Filèmone ha il compito di restituirle il “senso del meraviglioso”. Gioconda lo ha perso da quando Leonardo e il loro matrimonio non ci sono più e, le sembra, non esista nient’altro attorno. Filèmone è un angelo che parla d’amore, prima di tutto l’amore che Gioconda non sa nutrire verso se stessa, quell’amore fatto di cura ed entusiasmo puro perchè non vive di riconoscimento nell’altro. Una cura radicale nel senso che va alla radice di ciò che può farci stare bene, magari anche un po’ paura, ma poi qualcosa cambierà.
Gioconda ha la testa intasata di domande, ha bisogno di definirsi, ricrearsi nuovi contorni, troppo vuoto senza Leonardo. Filèmone non è lì a compiangerla, bensì a metterla di fronte al suo narcisimo, tipico di chi crede di essere assoluto nella sofferenza, alla sua autocommiserazione, così comoda per delegare colpe e responsabilità.
Gioconda ha il dono, o la maledizione, di ‘sentire’ molto, forse troppo, intuire negli altri proprio quello che con arte gli altri vogliono silenziare. Sentire troppo la fa smarrire, ma è anche il suo ponte proteso verso il dolore e l’amore che stanno fuori, nel mondo. Filèmone la avverte, Gioconda può scegliere se tenere accesa o spenta questa “antenna”, se chiudersi o aprirsi alla sofferenza come alla gioia, una scelta. Anche l’amore è una scelta, ci vuole coraggio a lasciarlo entrare con tutti i rischi che si porta dietro. Ma Filèmone, che nel suo nome ha l’etimologia dell’amare e nella mitologia greca è amore che sceglie di fondersi per sempre, vuole aiutare Gioconda a non confondere l’emozione, intensa quanto veloce, col sentimento che durata non ha perchè la valica.
Perchè il matrimonio con Leonardo è entrato in crisi? Gioconda comincia a capirlo, inizia a vedere che lei e Leonardo avevano smesso di prendersi cura di quella cosa che si costruisce insieme e non ha l’autosufficienza di una cosa finta perchè è una cosa viva che si spegne se i due non la vivono, se smettono di mancarsi, se non capiscono che dare tutto non serve, l’equilibrio (difficilissimo) sta in altro.
Gioconda deve ancora imparare a bastarsi, a farsi compagnia superando quel disperato bisogno di riempirsi di altro con gli altri. Filèmone le consiglia di provare a vivere dentro ascoltandosi, a ricaricarsi di se stessa, a smettere di volere comunicare per esistere. Gioconda intrapende un viaggio, fisico e dell’anima, un’avventura che la porterà lontano e molto vicina a sè, fino ad aderirvi.
Solo allora Gioconda potrà riconsiderare l’amore senza la presunzione di perfezione e infallibilità, senza il bisogno di continue conferme, ma con la cura e la passione che non rinuncia a cercare l’altro.
Massimo Gramellini, Chiara Gamberale, Avrò cura di te, Longanesi 2014
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Riccarda Dalbuoni
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