fine.
Dal canto Nostro, non possiamo che richiedere fermamente investimenti in assunzioni e addestramento finalizzati all’istituzione del quarto turno, affinché gli armamenti acquistati si rivelino davvero uno strumento utile e necessario alla cittadinanza e alle forze dell’ordine.

P. la Segreteria Provinciale del Partito Democratico Enrico Vincenzi (delega alla Sicurezza)
P. la Segreteria Comunale del Partito Democratico Matteo Proto (delega Legalità)

Lettera: il grazie dei genitori degli studenti della classe terza F della scuola media di Barco (FE)

 

Scuola Cosmè Tura di Barco: un’eccellenza del nostro territorio
È quanto affermano i genitori degli studenti della classe terza F della scuola media di Barco.

Siamo i genitori degli studenti della classe terza F della Scuola media Cosmè Tura, sede di Barco.
Ora che, oltre alle lezioni, anche gli esami sono terminati vogliamo rendere omaggio a questo Istituto dove i nostri ragazzi hanno trascorso tre anni in piena serenità.
La scuola media Cosmè Tura di Barco è una piccola scuola, alle porte della città, facilmente raggiungibile dal centro e anche dalle frazioni limitrofe, nonché dotata di un ampio spazio antistante dove tutti i genitori con grande comodità possono sostare liberamente. Solo tre sezioni, classi formate al massimo da 20 alunni o poco più, un grande e curato spazio esterno, dove trascorrere la ricreazione e fare attività sportiva, un’ampia e attrezzata palestra, laboratorio di informatica, musica e tanto altro.
Nonostante ciò questa scuola fatica a ottenere il giusto riconoscimento e la meritata attenzione, perché da chi non la conosce veramente viene considerata un po’ di serie di B, per quella sorta di pregiudizio esistente verso un tessuto sociale di periferia non sempre ritenuto all’altezza dei propri figli.
Noi possiamo e vogliamo dare una chiara testimonianza dell’esatto contrario.
Di questi tre anni oltre agli spazi a misura di ragazzo, che proprio in questi ultimi due anni segnati dalla pandemia hanno espresso ancor di più il loro valore, potremmo raccontare dei tantissimi progetti portati avanti dall’Istituto, laboratori espressivi, cinema, teatro, informatica, musica, solo per citarne alcuni, sicuramente importantissimi per stimolare l’interesse e la curiosità dei ragazzi.
Il valore che vogliamo raccontare oggi però è andato ben oltre a ciò.
Questa è una scuola bellissima, vera, vivace, accogliente, sensibile ai diversi bisogni educativi, in cui i ragazzi sono sempre stati spinti a credere in loro stessi, a sviluppare e riconoscere le loro inclinazioni, dove sono cresciuti con tanta serenità. “Il compito che devi svolgere tu è il più vicino a te. Sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere” … questo è solo una parte del messaggio che i nostri ragazzi hanno ricevuto come saluto di fine anno dalla loro Professoressa. Sono stati bene, molto semplicemente, pur nel rispetto di quel rigore educativo e di metodo necessario a questa età.
Ce l’avevano detto all’open day di oltre tre anni fa: “il nostro obiettivo è di fare uscire da questa scuola dei bravi ragazzi”, perché tutto il resto per una scuola dovrebbe essere scontato. Così è stato, semplicemente.
Dietro a tutto questo naturalmente ci sono state e ci sono persone, che lavorano con impegno e responsabilità, aperte al dialogo, all’ascolto, senza le quali oggi non saremmo qui fin da ora a rimpiangere questi tre bellissimi anni.
È quindi con immenso piacere che esprimiamo la nostra gratitudine e il nostro riconoscimento verso le due Dirigenti Scolastiche che si sono succedute e tutti i bravissimi insegnanti che i nostri ragazzi hanno incontrato in questi tre anni, senza distinzione, perché tutti insieme, pur nella loro diversità, hanno fatto “il bello” della nostra scuola, grazie alla loro grande competenza, coesione e alla loro immensa sensibilità.
Li ricorderemo certamente, insieme ai nostri ragazzi, con tanto affetto e infinita stima.
Un Grazie di cuore
I genitori della classe 3 F

