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Mese: Luglio 2016

Crronacacomune: la newsletter del 25 luglio 2016

da: Ufficio Stampa del Comune di Ferrara

MUSEO STORIA NATURALE – Incontro giovedì 28 luglio alle 21 in via De Pisis
Andrea Antinori presenta il suo “libro sulle balene”
25-07-2016

Che cosa sappiamo davvero sulle balene? Di cosa si cibano? In quali mari vivono? E quante balene diverse esistono? A dare risposta a queste e altre domande ci prova “Un libro sulle balene” di Andrea Antinori (edito da Corraini) che sarà presentato giovedì 28 luglio alle 21 al Museo civico di Storia naturale (via De Pisis 24, Ferrara). L’incontro con l’autore, coordinato dal direttore del Museo Stefano Mazzotti, rientra nel calendario de ‘Le serate della balena’, cinque appuntamenti dedicati ai cetacei, per approfondire i temi della mostra ‘Pesci? No Grazie siamo Mammiferi’ in corso nella sede del museo di via De Pisis fino al giugno 2017. Il volume di Antinori è ricco di curiosità su questi mitici animali, da sempre oggetto di leggende e protagonisti di tante opere letterarie.
La partecipazione all’incontro è libera e gratuita.

Consulta il calendario de ‘Le serate della balena’ su CronacaComune dell’8 luglio 2016

Per informazioni: tel. 0532.203381/206297
e-mail: museo.storianaturale@comune.fe.it

Per saperne di più: http://storianaturale.comune.fe.it

Pesci? No, grazie, siamo Mammiferi!

LAVORI PUBBLICI E VIABILITA’ – Interventi dal 27 luglio con circolazione a senso unico alternato
Nuova pavimentazione per un tratto di via dei Calzolai
25-07-2016

Prenderanno il via mercoledì 27 luglio, salvo condizioni meteo avverse, i lavori programmati dall’Amministrazione comunale per il rifacimento del manto stradale in via dei Calzolai, nel tratto da via Acquedotto per circa 1200 metri in direzione di Ferrara. Nel periodo di esecuzione dei lavori, il traffico veicolare, nel tratto di strada interessato, sarà a senso unico alternato, regolato da movieri o impianto semaforico.

Infrastrutture. People mover, mercoledì 27 conferenza stampa e sopralluogo ai cantieri

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Lo stato di avanzamento lavori della navetta che collegherà l’aeroporto e la stazione sarà presentato alla stampa. Presenti l’assessore regionale Donini, il sindaco Merola e la presidente di Marconi Express Finzi. Seguirà la visita ai cantieri

Bologna – A nove mesi dall’avvio dei cantieri per la realizzazione del People mover di Bologna – la navetta automatica che in 7,5 minuti collegherà aeroporto e stazione – Marconi Express, il Comune di Bologna, la Regione Emilia-Romagna tracciano il quadro dell’opera nel corso di una conferenza stampa che sarà seguita da un sopralluogo nelle aree dove sono in corso i lavori.
La stampa è invitata.

Programma

ore 9,00: conferenza stampa nel cantiere base in via Agucchi (vicino al civico 114) alla presenza di:

Rita Finzi, presidente Marconi Express spa
Raffaele Donini, assessore a Trasporti della Regione Emilia-Romagna
Virginio Merola, sindaco di Bologna
Roberto Boni, direttore di cantiere
ore 10,00: sopralluogo ai cantieri (con navette a cura dell’organizzazione): Monolite – Berlinesi – Aeroporto – tratto Lazzaretto-stazione

ore 11,30: rientro al cantiere base

Mercoledì 27 luglio i burattini tornano al Lido di Pomposa

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Prosegue con grande successo la quarta edizione di “Comacchio a Teatro Estate”, la rassegna estiva itinerante nei lidi, rivolta a ragazzi e famiglie. Mercoledì 27 luglio prossimo i burattini faranno ritorno in Piazza Ballardini, per il secondo appuntamento di quest’estate a Lido di Pomposa. Protagonista della serata sarà il Teatro Medico Ipnotico di Patrizio Dell’Argine. Artista a tutto tondo, pittore, regista teatrale e burattinaio, Patrizio è nato a Parma 42 anni fa. Dopo un periodo di apprendistato e lavoro con il Teatro delle Briciole, nel 1999 ha vinto il premio Scenario, uno dei massimi riconoscimenti per autori e giovani compagnie teatrali. E’ stato tra i fondatori e principali animatori per oltre un decennio dell’attività di Ca’ Luogo D’Arte, esperienza artistica e di produzione con sede a Gattattico nel reggiano, e tra le più affermate ed apprezzate nel panorama nazionale del teatro di figura e per ragazzi. Da alcuni anni ha inaugurato l’esperienza del Teatro Medico Ipnotico, che lo vede autore e protagonista di numerosi spettacoli, spesso assistito da Veronica Ambrosini. Patrizio costruisce tutto da solo, dalla forma lavorata con scalpelli e sgorbie, ai disegni sulla stoffa della scenografia. I suoi racconti sono pieni di spiriti, hanno personaggi grotteschi e non sempre arriva il lieto fine.

Mercoledì a partire dalle ore 21.15 in Piazza Ballardini a Lido di Pomposa, la citata compagnia presenterà l’originalissimo spettacolo VERDI!. Giuseppe Verdi e Richard Wagner durante una passeggiata in città discutono di melodramma e tragedia. Al dibattito consegue un diverbio, ed il Maestro si accalora un pò troppo, andandosene in malo modo; così Wagner decide di dare una lezione a lui e a tutta la città: sguinzaglia il suo feroce cane Tannhauser, per scatenare l’apocalisse. Dopo tante distruzioni viene messa una taglia sul cane infernale, ma solo un uomo riuscirà a domarlo e a liberare così la città dall’ondata di ultra-violenza. Si tratta di uno spettacolo prodotto dal Castello dei Burattini-Museo Giordano Ferrari per festeggiare il bicentenario della nascita di Verdi.

L’appuntamento successivo si terrà mercoledì 3 agosto a Lido degli Scacchi; saranno protagonisti I Burattini di Massimiliano Venturi, con lo spettacolo “Burattini in Fiaba”. La programmazione, realizzata in collaborazione con Bialystok Produzioni e con la direzione artistica di Massimiliano Venturi, è gemellata con la rassegna ravennate “Burattini alla Riscossa!”, che festeggia quest’anno la decima edizione. Le due rassegne sono parte integrante di un cartellone che attraversa per tutta l’estate le due provincie, realizzato con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Centro Unima Italia.
L’ingresso agli spettacoli è gratuito. Il programma completo è in distribuzione negli uffici informazioni turistiche dei Sette Lidi e negli esercizi commerciali, ed è scaricabile sul sito www.comacchioateatro.it. In caso di pioggia gli spettacoli saranno rinviati a data da destinarsi. Info: 349 0807587 – email info@comacchioateatro.it ; www.comacchioateatro.it e www.burattini.info

Golf: in via Gramicia l’originale competizione a squadre

da: Addetto Stampa Cus Ferrara

Cus Ferrara Golf – La Squadra “Belli ed Eleganti” domina il Challenge 2016

Una singolare competizione che ha visto opposte due fazioni create con fantasia
ed amicizia dai soci della sezione sportiva, è andata in onda sul percorso del
CUS Ferrara. Da una parte “The Dream Team” , detentori del titolo 2015,
dall’altra i “Belli ed Eleganti”. La Gara prevedeva uno scontro a coppie con
formula Greensome match play per le prime 9 buche mentre per le seconde 9
singolo match play. Ogni incontro vinto da una squadra portava un punto e, in
caso di pareggio all’ultima buca, mezzo punto ad entrambe. Questa edizione è
stata vinta dalla compagine dei “Belli ed Eleganti” che è riuscita in questo
modo a “pareggiare i conti” con la fazione opposta. I concentratissimi
concorrenti hanno dato vita nei vari incontri a vere battaglie senza esclusione
di colpi, a suon di tanti par e birdies. Come detto, l’ha spuntata la squadra
dei “Belli ed Eleganti” che ha avuto il merito di crederci fino alla fine
indovinando gli accoppiamenti delle prime 9 buche con formula Greensome.
L’arrivo degli ultimi team di gioco è stato salutato da un boato di gioia della
squadra vincente; emozionante anche la premiazione che ha visto i due capitani,
Sergio Priani e Paolo Martorana, stringersi la mano con il secondo consegnare il
Challenge e le medaglie ai vincitori. I festeggiamenti sono continuati al buffet
finale con la promessa del “Dream Team” di dare battaglia il prossimo anno per
riprendersi il Trofeo, sempre tutto in amicizia e sana sportività. Ingredienti,
questi ultimi, necessari per divertirsi e ottenere anche ottimi risultati.

