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Tu che sei giovane come me, quindi sei un boomer, te la ricorderai la “conventio ad excludendum” contro i comunisti. C’è persino una voce su Wikipedia, che ad un certo punto dice: “Per tutta la durata della prima repubblica nessun governo ebbe ministri o sottosegretari del PCI, i cui rappresentanti entrarono per la prima volta ufficialmente in un governo col Governo Prodi I nel 1996, quando il PCI si era già trasformato in Partito democratico della Sinistra”. Nel mezzo c’è stato Gladio, la strategia della tensione, le stragi di Stato che usarono manodopera neofascista e membri infedeli  – infedeli alla Costituzione ma non alla continuità statuale col ventennio – dei servizi segreti, Licio Gelli e la Loggia P2, il Piano di Rinascita Nazionale.

Il governo frutto del “compromesso storico” (appoggio esterno del PCI ad un monocolore democristiano) nacque nel mezzo di questa temperie da una profonda riflessione di Enrico Berlinguer, fatta nel settembre 1973 sul giornale Rinascita, che prendeva le mosse dal colpo di stato fascista  – finanziato dagli Stati Uniti – che rovesciò in Cile il governo socialista di Salvador Allende. Giusto per controbilanciare le superficiali evocazioni della scelta “atlantista” di Berlinguer, come se dietro non ci fosse stata una dolorosissima e articolata analisi, mi limito a questo estratto: “gli avvenimenti in Cile mettono in piena evidenza chi sono e dove stanno nei paesi del cosiddetto «mondo libero», i nemici della democrazia. L’opinione pubblica di questi paesi, bombardata da anni e da decenni da una propaganda che addita nel movimento operaio, nei socialisti e nei comunisti i nemici della democrazia, ha oggi davanti a sé una nuova lampante prova che le classi dominanti borghesi e i partiti che le rappresentano o se ne lasciano asservire, sono pronti a distruggere ogni libertà e a calpestare ogni diritto civile e ogni principio umano quando sono colpiti o minacciati i propri privilegi e il proprio potere.” (per leggere i tre articoli di Berlinguer su Rinascita, clicca qui).

Classe borghese, privilegi, potere. Parole chiare, nette, che definivano. Proprio come sono nebulose, ambigue, mistificatorie le parole da cui è composta la melassa acquitrinosa del politichese. Parole prive di un senso, anzitutto perchè appaiono privi di senso coloro che le pronunciano, se non come personaggi di una pièce dell’assurdo à la Ionesco. Come un Enrico Letta che, sprezzante della sua propria fisiognomica, evoca “gli occhi della tigre”. E’ psicologicamente sintomatico che il capo del partito più impallidito in questi anni, anche nel nome – da Partito Comunista a Partito Democratico della Sinistra, a Democratici di Sinistra, a Partito Democratico – dichiari di volere un partito “dai colori vividi e netti, come in un quadro di Van Gogh”. Sembra davvero che l’inconscio si sia impadronito del suo eloquio, conducendolo a elaborare immagini che sono l’esatto contrario della pallida (e inconfessata) percezione di sé.

Tu che sei ragazzo/a adesso, invece, ti becchi la “conventio ad excludendum” verso Fratelli d’Italia, il partito erede della tradizione fascista. La cosa fa sorridere, per un paio di ragioni. La prima è che la sua leader, Giorgia Meloni, è già stata Vicepresidente della Camera dal 2006 al 2008, e Ministro (per la Gioventù: cosa volesse dire, a parte un vago echeggiare littorio, non si sa) dal 2008 al 2011. Quindi non è stata esclusa proprio da niente. La seconda è che la storia dell’Italia dopo la Liberazione dal fascismo, come ricordato prima attraverso la linea nera delle stragi, è attraversata molto più dall’anticomunismo che dall’antifascismo. Te lo ricordi il G8 a Genova? La “macelleria messicana” messa in atto dalla nostra polizia? Era il 2001, quanti anni avevi? La geopolitica atlantica, unita al più forte partito comunista d’occidente, ha reso inevitabile il fatto di doversi tenere, come serpe in seno, forze dell’ordine e interi gangli dell’intelligence permeati da metodi fascisti e legami col fascismo, dopo aver giurato di difendere la Costituzione nata sulla pregiudiziale antifascista? Non so se era inevitabile, ma è andata così. Quindi non è che gli eredi della tradizione fascista italiana stiano eventualmente “uscendo dalle fogne”: non ci sono mai stati.

Questo non vuol dire che non si corra alcun rischio. Il rischio è che la destra vinca le elezioni a mani basse e abbia, da sola, i numeri per cambiare un pezzo della Costituzione. Infatti Pierluigi Bersani (uno dei pochi con il sale in zucca, oltre ad un pugno inascoltato di costituzionalisti) affermava con elementare buon senso che chi collabora tuttora in tante amministrazioni locali (Pd e 5stelle) dovrebbe fare un cartello elettorale, minimo per contendersi i seggi uninominali con la destra. Invece Pallore Democratico fa a meno dei 5Stelle, i nuovi parìa che hanno osato disturbare il manovratore solitario Mario Draghi, e imbarca il 3% di Azione, giocandosi l’ala sinistra nonchè la possibilità di far tornare a votarlo chi non vota più, per nausea, disperazione o rabbia (ricordo che due tra le peggiori leggi degli ultimi anni, il Jobs Act e la legge elettorale con cui voteremo, sono targate PD).Quel PD sotto il cui ombrello crescono spesso buoni amministratori locali, in Direzione Nazionale non smette di deludere.

Infine ci sei tu, nativo digitale, che ti ritrovi a vivere in una terra che conosci solo per come è adesso: torrida, secca, abitata da gente vecchia, governata da gente vecchia, in cui l’ascensore sociale ti porterà fuori dall’Italia, se hai fegato e soldi per prenderlo – no, il talento non ti basterà.

Non hai neppure la capacità di sognare, perchè il mondo virtuale che maneggi da quando avevi due anni ti mette tutto a portata di mano: non hai mai dovuto immaginare niente. L’idea che hai del lavoro come di una merce uguale a tutte le altre, non è colpa tua. E’ quella che ti è stata lasciata in dote da gente vecchia, tutelata, che ha fatto il fenomeno con il tuo sedere: flessibilità, cioè precariato; disponibilità, cioè sfruttamento salariale. Il liberismo in economia uccide le libertà civili: se non hai la possibilità di progettare un futuro con il tuo lavoro, ti puoi scordare di sposarti, fare figli. Oppure lo fai ma con l’ incoscienza di chi non può pianificare, perchè è nato sotto la stella dell’incertezza. Non è tutto male in questo panorama: ci sono i nonni, che ti aiutano con la loro pensione. Domani tu non potrai farlo coi tuoi nipoti. Se io fossi te, farei fatica a capire cosa vuol dire “destra” o “sinistra” (leggi qui il pezzo di Giuseppe Nuccitelli su queste colonne).

Però hai l’imprinting del sopravvivente. Non hai un passato e non hai un sogno, hai un problema: cavartela e costruire un futuro per te e il pianeta in cui sei costretto a vivere. Con il tuo pianeta condividi lo stesso destino di precarietà. Gli esseri umani che hanno un passato non ne hanno appreso le lezioni, continuano a fare gli stessi errori. L’assenza di memoria potrebbe essere la tua arma vincente.

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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