Biblioteche e domande inevase:
continua la mobilitazione dei cittadini

Venerdì 25 giugno alle ore 10 una delegazione del Gruppo cittadine e cittadini a difesa delle biblioteche pubbliche si recherà presso gli uffici dell’assessore Gulinelli per chiedere di riprendere il confronto sul futuro del sistema bibliotecario cittadino.
Infatti, dopo la manifestazione che abbiamo tenuto il 22 maggio scorso, un ulteriore lettera inviata al sindaco e all’assessore con cui chiedevamo un confronto pubblico con gli stessi e le rassicurazioni da parte dell’assessore che si sarebbe ripresa la discussione, dando vita ad un percorso partecipato, tutta la vicenda è tornata in un cono d’ombra e in un silenzio che ci preoccupa.
Ci tocca constatare che le dichiarazioni di volontà di voler svolgere un confronto con le associazioni e i cittadini vengono contraddette da fatti che vanno in altra direzione, con un’idea povera di democrazia e certamente non conseguente alla partecipazione che, a parole, si dice di voler perseguire.
Da parte nostra, insistiamo sulle proposte che abbiamo avanzato, a partire da quella di costruire un reale percorso partecipativo, che veda impegnata tutta la città, per costruire il futuro del sistema bibliotecario cittadino e proveremo a ribadirlo anche con la richiesta di incontro che inoltreremo di persona all’assessore Gulinelli nella mattina di venerdì.

GRUPPO CITTADINE E CITTADINI A DIFESA DELLE BIBLIOTECHE PUBBLICHE

Parole a capo
Agnese Coppola: “Ho sciolto i capelli” ed altre poesie

La poesia è come il canto dei delfini. Non tutte le orecchie possono percepirla.
(Valeriu Butulescu)

Ho sciolto i capelli

Ho sciolto i capelli
È tempo di vita.

Scenderò da sola
senza darti il braccio
le scale tortuose di noi.
Avrò il mio equilibrio
anche tra le edere sospese
delle tue battute.
Traboccano troppe parole
sicure ma chiuse
in pennellate secche di tempo lontano.
Sarò tutto quello che sono
senza occhi rampicanti sulla mia persona.

Ho sciolto i capelli:
è tempo di vivere.

(da “Ho sciolto i capelli, Abbracciami Frida“, La ruota ed., 2018)

Porto in giro un nome

Porto in giro un nome
E niente più
nel sottobosco
i fiori gemono e vogliono
rimanere boccioli.
I fiori coperti di neve
hanno freddo e
io sono solo un passeggero,
uno dei tanti
di questo mondo.
Fuori passano
lampi di ciglia
li scorgo dai finestrini
al ritorno.
Chi ero.
Non sono già
alla fine del verso
vado a capo senza sapere.
Passeggero e paesaggi
li porto dentro.
Ero. Imperfetto. Prospettiva.
Rimane ancora dentro
la paura di scendere
Mi sono persa
tra viali di inchiostro e
pagine pregne di fumo
tra la tempera
mi sono persa
io che ho sempre avuto
ben chiara la strada e
la porta con un mazzo di chiavi

(da “Specchi“, Il raccolto dei poeti ed., marzo 2019)

Io sono Frida

Usa l’accetta, Amore,
affila le parole
con le mani potresti solo
accarezzare la corteccia dura
del tuo cuore
sotto l’armatura appari indifeso
io nuda nella forza.
Aspettava a capo chino un fiore
il bacio della pioggia.
(Ma tu baciavi tutte con tenera forza)
Il legno già narrava del carico
di sabbia e sale.
Io so che il mare si sa amare.