Drinkabook, rassegna di libri a tematica gay, lesbica e trans mercoledì 27 luglio, Mattia Cesari

da: Circomassimo Arcigay e Arcilesbica

Eccezionalmente mercoledì 27 luglio, alle 21,30, sotto i portici di Palazzo San Crispino, presso la libreria Ibs-Il Libraccio, si terrà l’ultimo dei cinque incontri della rassegna letteraria a tematica lgbti denominata ‘Drink a Book’, organizzata da CircoMassimo – Arcigay Arcilesbica Ferrara e giunta alla sua quattordicesima edizione.
Dopo Emiliano Reali, Giulia Ciarpaglini, Stefano Paolo Giussani e Chiara Sfregola, i notturni si chiuderanno con Mattia Cesari a presentare il suo ‘Omofollia’, edito da Rizzoli.
Mattia, che oggi ha 19 anni e ha appena dato la maturità è un ragazzo come tanti che a 16 anni inizia per gioco a postare video in cui imita Belén Rodríguez e nel giro di poco diventa noto sui social. Col tempo, a questo suo lato ironico, Mattia ne affianca uno più intimo: dopo aver fatto coming out, inizia a raccontare i suoi sentimenti e le sue posizioni sul mondo gay e sull’omofobia in modo onesto, tenero e magnetico, trasformandosi in un punto di riferimento per molti giovani della sua età che trovano in lui una voce amica e un esempio.
L’omofobia diventa per Mattia “Omofollia” ovvero la consapevolezza che alcune idee siano totalmente prive di logica, come il considerare l’omosessualità una malattia contagiosa. “Molte persone omofobe credono che noi gay siamo malati e che la nostra malattia sia contagiosa. Tutto questo è folle!” con questo assunto Mattia inizia il suo racconto, cominciando dalla sua infanzia fino ad arrivare alla sua adolescenza, periodo in cui il web diventa una valvola di sfogo e un punto di contatto con il mondo. Attualmente Cesari è infatti un popolare youtuber e i suoi video, passando dalle imitazioni a vere e proprie scenette recitate spesso in coppia con la sorella, vantano migliaia di visualizzazioni e una popolarità mediatica notevole tra i coetanei.
Il famoso locale Giori di piazza Savonarola offrirà i drink già disponibili dalle 21 e per tutta la durata dell’incontro. Lo sponsor della rassegna è il nuovo negozio di t-shirt e felpe Freeking di via Contrari.

Agricoltura. Più competitività sui mercati e maggiore rispetto per l’ambiente, la Regione accelera sulla ricerca: al via 52 Gruppi operativi per l’innovazione. Risorse per 12 milioni di euro. Caselli: strategico oggi investire nella ricerca pubblica

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Gli atenei dell’Emilia-Romagna, centri di ricerca e di formazione ma anche aziende private nell’inedita alleanza dei Goi, una delle principali novità della Programmazione comunitaria 2014-2020. Al lavoro su sviluppo competitivo delle aziende agricole; gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei pesticidi; qualità dei suoli e contrasto all’erosione; riduzione del consumo di acqua in agricoltura. Bando della Regione in tempi record

Bologna – Nuove tecniche di irrigazione per preservare una risorsa sempre più preziosa; agricoltura conservativa per contrastare l’erosione dei terreni appenninici e lotta alle malattie delle piante con sistemi a basso impatto ambientale; riduzione dell’antibiotico-resistenza negli animali da allevamento; sviluppo di nuove varietà di frutta, ortaggi e viti più resistenti al cambiamento climatico; miglioramento della biodiversità e recupero di varietà antiche di frumento. Ma anche nuove modalità di lavorazione dei terreni per ridurre la dispersione di anidride carbonica nell’aria, contrastando l’effetto serra e – allo stesso tempo – migliorando il contenuto di carbonio e dunque la fertilità del suolo.

La Regione Emilia-Romagna accelera sulla ricerca in agricoltura e lo fa finanziando con 12 milioni di euro 52 Gruppi operativi per l’innovazione (Goi), le inedite alleanze tra mondo agricolo e mondo della ricerca che rappresentano una delle novità principali della Programmazione comunitaria 2014-2020. Con un obiettivo: aziende agricole più competitive sui mercati, ma anche più sostenibili ed efficienti nella gestione delle risorse naturali.

I 52 partenariati – ora al nastro di partenza – lavoreranno su altrettanti Piani di innovazione nei seguenti settori: sviluppo competitivo delle aziende agricole; gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e dei pesticidi; qualità dei suoli e contrasto all’erosione; riduzione del consumo di acqua in agricoltura.

“Un risultato importante – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli – sia per il numero e la qualità dei progetti selezionati, che per la tempistica, che ci vede prima Regione in Italia e tra le prime realtà in Europa. Investire in ricerca – in particolare nella ricerca pubblica – oggi è strategico, per competere sui mercati, migliorare la qualità dei prodotti, rafforzare le prestazioni ambientali”.

Progetti di innovazione dunque con ricadute immediatamente operative, la cui durata non potrà superare i 36 mesi e i cui risultati confluiranno e saranno diffusi attraverso la Rete del Partenariato europeo per l’innovazione (Pei).
Complessivamente i 52 Goi aggregano circa 400 soggetti tra università ed enti di ricerca, aziende agricole e agroalimentari, enti di formazione e di consulenza.
Una rete diffusa sul territorio che comprende, in particolare, tutte le Università dell’Emilia-Romagna e la Cattolica del Sacro Cuore sede di Piacenza, i centri di ricerca Crpv (Cesena ) e Crpa (Reggio Emilia), il Consorzio di bonifica del canale Emilia-Romagnolo (Bologna), l’azienda agraria sperimentale Stuard (Parma), l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, ma anche aziende private.
Considerando anche il cofinanziamento privato i 52 progetti movimenteranno investimenti per 14,5 milioni di euro.
Ma altre risorse pubbliche sono in arrivo entro la fine del 2016: si tratta di 16 milioni di euro che finanzieranno nuovi bandi per la ricerca in agricoltura tra ottobre e dicembre. Complessivamente le risorse a disposizione per finanziare i Goi, entro il 2020, ammontano a 50 milioni.

I progetti finanziati
Sono 18 i progetti per migliorare la competitività e sostenere la ristrutturazione e l’ammodernamento delle aziende agricole (Focus area 2A). Il totale dell’investimento è pari a 5,9 milioni di euro e il contributo pubblico pari a 4,2 milioni di euro.
Altri 20 si propongono di migliorare la qualità delle acque, con particolare attenzione alla presenza di fertilizzanti e pesticidi (Focus area 4B), per un costo complessivo di 6,2 milioni e un contributo di 5,6 milioni.
Per sostenere sistemi colturali di tipo conservativo, cioè con ridotta lavorazione del terreno e migliorare la qualità dei suoli (Focus Area 4C), sono stati selezionati 4 progetti per un investimento di 731 mila euro e un contributo che sfiora i 658 mila euro.
6 progetti puntano a un uso più efficiente dell’acqua in agricoltura, riducendone le dispersioni (Focus Area 5A). Quasi 967 mila l’investimento, per un contributo di 869 mila euro.
Infine, sono stati finanziati 4 progetti per il sequestro di carbonio nel terreno e il contrasto al cambiamento climatico (Focus area 5E). Il costo è di 673 mila euro interamente coperto da contributo pubblico.

I 52 progetti sono stati selezionati da una commissione scientifica indipendente, coordinata dall’Accademia nazionale di agricoltura di Bologna. “La valutazione dei progetti – ha spiegato il presidente dell’Accademia Giorgio Cantelli Forti – è stata compiuta in modo anonimo, secondo standard internazionali e ha coinvolto 150 esperti”.
I bandi (aperti l’11 gennaio) si sono chiusi il 31 marzo scorso. I progetti presentati sono stati 160 e il procedimento di esame si è svolto in 105 giorni. La percentuale del contributo pubblico è stata di circa il 70% per i progetti rivolti a sostenere la competitività aziendale, intorno al 90% per quelli di carattere ambientale (acqua e suolo) cui è riconosciuta una particolare rilevanza per la collettività e di quasi il 100% della spesa ammissibile nel caso di interventi per il sequestro di carbonio. I 52 progetti interessano tutti i principali comparti dell’agroalimentare emiliano-romagnolo in particolare il contributo ha avuto la seguente suddivisione: lattiero-caseario (7%), bovini (4.6%), suini (3,8%), foraggere (1,4%), cerali (26%), ortofrutta (37,9%), vitivinicolo (14,1%) e rimanenti settori per il 5,4%.

I Goi: un “patto” per l’innovazione in agricoltura
Possono avere le più diverse forme giuridiche: reti di impresa, associazioni temporanee di impresa o di scopo, ecc.. L’importante è che riuniscano almeno un’azienda agricola e un ente di ricerca, pubblico o privato, in un “patto” a termine per l’innovazione in agricoltura.
I Goi possono comprendere anche enti di formazione, consulenti, aziende di trasformazione e commercializzazione del settore agroalimentare. Nei bandi regionali è riconosciuta una premialità – a parità di requisiti – ai Goi che comprendono anche l’attività di formazione. Ogni Goi deve presentare un Piano di innovazione che abbia ricadute operative, ovvero, che risolva problemi concreti di un’azienda agricola, i cui risultati dovranno essere diffusi attraverso la rete europea del Partenariato per l’innovazione.

“Il fascino del cammino di Santiago ed altre grandi vie” il 22 luglio in sede Ascom

da: Ufficio Stampa Ascom Ferrara

Ogni viaggio è anche un percorso in se stessi alla ricerca dei propri limiti, valori, spiritualità. Ad approfondire il tema affascinante dei grandi itinerari dei pellegrinaggi religiosi svolti a piedi (ma anche in bicicletta, carrozzina…) sono stati venerdì sera (il 22/07 us.) – nella sala conferenze “Zamorani” in sede Ascom Confcommercio a Ferrara) – Donatella Segarizzi, professionista esperta nell’ organizzazione di cammini in tutta Europa, Roberto Vitali presidente di Village4All (alias Robyn’cool le cui avventure sull’accessibilità stanno calamitando le attenzioni sul mondo dei Social, in città e non solo) e via skype Pietro Scidurlo, camminatore in carrozzina, Autore di “Santiago per Tutti” e Fondatore di Free Wheels Onlus.
Al centro dell’originale serata i grandi cammini che i pellegrini cristiani hanno percorso nei secoli: strade dai nomi famosi come Santiago di Compostela, la via Francigena o quella Romea Germanica (quest’ultima fa tappa anche a Ferrara, inaugurata nel 2015 e parte integrante dei cammini d’Europa) e tante altre ancora.
“Come hanno ampiamente dimostrato i numeri di camminatori con decine di migliaia di presenze registrate – spiega Vitali esperto di turismo accessibile – stanno aumentando esponenzialmente i pellegrini, anche con gravi difficoltà motorie, che percorrono per intero un cammino od anche solo per un tratto. Si tratta di una nuova nicchia di turismo per Ferrara se la nostra città saprà accoglierli in modo accessibile con strutture ricettive e segnaletica adeguate, insomma in modo globale”.
Un’appuntamento che ha permesso di affrontare dal punto di vista ideale ma anche pratico come prepararsi ad un’esperienza in grado di cambiare le vite dei camminatori, di ogni età ed in ogni condizione fisica ed spirituale. Per ritrovare se stessi e la propria fede.

