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Fra nove mesi esatti Ferrara andrà a votare per scegliere il suo governo e il suo sindaco.
Nove mesi (per l’esattezza 270 giorni) sono tanti ma sono anche pochi.
Appare già chiaro che alle elezioni di giugno si confronteranno e scontreranno, speriamo civilmente, due schieramenti contrapposti. Con quali idee e programmi? Se sappiamo bene la Ferrara che ha in testa la maggioranza attuale, non conosciamo ancora nulla della “idea di Ferrara” che l’opposizione proporrà agli elettori.

Il compito della maggioranza

La maggioranza attuale ha il compito più semplice. Chiederà ai ferraresi di ripetere nel prossimo quinquennio l’esperienza fatta. Di prolungare un governo all’insegna della smemoratezza, dove il disagio e le difficoltà dei giovani, degli anziani soli, delle famiglie povere non trovano posto nell’agenda politica.  Di proseguire la “scintillante” politica di consumo culturale: invadendo le piazze storiche, moltiplicando le luci, gli spettacoli, le feste dove si beve e si mangia, e promuovendo quel turismo mordi e fuggi che non lascia nulla alla città e alla sua economia (infatti non piace nemmeno ai commercianti, anche se lo dicono solo sottovoce).

Che altro ancora può offrire la Destra? Ora che il folle maxiprogetto cementizio, il famigerato Fe.ris., è stato prima travolto, quindi seppellito, da una rivolta popolare, difficilmente potrà risorgere sotto mutate spoglie, checché ne dica il Sindaco Fabbri.

Alla fine rimane sempre la sicurezza, il cavallo di battaglia di Naomo & company, perché è proprio con lo slogan “la città sicura” che la Destra era riuscita a prevalere su uno stanco e afasico Centrosinistra. Ebbene, di questa città sicura oggi non si vede traccia. Si sono moltiplicati i lucchetti e i cancelli, è arrivato pure l’esercito, ma il fallimento della politica repressiva di Lega e Fratelli d’Italia è sotto gli occhi di tutti. Oggi i cittadini di Ferrara sono meno sicuri di quattro anni fa:  basterebbero per confermarlo i recenti fatti di cronaca nera che hanno insanguinato Ferrara.

Il cammino dell’opposizione

Per l’opposizione – meglio dire, per le varie opposizioni e formazioni del cosiddetto Centrosinistra –  il cammino sarà molto più difficile. Un percorso che prevede 3 tappe ineludibili, tre gradini da scalare, uno dopo l’altro, pena un’altra sonora sconfitta. Quali siano questi tre scalini è presto detto.
Primo. Elaborare una nuova idea di città e di governo, un programma capace di interpretare i bisogni e i desideri dei cittadini, che non punti al ritorno al passato (sarebbe un vero suicidio) ma indichi una reale alternativa: nuovi obiettivi e nuove forme di democrazia.

Secondo. Trovare una sintesi tra le varie formazioni politiche che affollano il panorama locale , e varare un programma comune, o perlomeno un elenco chiaro di priorità e di obiettivi che si propone di raggiungere nei prossimi cinque anni.. Perchè senza unità – o tutti con un’unica lista o con più liste alleate – sarà impossibile vincere. Anche perché la Destra ha dimostrato (a livello nazionale come a livello locale) di saper stare insieme e di presentarsi unita davanti agli elettori.

Terzo gradino. Occorre individuare un candidato (uomo o donna) comune, che questa volta – tutti i partiti lo dicono e lo ripetono da mesi – non dovrà provenire dall’apparato di partito, ma essere “espressione della società civile ferrarese”.  Ma cosa significa esattamente? L’espressione è sicuramente condivisibile, ma è terribilmente vaga. Vuol dire, per caso, pescare dal mazzo un candidato qualsiasi basta che vada bene a tutti i partiti, o il candidato più simpatico, o il più famoso? O invece – e solo questo mi pare possa intendersi come “espressione della società civile” – un candidato o una candidata che esca autonomamente dalle fila del grande laboratorio di idee che anima da oltre un anno la società ferrarese, una persona che ha partecipato a questo lavoro di popolo, dando il suo contributo di competenza, di idee innovative, di passione civica?