Ho rotto anche oggi una parola

Ho rotto anche oggi
una parola
è un giorno di festa.
Ascolta il rumore
del guscio spaccato di noi.
Tintinnano le mani
alla ricerca di te.
Tentativo vano
di erbosa luce di campo

(da “La sete della sera” , Ed. La vita felice, Gennaio 2021)

Agnese Coppola (Nola – NA). Laurea in Lettere classiche nel 2004. Vive in provincia di Milano dal 2006 dove insegna presso l’Istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Curiosa, appassionata e vorace lettrice scopre il mito di Lilith che determina un’esplosione poetica e il coinvolgimento dei suoi studenti nel progetto “Io sono Lilith”. È co-fondatrice della Rivista internazionale «Tam tam bum bum» e attiva organizzatrice di eventi culturali – poetici e artistici come NaviglioInVersi e Ric-amati. Pubblicazioni: Mario, in Vacanze milane (Guerini e Associati, 2012); Ho sciolto i capelli, abbracciami Frida (La ruota edizioni, 2^ ed., 2018); Strisce pedonali, L’Erudita, 2018 ( romanzo); Specchi (dialogo poetico) con Gianni Bombaci (Raccolto, 2019); La sete della sera, Ed. La vita felice (gennaio 2021).

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

FANTASMI
Pareidolie (Seconda parte)

Parte 2 

Dal primo giorno, tutti i giorni a partire dalle sette di sera quando la biblioteca chiude al pubblico, Rosa Wolfe, che mi ha preso in grande simpatia, mi racconta un mucchio di storie interessanti. Interessanti non dice abbastanza, perché Rosa diventa ogni giorno più misteriosa, quindi profetica, infine apocalittica. Su Truro, questa sarà la sua conclusione, si sta addensando un “cataclisma psichico”. Usa proprio questa espressione, impropria, disturbante. Secondo lei, da forestiero e da giornalista, io solo posso fare qualcosa per evitarlo. La cosa mi imbarazza, sarà anche un po’ eccentrica, o una spostata, ma Rosa mi piace. E sento confusamente che “non è solo matta”, che c’è qualcosa di troppo strano a Truro per non portare a un qualche male.
Ma ora è ancora la mia prima sera, la bibliotecaria incaricata mi accompagna fino all’uscita. “Se ti va di ascoltare altre frottole, io domani sono sempre qui”, ride, forse mi prende solo in giro, come si fa con chi arriva da fuori. Sono le dieci e mezza, senza rendermene conto sono rimasto in biblioteca quasi quattro ore; è buio pesto, e domattina comincia il campionato. Alle 7 in punto.

