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A noi sognatori con la testa fra le nuvole e gli occhi sempre rivolti al cielo, certi di poter spazzare via paure e dubbi con la tenerezza, la bellezza e la fantasia, piacciono i luoghi magici. Siamo talmente attratti dalla magia che non abbiamo quasi più bisogno di cercarli, perché quei luoghi si mettono da soli sulla nostra strada.
Ci basta girare l’angolo e puff quel posto è proprio lì. Ci attende, porge il benvenuto e apre la porta. Gentilmente. Di solito – quasi sempre – si tratta di librerie, ma le mie eccezioni stanno diventando molte. Se la libreria è poi specializzata in letteratura per bambini o ragazzi o si occupa di natura, giardini o alberi che siano, la formula magica è completa.
Nella nostra città alcuni luoghi profumano di serenità al caramello.
Testaperaria è uno di questi, uno di quei posti dove recarsi se, come noi, si amano le parole, i disegni e le figure che incantano.
Ovviamente questi luoghi non sono fatti solo di libri ma, soprattutto, di librai o libraie, come in questo caso, capaci di capire subito cosa si sta cercando, di accompagnarvi gentilmente quasi prendendovi per mano.
Vi presento allora Rita e Paola, che accolgono sempre con un sorriso.
Qui si legge ma, soprattutto, si gioca e ci si diverte tutti insieme, duranti incontri e laboratori dove i grandi trovano il tempo per i loro piccini. Entriamo. Con tanta(e) curiosità.
Ragazze (mi permetto), come è nata Testaperaria e il suo nome?
Testaperaria è nata nel dicembre del 2017 da un’idea maturata nel tempo. In passato entrambe abbiamo lavorato come libraie in una libreria specializzata per ragazzi per circa sette anni. Abbiamo intrapreso poi strade lavorative differenti ma coltivando sempre la passione per l’editoria per ragazzi e l’idea di riuscire, un giorno, ad aprire una libreria tutta nostra. All’inizio del 2017 si sono verificate alcune condizioni che ci hanno portato a considerare il progetto con più concretezza… e siamo partite, con qualche punto interrogativo sul futuro ma molto entusiasmo. È stato un passo importante e impegnativo ma condiviso dalle nostre famiglie, che ci hanno dato il supporto decisivo per intraprendere questa avventura.
Il nome Testaperaria è un piccolo tributo all’albo illustrato di Claude Ponti: Catalogo dei genitori per i bambini che vogliono cambiarli, edito da Babalibri, che racconta di varie tipologie di genitori, tra i quali i Testaperaria appunto, capaci di lasciarsi ispirare da idee nuove e vecchie storie. Ci piace pensare che la lettura permetta a tutti di “avere la testa un po’ per aria” nel senso costruttivo del termine, cioè dia ottimi strumenti per guardare le cose da una prospettiva “altra”: libera, creativa, personale, consapevole.
Perché venire proprio da voi? Io un motivo ce l’avrei, quale pensate che possa essere?
Perché abbiamo cercato di rendere Testaperaria un luogo accogliente e stimolante, dove riempirsi gli occhi di parole dense e belle immagini e, perché no, dove sentirsi un po’ a casa. L’editoria per ragazzi è un mondo sempre più articolato. Pensiamo che Testaperaria rifletta il nostro tentativo di scegliere, tra tante proposte, le letture e i giochi realizzati con più cura ed attenzione. E poi crediamo che i libri offrano spunti per affrontare tutti i piccoli grandi temi della vita, perciò abbiamo scelto di ragionare sulla loro collocazione in modo che anche l’organizzazione dello spazio in libreria fosse funzionale alle richieste dei lettori piccoli e grandi. A Testaperaria ci sono libri che propongono percorsi sulle tematiche più differenti (le emozioni, il rispetto, l’accoglienza, la natura, la crescita, le relazioni, il cinema) e ci sono libri semplicemente belli, eloquenti ed evocativi, che vanno sfogliati, assaporati e assimilati.
A mio avviso gli albi illustrati per bambini e i libri per ragazzi non sono affatto solo per loro. Ne sono la prova proprio io che ormai ne leggo a bizzeffe… Pensate di voler e poter coinvolgere sempre di più un pubblico adulto di lettori?
Gli albi illustrati sono il frutto del lavoro di artisti della parola e dell’immagine.
Sono un piacere dal punto di vista figurativo e spesso sanno restituire, nel rapporto tra testo e illustrazione, tutta la complessità dei sentimenti e delle esperienze della vita in modo immediato, vivido, evocativo, poetico oppure ironico. E questo presuppone un profondo lavoro di ricerca.