Volontari e Polizia provinciale recupero reti abusive pesca nel Gorese

da: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara


Polizia provinciale e guardie volontarie contro la pesca abusiva a Goro

Una pattuglia dell’Unione pescatori estensi (Upe), durante un servizio notturno di vigilanza volontaria in territorio del comune di Goro e con il coordinamento della Polizia provinciale, ha notato una rete a tramaglio che chiudeva gran parte del cosiddetto “Po Morto di Goro”, un corso d’acqua realizzato con l’innalzamento dell’argine del Po di Goro.
I quattro volontari dell’Upe, assieme a due pescatori sportivi goresi, appassionati carpisti, verso le 23,30 hanno iniziato l’attività di recupero della rete, priva di ogni contrassegno.
A bordo di una piccola imbarcazione hanno salpato oltre 400 metri di rete, liberando alcune carpe ancora vive.
L’intervento si è concluso dopo circa un’ora, con la soddisfazione dei volontari per la rimozione di una rete vietata dalla legge, sia per dimensioni che per le modalità con le quali era stata collocata.
“Ringrazio i volontari dell’Upe e i pescatori sportivi – dice il comandante della Polizia provinciale Claudio Castagnoli – per la meritoria attività che svolgono a difesa del rispetto delle regole e della legalità anche nel campo della pesca”.

Mercoledì 27 luglio Mattia Cesari presenta il libro “Omofollia” presso la Libreria Ibs+Libraccio

da: ufficio stampa Ibs Libraccio

14° edizione di DRINK A BOOK

Notturni letterari a tematica gay, lesbica e transessuale

Nell’ultimo dei cinque appuntamenti con la narrativa di genere organizzati e presentati da

Circomassimo Ferrara, Arcigay e Arcilesbica

Durante la presentazione aperitivo offerto dal Giori di Piazza Savonarola 1

mkHo 19 anni e vi racconto come l’omofobia ha cambiato la mia vita

Gita di terza elementare, tutti in pullman, destinazione la necropoli etrusca di Cerveteri. Due bambine di un’altra classe sedute sul sedile davanti si girano verso di me. Una allunga la mano e mi afferra una ciocca lunga e bionda di capelli. Non tira, li accarezza stupita e dice: «Come ti chiami?». «Mattia.» «Mh-mh. E perché hai i capelli da femmina?» Non lo sapevo che quelli fossero «capelli da femmina». Per me erano i capelli come li portava quel figo di mio padre e gli avevo chiesto di lasciarmeli crescere proprio come i suoi, ma evidentemente su di me l’effetto era, come dire, diverso. Da quel momento, anno dopo anno, Mattia inizia a vedere le cose da un altro punto di vista, a riconoscere e accettare gradualmente la sua identità sessuale, a confrontarsi con l’ottusità della gente, quella che lui definisce «omofollia», e a tentare talvolta di aprire almeno una piccola breccia nel muro dell’omofobia. Il tutto sullo sfondo della sua improvvisa e inaspettata popolarità sul web – con i pro e i contro che comporta – e la voglia di crescere ogni giorno di più. Una voce fresca e sincera per raccontare la storia di un adolescente normale.

Mattia Cesari (Roma, 1997) è un ragazzo come tanti che a 16 anni ha iniziato per gioco a postare video in cui imitava Belén Rodríguez e nel giro di poco è diventato noto sui social. Col tempo, a questo suo lato ironico, Mattia ne ha affiancato uno più intimo: dopo aver fatto coming out, ha iniziato a raccontare i suoi sentimenti e le sue posizioni sul mondo gay e sull’omofobia in modo onesto, tenero e magnetico, trasformandosi in un punto di riferimento per molti giovani della sua età che trovano in lui una voce amica e un esempio.

Tutti gli incontri si tengono alle ore 21:30 sotto il porticato della libreria

Locazioni in città Universitarie

da: Ufficio Stampa Gruppo Tecnocasa

Il 6,4% di chi cerca immobili in affitto è composto da studenti

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha realizzato una fotografia delle locazioni nelle città universitarie, infatti sono numerosi gli studenti universitari che, subito dopo l’estate, si dedicano alla ricerca della casa nella città dove seguiranno i corsi.
Gli studenti, rappresentano il 6,4% di coloro che si rivolgono alle nostre agenzie per cercare immobili in affitto con punte più alte in città come Milano (21,3%), Torino (19,8%), Bologna (14,4%) e Roma (12,7%).
Questo target quasi sempre affitta trilocali in modo da poter condividere l’appartamento con altri amici/studenti.
L’elemento fondamentale della scelta è la location che deve essere il più possibile vicina alla sede universitaria oppure facilmente raggiungibile con i mezzi di trasporto. Si prediligono i quartieri serviti e gli appartamenti arredati con immobili di qualità, con aria condizionata. Meglio ancora se ci sono basse spese condominiali.

Musichedestate, ultimi appuntamenti

da: Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Ultima settimana di Musichedestate, rassegna estiva di spettacoli e vario intrattenimento nella grande piazza di Copparo, che chiude in bellezza con importanti eventi musicali.

L’appuntamento serale del martedì rimane dedicato ai più piccoli: martedì 26 I Circondati, compagnia che unisce musica e arti circensi, propone lo spettacolo musicomico di strada “Tri Quater”. Robalance, giocoleria, beat-box, pantomima, un vecchio baule e un secolare grammofono sono i giocattoli con cui si vedranno giocare.

Mercoledì 27 luglio serata musicale “Tributo a Zucchero” con gli O.I.&B, tribute band padovana che riproduce i brani più belli e significativi di Zucchero Fornaciari. Proprio dalla grande passione per la sua musica nasce il progetto O.I.&B. (Oro Incenso & Birra), band capitanata da Christian Garbinato, che con una straordinaria somiglianza sia estetica che vocale, rende omaggio in maniera convincente al blues dell’artista emiliano.

Ultimo appuntamento, giovedì 28 con le Foxy Ladies “from The Voice Of Italy 2016”. Le sorelle Federica, Ambra e Sara Baccaglini, originarie di Villanova del Ghebbo (Rovigo), crescono in un ambiente familiare dove da sempre si respira aria di musica e, coltivando la passione per blues, swing e cori gospel americani, danno origine all’ormai famosissimo trio.
Le Foxy Ladies hanno conquistato i favori del pubblico partecipando al talent show della Rai The Voice Of Italy, con esibizioni all’altezza della situazione e grazie anche alla loro innata simpatia.

La chiusura di Musichedestate 2016 sarà un evento nell’evento.
L’animazione gastronomica dell’Associazione dei Rioni con “Rioni in Piazza” farà da cornice ed apri pista ai due live degli O. I. & B. e The Foxy Ladies.
Sin dal tardo pomeriggio di mercoledì 27 e giovedì 28 luglio, infatti, piazza della Libertà ospiterà anche gli stand dei Rioni copparesi che allieteranno il pubblico con buon cibo e ottima birra, mettendo in campo la loro ormai consolidata esperienza anche in questo ambito.

Musichedestate 2016 chiude anche quest’anno con la volontà di soddisfare tutti i “gusti” del suo pubblico non solo dal punto di vista musicale.

Copparo, piazza della Libertà. Inizio spettacoli ore 21.30. Ingresso libero.

Da mercoledì 27 luglio chiuso tratto SP 67 di Correggio

da: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

Da mercoledì 27 luglio chiuso tratto stradale sulla Sp 67 di Correggio

Mercoledì 27 luglio la Provincia provvederà alla chiusura al traffico lungo la Sp 67 di Correggio, per un tratto compreso tra il chilometro 76 (all’incrocio con la Sp 9 Bondeno – Casumaro) e il chilometro 86,6 (all’incrocio con la Sp 66 San Matteo della Decima).
La zona resterà chiusa al traffico, in entrambi i sensi di marcia, da mercoledì 27 fino venerdì 29 luglio, per consentire a Hera di eseguire dei lavori di manutenzione alla conduttura fognaria che si trova in quel quadrante viario provinciale.
Durante il periodo dei lavori saranno ammessi al transito solo i residenti e i mezzi autorizzati fino al cantiere.
Per tutti gli altri veicoli, sarà cura della Provincia provvedere alla segnaletica necessaria per indicare i percorsi alternativi.
L’intero costo dell’operazione è a carico di Hera.

Casa e Partenza per le vacanze: come ci si organizza in Emilia Romagna?

da: organizzatori

– Lasciare casa incustodita preoccupa, ma si fa affidamento sul potere rilassante delle vacanze. Meno di 1 su 2 stacca tutte le forniture e le prese degli elettrodomestici
– Ci si organizza prevalentemente col “fai da te”. Ancora poco diffuso il ricorso all’assicurazione sulla casa come forma di tutela

Preoccupati quando si è lontani da casa? Abbastanza, ma si fa affidamento sul potere rilassante delle vacanze. È quanto emerge dall’indagine di Aviva – assicurazione tra i leader in Europa e presente in Italia dal 1921 – e dell’istituto di ricerca Lorien Consulting sull’approccio degli italiani alla gestione della propria abitazione in occasione di periodi di vacanza. L’analisi si è focalizzata su emozioni e abitudini – con un particolare focus su strumenti di prevenzione e pratiche di sicurezza – e ha coinvolto più di 1.500 italiani dai 30 ai 74 anni.