Capisco l’impazienza del lettore, sempre che il campionato pareidolico abbia suscitato in lui un qualche interesse. Forse mi sono disperso troppo, ho imboccato viottoli laterali, ho divagato, sono andato fuori dal seminato. Mi succede, mi succede spesso, ma come dice il mio caporedattore, alla fine il cerchio si chiude sempre. E quando si chiude? Ora si chiude. Infatti, ecco che vi presento i sette concorrenti e le loro precipue caratteristiche e straordinarie abilità.
Numero uno: Il Polacco, quello con gli occhi bianchi che avevo intervistato al mio arrivo. Circa sessant’anni, un aspetto da profugo dell’est, voce stridula, sguardo allucinato. La specialità del polacco sono i felini. Lui nelle nuvole vede, immagina – millanta? – solo rappresentanti della famiglia dei felini, dal gattino miagolante fino al leone rampante in varie pose e maniere.
Poi c’è l’Inglese, le sue pareidolie si concentrano su treni, locomotive e vagoni di ogni marca, epoca e fattura. Il numero 3, il Gallese, nelle nuvole vede animali mitologici, preferibilmente divinità olimpiche e costellazioni.
Veniamo all’Irlandese: la sua specialità sono le figure della mitologia silvestre e celtica in particolare (quelle sopra elencate ed altre ancora).
Il Bretone invece è specializzato in grandi personaggi storici; al precedente Campionato Mondiale fece scalpore la sua performance: in una settimana vide 43 volte Napoleone in diverse fogge e posture. Perché questa ossessione per Napoleone? Gliel’ho chiesto, e la risposta mi ha spiazzato: “Perché Napoleone Bonaparte non è Corso, in realtà è nato in Bretagna”.
Che potevo dirgli? Nulla, ho girato l’angolo e ho cercato il sesto concorrente, l’Islandese, un tipetto scontroso, spigoloso, irsuto, non privo però di una asprigna eleganza: le sue nuvole sono popolate da foche giocherellone e da orsi polari. Bianchi naturalmente, e proprio su quel bianco Il Bretone aveva avuto in passato da eccepire e aveva protestato con la giuria. La tesi bretone era che vedere un orso bianco su una nuvola bianca significava un vantaggio indebito per il concorrente islandese. Lui, sosteneva, faceva cento volte più fatica a vedere il Bonaparte di quanto non ne facesse il piccolo Islandese con un semplice orso bianco.
Dopo averne discusso per tre ore, i tre vecchietti del comitato organizzativo, che funge anche da Giuria inappellabile, aveva respinto il ricorso. Come a dire: uno nelle nuvole ci può vedere ciò che più gli aggrada: “Perché, senza attenersi a un’assoluta libertà, ogni pareidolia si dissolve nell’aria”, leggo nel verdetto.

Manca solo il settimo, Il Praghese, nazionalità ceca ma di lingua tedesca e mamma ebrea (“lo sa, sono un lontanissimo cugino di Franz Kafka”). E’ lui  il fuoriclasse, il campione in carica, il vincitore di due delle tre edizioni già disputate. Si chiama Laszlo Hazek e decido di passare con lui la prima giornata di gara. Di lui mi aveva parlato malissimo la bibliotecaria. Quando aveva pronunciato il suo nome, avevo visto un tremito percorrere la signorina Wolfe dall’alto al basso, dalla cima della testa bionda cotonata agli stivaletti neri senza tacco.
Laszlo mi da dà appuntamento alle 7 precise davanti alla cattedrale, munito di bicicletta, borraccia e qualche sandwich. È vestito in abiti scuri e assurdamente pesanti, in cima alla testa a pera un cappellaccio nero a larga tesa.
Il polacco mi stava ancora esponendo la sua teoria sul Triangolo Magico, ma arriva lo sparo del presidente della giuria, allora mi congedo in fretta e per accodarmi alla bicicletta di Laszlo che punta deciso verso la campagna e il mare.
È una giornata di mezzo sole e vento leggero. Superiamo un piccolo dosso, basse sull’orizzonte ecco le prime nuvole. Laszlo si ferma, le osserva per qualche minuto, scuote la testa e riprende a pedalare. Anche se sono solo un neofita, mi sto appassionando al tema, punto il naso in alto e nel cielo vedo chiarissimamente un treno a vapore, con tanto di locomotiva sbuffante e tre vagoni al seguito. 
Ma intanto il Ceco mi ha già staccato, forse l’ho perso in quell’intrico di stradine; finché lo ritrovo fermo dietro una doppia curva, lo sguardo assorto, in una mano un taccuino, nell’altra una piccola matita. Non sembra un tipo molto socievole questo Laszlo, ma io devo fare il mio lavoro, e allora domando: “Sta annotando il suo primo avvistamento?”. Mi risponde in un inglese stentato, e mi accorgo che la sua voce è cambiata, assomiglia a qualcosa di inanimato, a una frana di pietre che rotola nella pioggia, o a un rantolo affannoso, al sibilo di un asmatico. Laszlo smette di scrivere e si volta verso di me: “Oggi si comincia bene, sono già al numero 9, e se la fortuna continua a assistermi…”.