Secondo noi gli albi illustrati non solo arricchiscono e stimolano l’immaginario di adulti e bambini, indifferentemente, ma denotano una forma di rispetto del mondo interiore di ciascuno di noi, perché sanno veicolare BELLEZZA, ciò di cui tutti abbiamo bisogno.
Spesso capita che i nostri clienti scelgano di regalare ad un adulto un albo illustrato per la sua capacità di trasmettere un messaggio efficace, limpido, ricco di sfumature e allo stesso tempo intenso e sintetico. Concordo!
La narrativa per bambini e ragazzi è in forte espansione, gli illustratori sono ogni giorno più bravi e, anche per questo, diventano sempre più importanti alcuni Festival di letteratura e fiere del libro nazionali e internazionali. Quali ritenete più interessanti?
La Fiera del libro per Ragazzi di Bologna è, sicuramente, l’evento più significativo e ricco di stimoli per la letteratura per bambini e ragazzi. Non è solo un’occasione per scoprire i progetti editoriali in uscita o le case editrici emergenti, ma è un momento prezioso per ascoltare dalla voce degli autori e degli illustratori quali esperienze e riflessioni stanno alla base del loro lavoro.
E questo aiuta anche il nostro lavoro di libraie, perché ci dà nuove chiavi di lettura e ragioni più profonde per comprendere e amare le storie che leggiamo.
C’è poi un’altra realtà che ci sta molto a cuore pur non essendo una fiera del libro ma un festival dedicato al giornalismo: il Festival di Internazionale, che oggi più che mai è un’occasione per avere uno sguardo consapevole su ciò che accade nel mondo e prendere coscienza di temi urgenti come la giustizia, la legalità, la libertà di informazione, la tutela dei diritti.
Quali sono i vostri Editori (quelli preferiti, che amate e consigliate) e perché?
Forse, più che preferire delle case editrici, potremmo dire che abbiamo un’attenzione particolare nei confronti del lavoro di alcuni autori e illustratori.
Cerchiamo comunque di dare spazio, tra le nostre proposte, a case editrici di qualità, che hanno un’identità e fanno un costante lavoro di ricerca, come ad esempio (solo per ricordarne alcune): Babalibri, Carthusia, Clichy, Lapis, Gallucci, Kite, Glifo, Terre di mezzo, Topiptttori, Orecchio Acerbo, Zoolibri, Camelozampa, Pulce, L’ippocampo.
Abbiamo chiamato la nostra rubrica “parole e figure”, potete spiegare il perché ai nostri lettori?
Il nome della rubrica contiene un riferimento al saggio: Guardare le figure, nel quale Antonio Faeti indagava il mondo degli illustratori italiani dei libri per l’infanzia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e riconosceva nelle “figure” che essi accostavano ai testi il valore di un immaginario che prendeva forma e di un’identità che si delineava e si esprimeva.
Inoltre, il nome della rubrica richiama la caratteristica fondamentale dell’albo illustrato: il rapporto tra testo e illustrazione, inscindibile, complementare, dialogico. Ed è proprio questo rapporto che contraddistingue l’albo illustrato come mezzo espressivo che ha strutture, caratteristiche, modalità narrative proprie. Una sua grammatica, si potrebbe dire.
Sempre pensando a questo titolo della rubrica, mi vengono in mente i “silent book”, molto belli. Ne avete e li consigliate? Sono noti al pubblico e richiesti? Credo che per stimolare la fantasia e il pensiero costruttivo siano davvero eccezionali…
Il mondo dei “silent book” è straordinariamente ricco. In libreria abbiamo molti libri senza parole e sempre più spesso ci vengono richiesti.
La bellezza dei “silent book” sta, secondo noi, nei possibili livelli di lettura che il linguaggio figurativo lascia aperti: ogni lettore, senza il condizionamento del testo, scorge nelle immagini frammenti, sfumature, interpretazioni del tutto personali e rimodella il racconto secondo il proprio vissuto, immaginario, bagaglio esperienziale.
Proprio per questo i “silent” non conoscono barriere né vincoli legati all’età, alla cultura, alla lingua o al livello di alfabetizzazione.
Solo per ricordarne alcuni: L’onda di Suzy Lee, Professione coccodrillo di Giovanna Zoboli, S’alza il vento di Anna Paolini, Gita sulla luna di John Hare, Costruttori di stelle di Soojin Kwak, Fiori di città di JonArno Lawson, Via della gentilezza di Marta Bartoli, Il pappagallo di Monsieur Hulot di David Merveille (adoro questo libro, NDR), Un’estate di Ji-Hyun Kim.