CASA, VACANZE E EMOZIONI
In vista delle vacanze, il 19% degli italiani si dice in ansia all’idea che possa succedere qualcosa alla propria abitazione mentre è via. Il 44%, invece, se ne preoccupa ma non ci pensa più una volta partito. Quasi 1 italiano su 3, inoltre, dichiara di non essere organizzato per prevenire problemi, con punte del 38% tra chi vive in affitto.

Non fanno eccezione gli abitanti dell’Emilia Romagna, tra i quali la percentuale di chi una volta partito rimuove i pensieri sale al 48% e di chi non si organizza al 36% circa.

A impensierire sono principalmente i danni conseguenti all’intrusione (63%), i furti (53%) e gli incidenti domestici (53%). Spiccano, perché superiori alla media nazionale, la preoccupazione di vedere la propria intimità violata (51%; +5%) e di dover rimediare ai danni, magari coinvolgendo fabbri e idraulici (55%; +10%).

PRATICHE DI ECONOMIA DOMESTICA PRE-PARTENZA IN EMILIA ROMAGNA
Chiudere il rubinetto generale del gas (69%) e quello dell’acqua (62%) sono pratiche abbastanza diffuse, ma meno di 1 abitante in Emilia Romagna su 2 stacca tutte le forniture e le prese degli elettrodomestici (39%).

Buttare la spazzatura è prassi quasi per tutti (88%) ma, in linea con quanto avviene nel resto d’Italia, il rapporto scende a circa 1 su 2 quando si tratta della classica lavatrice pre-partenza per non lasciare panni sporchi in casa (55%) o di svuotare il freezer (49%).
C’è anche una discreta percentuale che prima di partire “lascia la casa come un gioiello” (24%).

SISTEMI DI PREVENZIONE ED ESPERIENZE
Anche in Emilia Romagna, la prevenzione si basa principalmente sul “fai da te”. Lasciare le chiavi a persone fidate perché passino a controllare è la strategia di prevenzione più diffusa (47%). Quasi 1 abitante su 4 addirittura chiede ad amici o parenti di passare sistematicamente ad accendere la luce e aprire le persiane, così che non ci si accorga che non c’è nessuno a casa. Il 4% fa affidamento sul portiere.

A ricorrere a sistemi di allarme è solo il 32% circa. Altrettanto contenuta, la percentuale di chi fa affidamento sull’assicurazione come forma di tutela (circa 3 su 10).

In particolare, il 30% conta su una copertura sulla casa “tradizionale”, mentre una percentuale minima dichiara di aver scelto una soluzione assicurativa dotata di sensori antiintrusione e per la rilevazione di fumo/allagamenti (3%).

Indipendentemente dalle vacanze, il 37% dei residenti in Emilia Romagna intervistati ha dichiarato di avere avuto problemi legati all’abitazione, principalmente a seguito di furti (19%) o di danni conseguenti a incidenti domestici (12%).

Louis Roussille, Marketing, Communication and Digital Director di Aviva, ha commentato: “Diversamente da quanto avviene nel mondo anglosassone, in Italia è ancora poco diffuso il ricorso all’assicurazione come strumento di tutela. Si pensa all’assicurazione come a qualcosa da attivare solo a seguito di un problema o di un danno.

Ne è una riprova il fatto che le polizze sulla casa siano ancora poco diffuse, nonostante oggi esistano soluzioni a costi contenuti e che, potendo contare su dispositivi tecnologici come sensori di rilevazione antintrusione, anti fumo/allagamenti e collegate con centrali di controllo, possono permetterci di non correre rischi e non avere più pensieri. Soprattutto in vacanza”.

L’arena cinematografica estiva La Romana proseguirà fino al 28 agosto con nuove repliche e tre film in anteprima, tra cui la Palma d’oro all’ultimo Festival del Cinema di Cannes

da: Alice Bolognesi

La scelta di suddividere il programma in due parti ha infatti consentito di individuare i titoli di maggior successo per poterli riproporre nella seconda parte della rassegna.
Non potevano mancare in cartellone Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, miglior film ai David di Donatello, La Pazza gioia di Paolo Virzì, Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e Veloce come il vento di Matteo Rovere
.

Tra le “new entry” per il mese di agosto ci saranno Joy di David O. Russell, protagonista la spassosissima Jennifer Lawrence, Room di Lenny Abrahamson (Premio Oscar come miglior attrice per la protagonista Brie Larson), Steve Jobs diretto da Danny Boyle e sceneggiato da Aaron Sorkin, Non essere cattivo di Caludio Caligari e The Nice Guys di Shane Black, protagonisti Ryan Gosling e Russell Crowe.

Sarà possibile rivedere sullo schermo dell’arena Suffragette, Il caso Spotlight, Brooklyn, The Danish Girl, Il ponte delle spie e tanti altri titoli.

La vera novità di questa seconda parte di programmazione saranno le tre anteprime tra cui il film di Ken Loach I, Daniel Blake, Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes. Il film verrà proiettato lunedì 22 agosto alle 21.30 in versione originale con i sottotitoli in italiano.

Dopo 4 mesi, 3 settimane 2 giorni, Christian Mungiu, l’apprezzato regista romeno torna in sala con Un padre, una figlia applaudito all’ultimo festival di Cannes dove ha vinto ex aequo con Olivier Assayas (Personal Shopper) il premio per la migliore regia. Sarà possibile vedere il film in anteprima all’arena mercoledì 24 agosto.

La terza anteprima sarà per il film L’effetto acquatico, commedia romantica di Solveig Anspach già presentato a Cannes alla Quinzaine des réalisateurs.
Il film racconta la storia di Samir che si innamora a prima vista di Agathe, l’istruttrice di nuoto. Pur di poterle stare accanto si iscrive in piscina e in mancanza di un piano migliore chiede di essere un suo allievo, anche se sa perfettamente nuotare. Ma la sua bugia durerà poco.

Determinante per la riuscita di questa edizone del cinema nel parco il ruolo della Cooperativa Sociale Le Pagine e della gelateria La Romana (via Palestro 33) che hanno scelto di sostenere e accompagnare la stagione cinematografica estiva.

Da quest’anno anche Conad sosterrà il cinema estivo con un sistema di buoni sconto legati all’ingresso all’arena.

Anche la Cooperativa sociale Il Germoglio contribuirà in modo speciale alla realizzazione dell’arena estiva: in occasione del suo 25° compleanno, il Germoglio regalerà una Ri-Cicletta estratta a sorte tra tutti gli spettatori dei mesi di luglio e agosto.

L’arena è organizzata dall’Associazione Ferrara sotto le stelle con Arci Ferrara, con il Patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Università di Ferrara.
Quest’anno al Parco sarà possibile acquistare abbonamenti da 10 ingressi che avranno validità per tutta la durata della manifestazione.

ABBONAMENTO 10 INGRESSI – 50 €
ABBONAMENTO 10 INGRESSI, SOCI ARCI – 35 €
INGRESSO: INTERO 6 €; RIDOTTO 4,50 € (Soci Arci, studenti Università di Ferrara e possessori della fidelity card – Gelateria La Romana).
Inizio proiezioni ore 21.30. Apertura Parco ore 21.00
www.cinemaboldini.it

In caso di maltempo le proiezioni si svolgeranno presso la Sala Boldini, via Previati 18. Per informazioni: Arci: 0532.241419, Arena Estiva: 320.3570689, Sala Boldini: 0532.247050.
L’arena cinematografica estiva è realizzata grazie al sostegno ed al supporto di CIDAS, Legacoop Estense, Irregolarmente, Il Germoglio, Antica Gelateria del Corso, Motta, Nestlè, Caffè Krifi, Il Fe, Unipol e Assicoop.

Alternanza scuola-lavoro in azienda: proseguono i progetti promossi da Hera per gli studenti del territorio ferrarese

da: ufficio stampa Hera

Alternanza scuola-lavoro in azienda: proseguono i progetti promossi da Hera per gli studenti del territorio ferrarese
Nel Ferrarese i percorsi hanno coinvolto 8 ragazzi provenienti dall’Istituto Copernico Carpeggiani di Ferrara e dall’Istituto Tecnico Bachelet di Ferrara

Accolti nella sede ferrarese di Hera tre nuovi stagisti che svolgeranno percorsi da un minimo di 160 ore, durante i mesi di giugno luglio e agosto.

Due dei tre ragazzi coinvolti negli stage estivi provengono dall’Istituto Copernico Carpeggiani di Ferrara e sono inseriti in azienda nella gestione del ciclo idrico. Una terza stagista proviene dall’Istituto Tecnico Bachelet di Ferrara con indirizzo di studi in Sistemi Informativi Aziendali, è inserita nella Direzione Tecnica Clienti in ambito Servizi amministrativi e back office.

Tali esperienze rientrano nel protocollo d’intesa tra Hera e l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna che è stato siglato a settembre 2015, in osservanza delle indicazioni contenute nella riforma della scuola.

Nei mesi scorsi sono stati già realizzati in Hera cinque percorsi di alternanza scuola-lavoro per gli studenti dell’Istituto Tecnico Bachelet di Ferrara, con una durata pari per ogni studente, dalle 120 alle 200 ore circa; tali percorsi sono stati realizzati in ambito “Amministrazione e back office”.

Tutte le attività formative sono monitorate attraverso momenti di valutazione finalizzati alla crescita professionale dei ragazzi. Al termine, verranno rilasciati da Hera gli attestati delle competenze tecnico-professionali acquisite, in linea con gli standard europei. Questo per permettere agli studenti di potersi affacciare al mondo del lavoro con un curriculum già ricco di esperienze pratiche, oltre a quelle teoriche.

I percorsi seguono una metodologia basata sull’integrazione tra le competenze lavorative e quelle dei piani didattici degli istituti. Si svolgono presso le sedi aziendali del Gruppo Hera e fanno riferimento sia alle conoscenze acquisite a scuola dagli studenti che ai reali processi di lavoro.

