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Giorno: 16 Dicembre 2018

PER CERTI VERSI
La canzone del Principe /1


Ogni domenica Ferraraitalia ospita “Per certi versi”, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione “Sestante: letture e narrazioni per orientarsi”.

 

LA CANZONE DEL PRINCIPE

La musica, spente le dolci note, vibra nella memoria (J. Keats)

PROLOGO

i morti
sui campi di battaglia
esangui
al cielo avvoltoio
si conficcano
le ragioni e i torti
nella pelle della storia
fumano
le armature sciolte
in ferro nemico
tra il sogno spento
di Carlo Quinto
e la fredda pace
di Vestfalia
*
splende a lampi
di sole notturno
l’ultimo rinascimento
fu tempo
di amore e sangue
*
unghie
di neve
le vette
dalle grandi mani
sfiorano
tastiere di nuvole
nei singulti di luce
cola cera
alla fiamma mattina
sole sole
che prendi
che apri
la scatola dei denti
al sorriso
vai anche tu
a stracciarti
contro gli scogli
del cielo
*

CARLO E MARIA

poiché mia cruda sorte…
così nel suo castello
Carlo Gesualdo
principe di Venosa
pensava a Maria
bellissima moglie
che privò
di quella passione
che nudamente
l’ardeva
*
lei aveva tutto
il lucore svevo
degli occhi
bagnati dal Golfo
della malinconia
la stazza degli avi
nella sensualità
ardente di vita
giovane vedova
si adagiò a prima vista
all’amore tenero e fraterno
l’amore di sempre
che non tracolla mai
del cugino
Carlo Gesualdo
principe di Venosa
*
nel palazzo degli splendori
il cuore di Maria si rannicchiava
nel petto esuberante
opera collinare
di perfetta bellezza
la luce di Napoli
cadeva contro gli scuri
dell’antica dimora
dove la musica era regina
lei solo principessa
*
iniziò così per gioco
il tradimento
l’amore a suo piacimento
lei che tutto aveva
tutto pretendeva
Maria
non fece eccezione
con l’amante Carafa
scaltro tessitore di trame
cortigiane
*
vo’ gridando la mia libertà
ai mille occhi
del sospetto
Maria così
spianava
il suo demone
Napoli guardava
ipnotizzata dalla bellezza
e dalla follia
esibita
guardava
coniugi
amanti
*
come poteva lui
il Principe
sopportare?
come poteva lei
la venere sveva
continuare?
lavare l’onta
salvare l’onore dei Gesualdo
Carlo non ebbe scelta
*
le tragedie si nutrono
della tracotanza
delle ristrettezze
del cuore
così fu
*
di notte fu uccisa
colta nel letto
al lume delle torce
Carlo delirando gridava:
uccidi uccidi
ancora
*
poi fuggì
coi coltelli del rimorso
piantati nel ventre
il tempo lo angosciava
allargava le ferite
della sua anima
perché mia cruda sorte
non mi hai tagliato le vene
perché anch’io non sono caduto
sotto i colpi inferti a Maria
perché amore affondava
nella carneficina?
*
solo
nel castello
che portava
il suo nome
Gesualdo
compose struggenti
madrigali d’amore
*

1. continua

Il toro Jacopo e la mucca Monica

La storia è stata inventata in una classe prima con la tecnica della staffetta: un bambino inventa un primo pezzo, un secondo aggiunge un secondo pezzo, coerente con il primo, e via di seguito.

Il toro Jacopo e la mucca Monica

C’era una volta un toro scatenato di nome Jacopo che viveva in un recinto.
Un giorno era così furioso che buttò giù il recinto e scappò via!
Salì sopra una macchina, sfondando il tettuccio e il volante.
Il padrone dell’auto, il signor Fabio, era un nonno un po’ sordo e non si era accorto di nulla, ma la macchina si fermò e allora Fabio scese e iniziò a guardare dappertutto.
Il toro, ancora più furioso, scese dall’auto e iniziò a rincorrerlo finché si stancò.
Fabio si nascose dietro ad una siepe e il toro, cercandolo, vide la mucca Monica.
Il toro Iacopo si avvicinò alla mucca Monica e le chiese di andare sulla montagna a fare un picnic con lui.
Monica disse che era un’idea fantastica e immediatamente il toro non si sentì più furioso, ma contento: era troppo felice di avere un’amica nuova con cui passeggiare tra l’erba fresca.