Nell’era digitale, cosa cerca oggi un giovane lettore “cartaceo”? Come lo riavviciniamo al profumo, al fascino e alla bellezza della carta?
Secondo noi – e il cuore del progetto Nati per Leggere è proprio questo – il libro è fondamentale per lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino, fin dai primi anni di vita.
Se fin da piccolissimi il libro è compagno di gioco, occasione di esplorazione tattile e visiva, momento di lettura condivisa con un genitore e strumento per consolidare una relazione affettiva, allora il rapporto con l’oggetto libro difficilmente potrà essere sostituito da uno schermo.
Da parte nostra, la scelta di intraprendere il lavoro di libraie si fonda proprio sulla bellezza del rapporto con il libro cartaceo, che è un’esperienza emotiva, è costruzione di relazioni, ma è anche l’odore e la consistenza della carta, il fruscìo delle pagine da sfogliare e risfogliare, e – perché no?- è la libertà di annotare, di prendersi il tempo di leggere e ascoltare, insieme o da soli.
Un’ultima curiosità: amo moltissimo gli illustratori francesi, come Delphine Perret per citarne solamente una; pensate vi sia spazio, a Ferrara, per albi e libri in questa lingua?
La distribuzione dei libri in lingua nel mercato editoriale italiano non è al momento una realtà strutturata. C’è però, per quanto riguarda i libri in lingua francese (non gli autori francesi ma la lingua), un esempio molto interessante: Passepartout, un marchio che pubblica in francese alcune opere selezionate dal catalogo Kite.
Qualche esempio: L’écrivain di Davide Calì, illustrazioni di Monica Barengo; C’est maintenant ou jamais di Davide Calì, illustrazioni di Cecilia Ferri; L’inventaire des jours di Luca Tortolini, illustrazioni di Daniela Tieni; Les invités de Madame Olga di Eva Montanari; Un jour, sans raison di Davide Calì, illustrazioni di Monica Barengo.
Per finire davvero… Si avvicina Halloween e poi Natale (durante questa bella festa, leggere, al calduccio, è un grande regalo a sé stessi e ai propri cari). Quali letture suggeriamo ai nostri affezionati lettori?
Per quanto riguarda Halloween, un libro che amiamo in modo particolare è Una strana creatura nel mio armadio di Mercer Mayer (Kalandraka), che racconta il rapporto tra un bambino e un mostro nascosto nell’armadio, secondo una prospettiva del tutto nuova: qui il mostro ha bisogno di essere consolato e il bambino lo accoglie a dormire nel proprio letto. Fantastico, dico io.
Un altro libro intramontabile, capolavoro di Raymond Briggs, è Babbo Natale (Rizzoli), vincitore della Kate Greenaway Medal nel 1973, che racconta la consegna dei regali durante la notte della Vigilia da parte di un Babbo Natale irriverente e un po’ scorbutico, pieno di humor, capace di tenerezza e lontano da ogni cliché. Mi piace molto, dico sempre io.
Ma la lista è lunga, concludo… Andiamo da Testaperaria a curiosare allora. Perché curiosando s’impara. Buona lettura a tutti!
Fotografie di Simonetta Sandri e Libreria Testaperaria. La bella acrobata in negozio è di Martapesta
La libreria Testaperaria si trova a Ferrara, in via de’ Romei 19/A
Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare il basso e l’altocontaminare di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono” dentro e fuori di noi”, denunciare il vecchio che resiste e raccontare i germogli di nuovo, prendere parte per l’eguaglianza e contro la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo..
Con il quotidiano di ieri, così si dice, ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Tutto Periscopio è free, ogni nostro contenuto può essere scaricato liberamente. E non troverete, come è uso in quasi tutti i quotidiani, solo le prime tre righe dell’articolo in chiaro e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica, ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni” . Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e ci piacerebbe cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e ogni violenza.
Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”, scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori) a tutti quelli che coltivano la curiosità, e non ai circoli degli specialisti, agli addetti ai lavori, agli intellettuali del vuoto e della chiacchera.
Periscopio è di proprietà di una S.r.l. con un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratico del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.
Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante. Buona navigazione a tutti.
Francesco Monini
[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.
[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto.
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
L'INFORMAZIONE VERTICALE
Bessissimo!
Intendevo: bellissimo!
Grande articolo! Mi sa che ci ritornerò dalle parti di Natale.