Per quest’anno scolastico le attività promosse da Hera coinvolgono complessivamente 60 studenti (40 per i progetti di alternanza scuola-lavoro e 20 per gli stage estivi in azienda) iscritti negli istituti delle varie province.

Complessivamente, nell’arco di tre anni, in tutte le province emiliano-romagnole servite dalla multiutility verranno attivati, con le classi terze e quarte degli istituti tecnici, 180 percorsi di alternanza scuola-lavoro e stage estivi. Tecnici e manager Hera faranno da tutor, definendo insieme agli insegnanti percorsi specifici che consentano agli studenti di rafforzare e integrare le competenze già apprese a scuola attraverso esperienze professionali in azienda. Da tali iniziative emerge come il Gruppo, attraverso la sua Corporate University – HerAcademy – sia in prima linea nel fronteggiare le sfide che una comunità smart deve porsi nello sviluppare processi di apprendimento collettivi finalizzati allo sviluppo del capitale umano, elemento determinante tanto per il valore di un’azienda come Hera, quanto per il suo territorio.

Il gioco delle parti

da: Pietro Zappaterra

Una volta ti chiamavano “ compagno” con il “tu” e se non lo eri diventavi un “borghese”, poi “amico “ con il “ti”, poi “carissimo “, “gentilissimo “ con il Lei.
Una metamorfosi che va dal “Capitale” di K. Marx al pregresso naturalismo economico di A. Smith e successivi. In tale direzione si sono “evolute”, si fa per dire, le leggi sul lavoro, lo statuto dei lavoratori, le pensioni , la Costituzione , etc.
Parlano di imprenditoria ma la lasciano fare agli altri . Dicono che non esiste più il posto fisso e la stabilità di impiego ma non per loro tutti dediti a quelle certezze basate sulle incertezze e precarietà e sacrifici e versamenti altrui. Loro si fanno serenamente da parte, ci lasciano lavorare perché aspirano al posto o incarico nello Stato, banche, parastato, partito, sindacato, patronato , prete, soldato, etc.
Parlano di rischio di impresa , capitale a rischio: non il loro. Sono manager coi soldi degli altri, che bello, che hanno acquisito ricchezza e quando le cose vanno male loro non ci rimettono mai di tasca propria, per loro continua ad andare bene.
Caso recente quello di quelle banche e di quei bancari che si sono improvvisati banchieri e della loro nota “ mala gestio “ fatta sempre coi soldi e sacrifici degli altri e mai con i loro. Ci hanno rimesso solo gli onesti risparmiatori che ora, come non bastasse, sono sotto la scure del bail in. Loro non ci hanno rimesso nulla anzi hanno beneficiato e ne beneficiano.
Si sono ben garantiti ed intruppati e quando la barca sulla quale tutti navighiamo affonda lentamente loro stanno a guardare e danno il ritmo ed a noi tocca remare……Guardali bene in faccia, gli ridono gli occhi, sanno di conoscere bene conoscono bene le regole del gioco e si sentono giustamente superiori a te. A te che gridi, che scrivi ordini del giorno, che protesti, che chiedi il rinnovamento dei quadri dirigenti, che rifiuti, che t’agiti, che speri,
e alle spalle hai tanti sogni infranti… Loro hanno capito tutto.

Martedì 26 luglio a Lido Spina “Le Vie dell’Arte” ospita la pittrice milanese Gabriella Calandra

da: organizzatori

MARTEDI’ 26 LUGLIO ALLE 21 APPUNTAMENTO IN PIAZZALE CARAVAGGIO
Da Desio a Spina per ‘Le Vie dell’Arte’
Gabriella Calandra si ‘racconterà’ dipingendo sotto gli occhi del pubblico

Arriva dall’hinterland milanese la protagonista del terzo appuntamento con “Le Vie dell’Arte”. Martedì 26 luglio, a partire dalle 21 in piazzale Caravaggio al Lido di Spina, è in programma il terzo dei laboratori che quest’anno affiancano il tradizionale expo ‘en plein air’ di pittura dell’estate comacchiese. A ‘raccontarsi’, dipingendo sotto gli occhi del pubblico, sarà Gabriella Calandra, esperta artista d’impostazione classica che arriva da Desio e propone – come evidenziato dal professor Hermanno Sagliani – abili e rasatissime stesure ad olio, figurativa classica di frutta e verdura di un verismo d’eccezione, una dialettica pittorica intensa e profonda: natura perfetta, bellezza, armonie di forme e colori. Gli appuntamenti con “Le Vie dell’Arte”, che proseguiranno fino al 19 agosto – nelle serate di martedì a Lido Spina e venerdì a Lido Estensi – fanno parte del cartellone-contenitore di manifestazioni itineranti fra i sette Lidi “Aspettando la Sagra dell’Anguilla” promosse con il coordinamento di Delta Input ed il supporto di Camera di Commercio di Ferrara e Comune di Comacchio da Jazzlife, Associazione L’Alba Porto Garibaldi, Unione Sportiva Volania, Sol3-Querce Project, Anam, Vivispina e Strada dei Vini e dei Sapori della provincia di Ferrara. Programma completo su www.eventicomacchio.it

Golf: challenge 2016

da: organizzatori

Golf: è festa sui green del Cus.

Non ha tradito le aspettative al Cus Ferrara Golf, l’attesa rivincita del Challenge tra le formazioni dei Belli ed Eleganti ed i campioni uscenti del Dream Team.

In 100 al via sul tee della uno per disputare le prime nove buche in coppia con formula greensome e le seconde nove in formula match play singolo.

Ha vinto il team capitanato da Sergio Priani, “Belli ed Eleganti”.
In testa fin dalle prime battute, la squadra è stata raggiunta dalla fazione opposta in una sola occasione, poi è stato un continuo vantaggio a tratti anche consistente che ha decretato la meritata vittoria della squadra di capitan Priani.
Il risultato finale 40,5 a 34,5 sancisce un successo ottenuto soprattutto nelle prime nove buche dove i componenti dei Belli ed Eleganti hanno conquistato ben 15,5 punti su 25 disponibili.
La svolta con la vittoria del duo Felloni/Gallerani contro Veroni/Caparrotto, a seguire altri 8 incontri vinti sui 10 disponibili per un allungo che si rivelerà poi decisivo per la conquista del Challenge.

La seconda parte di gara, formula match play singolo, ha visto un continuo alternarsi di risultati senza però impensierire troppo il team leader fino al punto decisivo ottenuto dal giovane Andrea Cavazzini a 5 incontri dalla fine.

Al termine, riconosce la superiorità degli avversari il capitano del Dream Team Paolo Martorana che elogia la preparazione e la strategia di mercato vincente, ma ribadisce anche di essere già pronto per la rivincita del prossimo anno. Comprensibilmente soddisfatto Sergio Priani che ha ringraziato tutti i componenti della squadra, il rischio esonero in caso di sconfitta si è trasformato in un esaltante e meritato trionfo.
A seguire la premiazione dei vincitori che hanno ricevuto la medaglia dal capitano degli sconfitti. La classica foto di rito, del team vincente con tanto di trofeo e cori da stadio, ha dato ufficialmente il via ai primi sfottò che per diritto acquisito, continueranno per tutto l’anno fino al termine del prossimo Challenge e se le premesse sono queste, il divertimento è assicurato.

rapporto-sbilanci-famiglie

Terza tappa. Faticosamente ce l’abbiamo fatta!

Dopo un tragitto impervio, che ha dei risvolti di tragi-comicità siamo arrivati a destinazione nella città tedesca di Amburgo. Il treno da Amsterdam è stato cancellato a causa di un suicidio, pertanto la compagnia dei quattro ferraresi in viaggio ha sibito ben quattro variazioni, quindi quattro cambi in quattro stazioni differenti. Una delle quali merita di essere descritta. Provate ad immaginare quattro ragazzi, ma non con la chitarra, come recitano le prime parole della celebre canzone del cantautore romano Antonello Venditti. Tutta un’altra musica. Immaginatevi quattro ragazzi appena diplomati in una stazione di un paesino sperduto nelle campagne della Renania, alle 00.20 della sera. Atmosfera quasi da film dell’orrore, silenzio tombale, strade deserte e illuminazione pubblica pressoché assente. Potrebbe sembrare retorica, ma non lo è affatto. La compagnia, vista la situazione si dirige timidamente verso l’unico bar aperto, all’interno del quale una cameriera gentilissima, oltre a dire che la piccola cittadina, all’apparenza tranquilla, in realtà è nota alle cronache come luogo ad alto tasso di criminalita. Dopo aver dato queste rassicuranti informazioni, suggerisce alla compagnia di passare la notte nella hall della banca situata a pochi metri dal locale. La notte passa in un qualche modo, fra chiacchiere e partite a carte per smorzare la tensione. Arrivano finalmente le 04.44 del mattino, e la compagnia si imbarca sul treno diretto ad Amburgo. L’arrivo in città è stato abbastanza traumatico visti i precedenti, però all’unanimità la compagnia ha constatato che ne é valsa la pena. Amburgo è una città non troppo grande, turistica,ma non affollata e ha diverse cose interessanti. Prima fra tutte la Kunsthalle, celeberrima galleria d’arte all’interno della quale, oltre ad altre innumerevoli opere d’arte, è contenuto il famoso quadro del maggior esponente del rimanticismo tedesco Caspar David Friedrich dal titolo:”Il viandante sul mare di nebbia”. L’unico punto a sfavore della grande raccolta di opere d’arte amburghese è il modo in cui i dipinti e le varie opere sono disposte. Il porto di Amburgo è molto particolare, moderno, ma nulla di straordinario, ciò che colpisce maggiormente è la zona dei grandi magazzini “Hafen-city”, caratterizzata da grandi edifici moderni e strutture imponenti. La parte più rilassante e interessante per gli appassionati di botanica è senza dubbio quella dei parchi.