Rifletto… 9 pareidolie, dico NOVE, e in meno di mezz’ora! Ma chi controlla la regolarità degli avvistamenti?
Non vedo nessun giudice all’orizzonte, nel raggio di chilometri ci siamo solo io, Laszlo e le nostre biciclette. Con tutto il rispetto per il campione, mi sembra che Lazlo l’abbia sparata grossa, come Giovannino senza paura che stermina le mosche posate sul cacio fresco: Sette in un colpo! Allora anche io potrei dire di aver visto in cielo non un treno ma un’intera stazione, un deposito ferroviario, una fabbrica di treni.
Devo assolutamente chiarire la cosa con la giuria. Ma intanto Laszlo è ripartito in direzione sudest, e io dietro, mentre il vento rinforza e il cielo si affolla di nubi. Lazlo sembra instancabile. Solo dopo una quantità non numerabile di strade, stradine, viottoli, andate e ritorni, curve, salite e discese, e nuvole naturalmente, alle sei e mezza del pomeriggio prendo congedo da Laszlo (lui andrà avanti fino al tramonto) per tornare in Truro e infilarmi in biblioteca.

Non so come sia andato il primo giorno di caccia degli altri concorrenti, ma la performance venatoria di Laszlo fa impressione. O bisognerebbe chiamarla pesca miracolosa? Devo credere o diffidare? Entro in biblioteca e mi butto sopra una sedia, stanco da morire. stanchissimo. Alla mia amica Rosa Wolfe, tenutaria della biblioteca e depositaria della memoria loci, ho però alcune domande da porre. La giornata in compagnia del praghese mi ha ingarbugliato i pensieri. Le chiedo se devo credere a tutti gli avvistamenti, e cosa avvista questo misterioso Laszlo, animali, piante o persone? “Non l’ha ancora capito? Lui nelle nuvole vede le persone che se ne sono andate”. Ancora non capisco. Rosa abbassa il tono della voce: “Lui vede quelli che non ci sono più, quelli che se ne sono già andati dall’altra parte”; e in un sussurro: “Lui vede i morti”. Perché, mi spiega, il praghese non è solo un esperto di nuvole presenti e viventi, lui è un evocatore, un tramite, una specie di medium. “Per questo Laszlo è pericoloso, molto pericoloso. Lui gioca col fuoco, capovolge il mondo.”.

La paffuta Rosa Wolfe sembra improvvisamente spaventata, mi correggo, Rosa Wolfe è in preda al terrore. terrorizzata: “Dobbiamo sperare solo che non succeda…”. Allora mi ribello a quel dire e non dire: MA SUCCEDA COSA? COSA CAZZO DEVE SUCCEDERE? Questo Rosa  non me lo dice, forse perché nominare una cosa può contribuire a farla accadere.

Mi è passata la fame, non ho nemmeno sonno, penso a Laszlo e a Rosa; le loro parole, gli sguardi, i silenzi mi hanno messo una pietra sullo stomaco. Come Primo Giorno può proprio bastare. Raggiungo la locanda, è una notte chiara illuminata da un miliardo di stelle, ma questa volta non riesco a sentire nessun incanto, nessuna emozione davanti a quella esibizione di infinito. C’è qualcosa di strano, e anche le stelle non mi sembrano le solite stelle. A Londra sono abituato a vederne una ogni tanto, qui invece si esagera.
Attraverso la piazza notturna di Truro a piedi, lentamente, tengo la bicicletta con la mano destra, come un cavallo alla briglia. In una frazione di secondo tutto si illumina a giorno, dal campanile all’ultimo granello di ghiaia. Accecato, lascio cadere a terra la bicicletta, e prima che raggiunga il selciato mi raggiunge un tuono spaventoso, e subito dopo un vicinissimo schianto, come se i tedeschi avessero minato la Torre di Londra.
Di quel fulmine a ciel sereno vedrò gli effetti la mattina dopo. La quercia secolare alle porte della cittadina è stata squarciata da una bomba di fuoco. I resti del suo tronco enorme e nero continueranno a fumare per tutta la settimana.

continua …

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