Un errore imperdonabile ma rimediabile. Si spera

Dunque i tre gradini. Uno alla volta. E prima di tutto: l’ascolto, il confronto, le idee, il programma di governo per il prossimo quinquennio.
E non sto esprimendo una mia pia speranza, è quello che il Partito Democratico, i 5 Stelle, Sinistra italiana e tutte le altre isole o isolette dell’arcipelago del Centrosinistra ci ripetono dalla primavera scorsa in avanti.

“Faremo il tavolo delle Opposizioni”.  L’idea non era neanche male, ma dopo una riunione di assaggio prima dell’estate, il tavolone è sparito dai radar.
“Apriremo un grande confronto con i cittadini”. 
Ascolteremo le loro idee, li faremo partecipare alla elaborazione del programma. Ma dove, in che modo? Con qualche botta e risposta alla Festa dell’Unità? O quando il programma sarà già bell’è fatto e controfirmato dai 7 o 8  segretari di partito? 
La grande preoccupazione dei partiti di opposizione sembra tutt’altra. La solita di sempre: il totonomi – imbroccare il cavallo vincente da mettere in corsa contro Alan Fabbri.  Nell’aria è tutto un brusio di nomi, che dai corridoi della politica arriva sulle pagine della stampa locale.

Ma in questi ultimi giorni è successo qualcosa di peggio. Arriva a Ferrara Ilaria Cucchi, senatrice eletta dai Verdi e Sinistra Italiana, va al Festival dell’Unità e lancia la candidatura di suo marito Fabio Anselmo, il noto legale dei casi Cucchi e Aldrovandi, un nome notoriamente in cima al listino del Partito Democratico di Ferrara. Il giorno dopo, il coordinatore provinciale dei 5 Stelle Paride Guidetti rompe gli indugi e indica ufficialmente il candidato del suo partito: “Fabio Anselmo – che definisce come il candidato del PD –  è la persona giusta per guidare la coalizione di opposizione”.

E i famosi 3 gradini? Dove sono finite le tre fasi da tutti diligentemente enunciate?  Si torna al metodo antico: prima il candidato, poi i contenuti, le idee, i programmi (vedremo quali) che verranno affidati in dote al candidato. Un metodo talmente antico che in questo caso ha un sapore quasi medievale. Un candidato indicato… dalla consorte… che appartiene a un partito (Verdi e Sinistra Italiana) diverso dal partito (5 Stelle) che candida ufficialmente il personaggio candidato ufficiosamente da un altro partito (il PD).

Poco può valere, l’imbarazzato distinguo che arriva un giorno più tardi dal Partito Democratico. La frittata è fatta e il campo del Centrosinistra si trova ora a un bivio. Vuole davvero cambiare metodo, oppure assisteremo ad un’investitura dall’alto di un candidato deciso nei retrobottega e imposto al popolo dei votanti, agli stessi militanti dei partiti (quelli rimasti) e alla beneamata e inascoltata società civile? Il copione lo conosciamo. E’ lo schema di quattro anni fa, e sappiamo tutti com’è andata a finire.
Ferrara e il popolo della sinistra ha bisogno d’altro, ai partiti, grandi e piccoli, basterà uscire dal recinto e guardarsi attorno: troveranno intelligenze, competenze, idee, programmi elaborati dall’impegno e dalle lotte di tanti cittadini ferraresi.
Da più di un professionista della politica ho sentito una bella frase: “Questa volta i partiti devono fare un passo indietro”. Fatelo.

In copertina: Fabio Anselmo e Ilaria Cucchi – foto da “Terlizzi viva”.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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