Il tour dei quattro ferraresi in viaggio prosegue!
State con noi!
A presto

CONTROCANTO
Salvaguardiamo la satira, terapeutica libertà di pungere

(Pubblicato il 7 gennaio 2016)

​È il bambino che punta il dito e grida “il re è nudo”. A un anno dalla strage di Charlie Hebdo si ripropone il dibattito sulla satira. Fastidiosa ma utile, ci mostra ciò che spesso non vediamo. Sbagliato pensare di regolamentarla su base etica, perché l’etica è disciplina individuale del comportamento, autoimposta secondo la logica dell’imperativo kantiano della quale dunque è artefice il soggetto stesso, ciascuno per sé. Quando invece si tenta di imporla la si trasforma in morale, ossia in un vincolo esterno, con il forte rischio di inciampare nel moralismo, cioè nella pretesa di condizionare su base valoriale le scelte di ognuno.
A limitare il comportamento e a tutelare i diritti di ciascuno da eventuali infrazioni opera la legge, cioè il codice giuridico che vincola l’azione definendo ciò che è lecito e ciò che non lo, e prescrivendo di conseguenza le sanzioni per i trasgressori. Al di là della legge ogni altro vincolo si configura come censura.
Oltre questo confine dunque anche l’autore satirico deve essere pienamente libero di esprimersi secondo estro e coscienza, proprio come l’artista. Perché come l’artista sovverte i paradigmi comuni, provoca e può essere urticante. Ma non va per questo sanzionato. La satira, poi, in particolare è sberleffo nei confronti del potere. Di ogni potere. Ed è una manifestazione di dissenso nonché una forma di esercizio del diritto di resistenza a qualsiasi pretesa di egemonia. E siccome la morale si pone sul piano della conformità mentre l’arte e la satira agiscono controcorrente e sono trasgressive, il giudizio non può essere di ordine morale.
Ma il rischio di una sovrapposizione di piani sussiste. La morale, infatti, come la legge agisce sul piano collettivo ma a differenza di essa dovrebbe esercitare la propria influenza solo in termini persuasivi, senza imporre obblighi. Può tentare di condizionare le scelte sulla base della propria capacità argomentativa, ma non può pretendere di definire regole comportamentali generali valide per tutti. Quando lo fa – e spesso ci prova – travalica il proprio spazio, mostra cioè l’ambizione di universalizzarsi, di estendere il proprio dominio su ogni individuo in maniera totalizzante.
Da questa smania egemonica, ecco l’ambizione di dettare le regole. Ed ecco il rischio. Che nel caso specifico si materializza nei limiti che la morale vorrebbe imporre alle espressione della satira. Così affiorano temi che si dovrebbero considerare intangibili: la divinità, la religione, la morte, la diversità… Ma la pretesa di universalismo si scontra con l’evidenza che la morale non è univoca e ogni differente sistema morale ha le proprie priorità e le proprie sacralità. E tende a non riconoscere e rispettare i valori propugnati dai sistemi morali concorrenti. Anzi si pone in aperto contrasto con essi. E li combatte. Talvolta non solo con le armi dialettiche. Lo scontro fra Cattolicesimo e Islam ne è un chiaro esempio.
Se ci ponessimo su questo crinale assecondando il declivio, ognuno avrebbe pretesa di imporre le salvaguardie al proprio credo. Invece, a tutela dell’autentica libertà individuale di pensiero e di espressione di ogni cittadino da esercitare laicamente, senza ricorso ad anatemi, va fatto appello alla coscienza e alla legge: cioè a una primaria valutazione soggettiva di responsabilità e alla eventuale conseguente verifica di accettabilità sulla base del diritto. E parimenti anche l’autore di satira deve potersi esprimere senza vincoli ulteriori, affrancato da pressioni morali, rispondendo di ciò che fa solo alla propria coscienza e alla legge. La sua opera sarà comunque posta al vaglio del pubblico che potrà apprezzarla, criticarla o ignorarla, ma non pretenderne la censura. Solo il giudice, eventualmente, potrà sanzionarla sulla base del diritto, in considerazione delle eventuali violazioni del codice.
Ma ricordando come legalità e giustizia non sempre coincidano è opportuno distinguere i piani della valutazione. E lasciare alla coscienza individuale dei singoli individui ogni considerazione etica, respingendo la radicata tentazione di sovrapporre o sostituire alla valutazione giuridica il vischioso infamante velo del biasimo morale dei presunti tribunali del popolo.

IL DOSSIER SETTIMANALE
L’utopia perduta e il senso dell’esistenza
Un altro mondo è possibile

Utopia è una parola dimenticata. Eppure di utopia ci sarebbe grande bisogno: è la stella polare che indirizza il nostro cammino, orienta i nostri passi, dà senso al nostro agire. E’ il sogno che ci tiene svegli, la realtà agognata che non si realizzerà mai come l’abbiamo immaginata ma che ci induce a operare con entusiasmo e così facendo a migliorare il nostro presente e aprire il varco a un futuro desiderabile.

Oggi viviamo oppressi dalla concretezza dell’avere, più che sogni nutriamo appetiti che spesso si riducono al possesso e al consumo compulsivo. La frenesia che ci anima si riduce a un vuoto vortice di effimere illusioni nel quale il senso profondo dell’esistenza si annichilisce. Abbiamo scordato che la vera ricchezza non è nel possesso ma nello scambio, che le persone valgono non per ciò che hanno ma per quel che sono, che la gioia sta nella condivisione di attimi, parole, emozioni, che la vita è relazione, che il confronto e il dialogo sono i propellenti del progresso, che la felicità è tale solo se può essere partecipata.

Un altro mondo è possibile – vedi il sommario

Un bel posto dove vivere. Suggerimenti per costruire piccoli mondi a misura d’uomo

(Pubblicato il 10 gennaio 2014)

In un contesto sociale sempre più urbanizzato e sempre più mobile sembra essersi modificato radicalmente il legame delle persone con i luoghi e delle comunità con i territori che abitano; da un lato come ha notato Marshall McLuhan più aumenta la mobilità e in particolare la velocità della mobilità più viene distrutta la possibilità della comunità”; dall’altro gli spazi sono sempre più privatizzati e ridotti a merce, trasformati in mero panorama in alcuni casi, spesso de-classificati a contenitori di beni e di oggetti, ridotti a supporti per il traffico di merci ed informazioni o, peggio ancora, deprezzati e ridotti a discariche delle esternalità della produzione e del consumo. Si dimentica insomma che non possiamo che vivere in un ambiente e che la qualità della nostra vita dipende ampiamente dalla qualità dell’ecosistema in cui viviamo.

L’uomo del futuro che abbiamo imparato a conoscere attraverso l’immaginario cinematografico scaturito dagli incubi visionari di Philip K.Dick rimane un monito e allo stesso tempo una sinistra possibilità. Oggi comunque nessuno può vivere nei circuiti digitali dove viaggia il capitale globale e dove scorrono le informazioni; nessuno può ancora vivere bene nei circuiti della logistica planetaria dove circolano le merci stipate nei container non meno delle persone inscatolate nei charter; non possiamo vivere a lungo e in salute in non luoghi e negli ambienti degradati; per fortuna gran parte di noi vive ancora in uno spazio fisico, in un territorio, in un posto che si può riconoscere come “casa”.

Malgrado si viva sommersi da prodotti materiali e servizi c’è ancora chi resta convinto che la qualità della vita e la salute dipendano anche dalla possibilità di respirare aria pulita, bere acqua pura, godere di buoni paesaggi, mangiare cibi naturali e salubri, coltivare buone relazioni personali, vivere in spazi a misura d’uomo, disporre di tempo libero, conoscere gli altri e conoscere se stessi. Il sistema socio-economico in cui viviamo non nega affatto queste possibilità: lo fa però attraverso la trasformazione dei bisogni in merci e servizi, attraverso il mercato, la privatizzazione e, in ultima istanza (e purtroppo) attraverso la distruzione dell’ambiente, delle culture, dei beni comuni e collettivi.
Emerge con tutta evidenza la miopia di un discorso collettivo tutto centrato sul PIL, sulla crescita, sul teatrino della politica totalmente succube dei poteri forti della finanza, dove la democrazia diventa una rappresentazione rituale e stereotipata, dove la sostenibilità viene ridotta a semplice argomentazione, quasi sempre priva di applicazioni concrete. A fronte di questo c’è l’opportunità per ogni cittadino di cambiare rotta, di uscire dalle conversazioni politicamente corrette, di guardarsi attorno, di pensare e di proporre qualcosa lavorando su ciò che è vicino e di cui ci si può prendere cura direttamente.
Cosa chiedere dunque, cosa suggerire? Cosa serve per costruire qualcosa di meglio a partire dal basso, dal territorio e dalle comunità? In che modo dare senso e contenuto alla massima “pensare globalmente agire localmente”?
Servono spazi ben organizzati dal punto di vista urbanistico, nei quali poter vivere a misura delle fragilità umane partendo dal presupposto che i bisogni essenziali delle persone vengono prima di quelli riconducibili alle merci; un territorio organizzato in modo tale che le fasce più deboli della popolazione, anziani, bambini, diversamente abili e ammalati, possano esercitare l’elementare diritto alla cittadinanza, alla mobilità pedonale, al gioco e alla sicurezza e, in tal modo, possano vivere la propria naturale socialità indipendentemente dall’esistenza di prodotti e servizi a pagamento. Il territorio non può essere regolato dalla logica della speculazione e della corruzione che rappresenta fin troppo spesso il volto visibile del mercato.
Servono luoghi di vita nei quali poter praticare e sviluppare la nostra capacità di contemplazione estetica. Luoghi che valorizzino il patrimonio ambientale e culturale, dove si presti grande cura alla qualità urbanistica ed architettonica, alla qualità dell’aria che si respira e dell’acqua che si beve. Non è più sostenibile la vita in territori abbruttiti dai quali si evade di tanto in tanto per godere a pagamento di spazi dedicati ad un benessere momentaneo.
Servono infrastrutture tecnologiche intelligenti, piattaforme diffuse che favoriscano l’apprendimento, che generino capacità, che diminuiscano gli sprechi e che non esproprino le persone dei loro talenti per sostituirli sempre con merci e servizi a pagamento. Le tecnologie abilitanti che si presentano in forma di reti ed autostrade digitali, sistemi di controllo intelligenti, sistemi di coproduzione energetica e quant’altro, rappresentano un modo per attivare il protagonismo e la responsabilità delle persone e un mezzo per rendere le comunità maggiormente protagoniste del proprio destino.
Serve un modo nuovo di guardare ai bisogni delle persone, capace di separare ciò che è essenziale in termini di promozione della libertà e delle capacità personali e dei gruppi da ciò che è indotto dalla coazione al consumo. Il bisogno è sia una carenza che una motivazione, una spinta all’azione: non è più sostenibile che il bisogno venga esclusivamente ridotto ad una funzione della produzione mentre questa dipende dai giochi di una finanza completamente sganciata dalla realtà della vita delle persone. Non è bene che i bisogni vengano definiti in via esclusiva da una casta di professionisti il cui unico scopo è salvaguardare ed ampliare la propria sfera di influenza con i relativi benefici economici.
Serve una conoscenza reale e diffusa del territorio, della cultura e dell’ambiente in cui si vive; spesso è qui infatti che sono presenti straordinari saperi, conoscenze e competenze che non possono essere ridotte al mero folklore o relegate al campo dell’obsoleto; esse costituiscono di per sé potenziali micro agenzie formative non formali che si collocano al di fuori dei circuiti (scolastici) ufficiali. In Italia la ricchezza di questo patrimonio è straordinaria: si tratta di importanti dimensioni di senso che possono acquisire una rilevante dimensione anche economica se si esce dagli stereotipi dei mercati di massa e si osservano con cura le opportunità dei mercati di nicchia. Queste agenzie non formali di apprendimento vanno riscoperte a valorizzate in modi innovativi che vadano oltre la logica del nobile e antico imparare a bottega.
Bisogna riconoscere e valorizzare, accanto all’economia formale, l‘economia informale, conviviale e familiare, che comunica e produce senso attraverso lo scambio di beni e servizi non contabilizzati. È il recupero dell’economia del dono, dell’informalità, della socievolezza che può dare più valore alla vita sociale senza nulla togliere all’importanza dell’economia ufficiale.
Serve una consapevolezza diffusa circa i danni alla salute che sono causati da uno stile di vita dissipativo, dall’alimentazione insalubre spinta dalla corsa al profitto, dal vivere in ambienti inquinati, pensati per le merci e non per gli uomini che, ridotti a consumatori, quelle dovrebbero semplicemente produrre e consumare. Le evidenze sono chiarissime pubblicamente dichiarate dalle agenzie sanitarie ma sempre disattese alla prova dei fatti.
Servono nuove storie, nuove narrazioni e nuovi miti capaci di sostenere un cambiamento di enorme portata che ci investe nel profondo. Bisogna infatti riconoscere che sono le strutture narrative ben più dei numeri e delle statistiche che ci consentono di comprendere il mondo come ben sanno tutti i manipolatori della pubblica opinione, i professionisti dei media e i pubblicitari.
Soprattutto servono persone capaci di motivare ed entusiasmare, di portare modi alternativi di vedere le cose dentro processi decisionali che sono attualmente abbandonati agli interessi della speculazione ed ai meccanismi apparentemente impersonali della burocrazia e della finanza.
Su tutte queste tematiche esiste un ampio dibattito che fatica però a tradursi in pratica; da un lato la comunicazione è soffocata e traviata dalla retorica mainstream; dall’altro troppi attori interessati si sono impadroniti della forma ma non della sostanza di queste argomentazioni: capitale sociale, resilienza, crescita sostenibile, sviluppo di comunità, innovazione sociale, programmazione partecipata, integrazione di politiche locali, governance locale sono le etichette che ad ondate successive si abbattono sui territori, solitamente senza alcuna consapevolezza dei fini e dei valori che veicolano e dei vincoli che pongono se correttamente applicate; purtroppo basta girare ed osservare lo scempio degli ultimi 20 anni per capire come all’aumentare della retorica della sostenibilità sia aumentato anche e in misura decisamente maggiore il danno prodotto.
Impossibile uscirne?
NO, se si riconosce l’impotenza di un pensiero basato sull’unico feticcio della crescita ad ogni costo e sull’idolatria del mercato e del profitto per il profitto;
NO, se si sanno cogliere e valorizzare i semi di cambiamento che già esistono, assumendo consapevolmente un ruolo di cittadini più attivi attenti a quello che abbiamo intorno e vicino.
Intanto, facciamo un sforzo per uscire dai miti dissipativi ed iniziamo ad inventare, costruire e raccontare storie buone e diverse.

Finanza ed etica, più che la retorica contano equità e responsabilità

(Pubblicato il 7 maggio 2015)

Finanza etica, abbiamo provato a parlarne nel più recente degli incontri del ciclo ‘Chiavi di lettura’ organizzati da Ferraraitalia, lunedì 20 aprile in biblioteca Ariostea, convinti che fosse e sia possibile creare valore tra due termini solo in apparenza conflittuali tra loro. Il tema è complesso e incrocia due concetti difficili: finanza ed etica. I richiami concettuali sono molteplici, in primo luogo redditività, ricchezza, interessi, debiti, denaro, in secondo luogo responsabilità sociale, diritti, solidarietà, bene comune, morale. Insieme però richiamano valori, equità, capitale sociale, crescita, sostenibilità e molto altro.
Si sente parlare di finanza etica, si sente dire che le banche hanno smesso di fare le banche. Ma cosa si intende per finanza etica? E cosa dovrebbero fare le banche? I cittadini e le imprese hanno spesso necessità di ricevere sostegni finanziari: un mutuo, un prestito, un’anticipazione, oppure cercano opportunità di investimento o adeguata valorizzazione ai loro risparmi. Le risposte che ricevono sono spesso insoddisfacenti, perché inadeguate alle aspettative o troppo esose.
I quesiti che possono sorgere sono infiniti: il modello imprenditoriale della banca è ancora adeguato agli assetti dell’economia e della società? è possibile un ruolo pubblico da parte della finanza? quanto può influire la funzione di regolazione e controllo di Banca d’Italia, Consob, Antitrust, ministero dell’Economia, Banca centrale europea, Autorità bancaria europea?
Di etica c’è davvero bisogno e l’esperienza di ciascuno conferma la distanza siderale fra le logiche affaristiche degli operatori di mercato e i bisogni dei cittadini ai quali, in teoria, la finanza e l’economia dovrebbero fornire soccorso. Alcune istituzioni no-profit si ritrovano a dovere promuovere le proprie finalità etiche in un contesto di finanza tradizionale e perdono la loro capacità di essere fondamentali agenti di supporto al cambiamento. Per questo sono sorte alcune realtà importanti a partire da Banca Etica e da alcune fondazioni, tra cui Unipolis che ha partecipato al dibattito. Però separare i buoni che propongono la finanza etica e i cattivi che sono interessati solo a fare affari è un modo sbagliato di ragionare. Ci sono anche banche che hanno nel loro operato elementi di solidarietà, a partire dai crediti cooperativi.
L’impresa eticamente orientata deve soddisfare le esigenze delle persone, della società, ma anche di se stessa e dei propri interessi. Deve allora crescere un processo di informazione sociale e di assistenza finanziaria che ostacoli pensieri di sfruttamento e di incapacità. Evitiamo allora la retorica e proviamo a supportare chi è in difficoltà prima che entri in crisi. Serve responsabilità ed equità. Si deve rafforzare una sana capacità all’economia critica e si deve consolidare l’educazione alla corretta finanza. Si può fare? Ne abbiamo parlato e lo proponiamo.

Qui sotto gli audio relativi alla conferenza “I soldi sono un problema”, riflessione sulla finanza etica svolta lunedì 20 aprile 2015 alla sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea, nell’ambito del ciclo di incontri “Chiavi di lettura, opinioni a confronto sull’attualità” organizzato da Ferraraitalia.

1. Andrea Cirelli, Ferraraitalia

2. Demetrio Pedace, Cassa padana

3. Simone Grillo, Banca etica

4. Valter Dondi, fondazione Unipolis

5. Lucio Poma, Università di Ferrara

 

ALTRI CONTRIBUTI SUL TEMA PUBBLICATI DA FERRARAITALIA [leggi]

 

Ed ecco la galleria fotografica dell’incontro

Poter parlare e saper di essere ascoltati

Siamo tutti affamati di relazione. Una fame atavica che ha accompagnato il genere umano da sempre anche se ora è diventata voracità, perché il senso di solitudine si è rafforzato e diffuso come una mefitica macchia d’olio che permea le nostre esistenze. Anche se siamo in mezzo alla folla, anche se ben saldi nei nostri collaudati clan familiari, anche se siamo circondati da maree di individui come noi che si agitano, vociferano e vivono le loro storie gomito a gomito.
A volte riconosciamo faticosamente questa sensazione di vuoto che destabilizza, dissesta, paralizza, in altre situazioni preferiamo ignorare, rimuovere, cristallizzare in modo che tutto taccia perché il non pensare, rispetto all’agire, appare come la sofferenza minore. Molto spesso ci arrabattiamo a trovare vie d’uscita a questo senso unico che aggiunge avvilimento e mancanza di vitalità ad uno stato già di per sé sconfortante ed allora la soluzione può essere qualsiasi panacea dia sollievo in quel preciso istante, pronti a reiterare il ‘rimedio’ e disposti a tutto pur di alleggerire quel peso opprimente.
Abbandoniamo per un attimo le considerazioni storico-sociologiche a cui potremmo appellarci per trovare cause ed effetti in un cambiamento epocale che ha creato o accelerato la carenza o mancanza di interazione sociale e gli ampi vuoti nella comunicazione interpersonale, per riflettere su cosa cercano le singole persone in situazioni di problematicità. Un tempo, e neanche tantissimo tempo fa, c’erano il prete, il vecchio saggio del paese, a volte il medico, il maestro o una figura familiare di riferimento a cui rivolgersi per parlare. E si ‘parlava’. Erano momenti intensi che davano senso alla vita, alla sofferenza, al dolore, al disagio attraverso le parole che partivano dal più profondo, accompagnate dal pianto, dal gesto, dall’enfasi. Era un depositare quanto di più recondito in mani sicure e forti, quelle stesse mani che alla fine aiutavano a risalire in superficie. Poi qualcosa è cambiato, il fenomeno ha accentuato la sua drammaticità e il bisogno di ascolto si è allargato chiedendo altre tipologie d’intervento e tamponamento a situazioni di inquietudine diffusa che diventava quasi emergenza. Occorreva raggiungere quante più persone possibili, era necessario che “quelle mani” afferrassero chiunque lo richiedesse, per accogliere tristezza, disillusione, rabbia, sfiducia nella vita, disorientamento, emotività incontrollata e disagi di ogni tipo. Ed ecco che nel 1906 parte a New York il primo centro di ascolto telefonico, “Save a Life”, per opera di volontari, nel tentativo di arginare l’ondata di suicidi nella metropoli. Nel 1953 viene istituito a Londra il centro di ascolto di prevenzione al suicidio. In Italia arriverà nel 1973 Telefono Amico. Un ponte invisibile che unisce luoghi e momenti storici differenti per affermare la stessa progettualità, perseguire lo stesso scopo: quello di restituire sostegno a quella parte di società che arranca tra difficoltà e isolamento.
Da allora, in Italia sono sorti altri centri che attraverso la silenziosa ed efficace presenza di volontari preparati all’ascolto e all’aiuto nei casi più disparati, operano 24 ore su 24 portando sollievo, consigliando e soprattutto collaborando strettamente in rete con associazioni, specialisti ed enti pubblici.
C’è chi chiede velatamente sostegno per maltrattamenti in famiglia, criptando parole e discorsi per paura o imbarazzo; chi lo fa per abitudine perché senza quella chiamata tre volte al giorno si sgretola come una figurina di argilla; c’è chi chiede ansiosamente conferme sulle sue scelte di vita negli snodi cruciali del proprio percorso e chi riversa fiumi di parole sulla vecchiaia, la malattia, la morte. Poi c’è ancora chi chiama per parlare, parlare di cose apparentemente banali ma pregne di quel bisogno di farsi riconoscere come individuo. Io ti parlo, tu mi ascolti. Io esisto.
C’è bisogno di ascolto, di quell’ascolto gratuito, privo di pregiudizio e condizionamento ma allo stesso tempo partecipe e attento. C’è bisogno della consapevolezza che c’è sempre qualcuno disposto a recepire con cognizione e sensibilità lo sfogo di un momento dando una mano, offrendo il proprio tempo e facendosi carico dell’altro. E questo fa la differenza tra il soffrire in solitudine e il condividere tra simili, dimezzando quelle zavorre che a volte impediscono di vivere.

Seconda tappa dei quattro ferraresi in viaggio. Amsterdam.

Ed eccoci giunti faticosamente alle seconda tappa del tour dei quattro ferraresi in viaggio. Senza ombra di dubbio la compagnia è unanime nel sostenere che Monaco è assolutamente meglio di Amsterdam. Universalmente la città olandese, se non altro nell’ambito giovanile,è conosciuta per il libero consumo della marijuana nei celeberrimi coffe shop. Ma fumare la marijuana è più che un vizio ad Amsterdam, è quasi uno status di normalità, diffuso su più o meno la quasi totalità della popolazione. Si sente tale odore echeggiar per tutte le strade del centro e dei quartieri limitrofi. Il museo dedicato a Vincent Van Gogh è molto grande e talvolta dispersivo, ma in ogni caso è interessante e zeppo di capolavori. Oltre ad opere del post-impressionista olandese, sono esposti capolavori di Odillon Redon, Monet e Signac.
Ciò che in assoluto merita di più è la mostra temporanea esposta al Moco museum, che accosta il fumettista Banksy, diventato celeberrimo per le sue opere di street art con le quali ha tappezzato molte città del mondo e l’indimenticabile padre della pop art Andy Warhol.
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Una doverosa constatazione che riguarda un aspetto generalizzato dell’ambito misurale e artistico, che potrà sembrare banale e un luogo comune, ma è sempre opportuno ricordare è che in Italia non ci sarebbe bisogno d’altro che un po più più di organizzazione migliore e logistica meglio organizzata. Perché davvero non abbiamo nulla da imparare. Anzi. Dobbiamo insegnare. Senza retorica, si cerca sempre qualcosa di meglio all’estero quando ci sarebbe il mondo nelle nostre terre.

I quattro ferraresi in viaggio proseguono il loro tour.
State con noi.
Prossime tappe da seguire assiduamente!
A presto!

FERRARA EUROPA
Nizza per noi

DUBLINO – Lasciarsi alle spalle l’autunno perenne del Nord Europa, bastano poche ore di volo e già le nubi sul continente iniziano a diradarsi. Nizza non è solo destinazione, ma anche promessa. Che raramente tradisce, ed il più delle volte ti accoglie proprio cosi come te lo aspettavi mentre atterri a pochi metri dal mare. Finalmente l’estate, e dal finestrino vedi il mediterraneo riflettere il sole di fine mattina, le barche a vela perse all’orizzonte, le ville immerse nelle pinete. Arrivi in questa città che sì è francese, ma anche un po’ italiana, inglese, russa.
E ti immagini in questo mondo, fatto di tombeurs de femmes e di femmes fatales, di puntate al Casino, di Porsche Cayenne che sfrecciano sul lungomare e Martini bevuti sulle terrazze dei locali. Palazzi belle epoque e megayacth in rada. Una via di mezzo tra James Bond e i vitelloni.

Tra il british style ed il coatto, in questo luogo che e una festa mobile da Cannes a Mentone. Anche se poi scopri che tutto quello che rimane dell’aristocrazia russa fuggita dalla rivoluzioni d’ottobre riposa nei cimiteri in collina, che non pochi grand hotel con facciate liberty all’interno sono pochi piu che ostelli, e che a Roquebrune Cap Martin e decisamente più facile incontrare una coppia di pensionati di Torino che non Rihanna o il Principe di Galles. Ma non fa niente, anzi, forse e meglio cosi. La scatola e vuota ma il sogno rimane. E stai li a crogiolarti al sole, tra il mediterraneo e le Alpi, tra residence e ville a picco sul mare, progettando magari una visita a Montecarlo o Villefranche sur mer. Ed in mezzo Nizza con i suoi abitanti, tensioni sociali, periferie realmente difficili.

E poi quello che non ti aspetti. L’orrore, drammatico ed inaspettato. I corpi dei bambini stesi sulla promenade des anglais. Le fotografie dei passeggini vuoti. Ed e come se ogni parola perdesse ogni significato. Basta che ci sei passato una volta, ed e come se anche tu fossi li. Ti scende il silenzio dentro.

Al mattino incontro un amico di Nizza. Ci guardiamo a distanza ed allarghiamo le braccia. Quasi in segno di resa, sicuramente di sconforto. Non e ancora tempo per le parole. Quelle verranno dopo. E non sembrano trovarle nemmeno in Francia, forse non riescono a capacitarsene. Quale cattivo maestro, quale malata dottrina, quale livello di odio può spingere un individuo a massacrare i propri concittadini, i bambini, in questa maniera ?. E questa volta lo senti, tremolanti condanne dell’accaduto, balbuzienti richiami all’unità nazionale ed ai valori della Republique, anche la conferenza degli Imam di Francia, timidamente richiamare gli Imam a “mobilitarsi per rassicurare la società francese ed isolare tutte le idee di terrorismo e di odio”.
Ancora difficoltà a trovare le parole giuste, perché ripetute già in troppe occasioni. Ma sono da capire anche loro, delegati ad agire e parlare per tutti, che qualcosa la devono pur dire e che non possono solo limitarsi ad allargare le braccia davanti all’orrore. Toni bassi e la paura che la polveriera della convivenza difficile, in Francia, possa scoppiare veramente. Che il vaso sia prossimo al tracollo.

Rimanere concentrato al lavoro e quasi impossibile. Controlli notizie anche tramite iI social nework. Tra chi ha aggiornato la foto del suo profilo con un’immagine estiva in cerca di likes, I tempi in pista di Iannone e Valentino, qualcuno che condivide la foto di una bella cena estiva. Volti sorridenti in un ristorante. E tanti, tanti messaggi per Nizza.

Ed e purtroppo, tristemente, quasi impossibile non imbattersi anche nei post dei sociologi improvvisati, quelli che e “comunque colpa nostra”, “degli amerriccani” o della “società che ti esclude”. Di quelli che l’orrore è in fondo colpa di chi lo subisce e mai di chi lo commette. Perché bisogna “provare a capire” o più semplicemente dare la colpa alla “pazzia” e chiuderla li. E non sono pochi. E fa male leggere i deliri di chi magari ha incorniciata una laurea Alma Mater alla parete e si beffa, essendo persona colta e gran dottore, degli ormai tanto famosi “umarells”, senza esserne purtroppo riuscito ad ereditarne almeno un briciolo di buon senso.

Allora forse meglio tornare a leggersi i tempi di Marquez, o almeno provare a rispettare un dignitoso silenzio quando proprio non si ha nulla da dire.