Le lancette dell’amore
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La notte dell’epifania capita sempre qualcosa: una bambina che nasce, un cane che arriva, i regali di compleanno. Chiamami anche se è notte (Mondadori, 2014) di Michela Monferrini è la storia di una Ragazza che nasce il 6 gennaio 1986, è la storia di vite che si affacciano e di altre che lasciano, ma mai del tutto. È una storia di cose che iniziano e di cose che finiscono, di cose che ‘iniziano perché qualcosa finisce’ di altre che ‘finiscono perché qualcosa inizi’.
Chiamami anche se è notte è scandito in blocchi di vita di Bambina che poi diventa Ragazza, in un tempo che lei misura in un modo speciale perché papà le ha insegnato che esistono orologi speciali, non tutti segnano lo stesso tempo, alcuni vanno per conto loro, seguono un ritmo diverso, si fermano e stanno ad aspettare il momento giusto che arriverà.
Ragazza cresce e si innamora di Ragazzo, è arrivato il momento di consegnare il proprio ‘sacco passato’, è pesantissimo, tutti e due se lo portano dietro da sempre, ha tutto dentro. Tra loro ‘innamorarsi era stato un dialogo così: devo fare una consegna. Anche io. Questo sacco diventa ogni anno più pesante. Anche il mio. A volte ho avuto paura di non riuscire a trovare la persona giusta a cui consegnarlo. A volte ho avuto paura di averla già incontrata e di non averla riconosciuta. Credevo di restare schiacciato sotto il suo peso […]. Volevo il tuo indirizzo e ne ho sbagliati alcuni. Aaddeessoppuuooiiddaarrllooaammee’. Si sentono più leggeri ora che si sono scambiati i fardelli, le spalle possono aprirsi come ali, il passato non è più dietro, è intorno a loro, mischiato.
E le cose che non stanno nel sacco e che hanno perso per sempre l’uno dell’altra? Come faranno a consegnarsele? Ci racconteremo tutto, risponde Ragazzo.
Il sacco passato di Ragazza è pieno di lacrime, quello di Ragazzo no perché non ha mai pianto. Ha lacrime compatte lui, non sgorgano, spuntano solo un po’, se ne stanno lì quasi per sbaglio e non scendono, non ce la fanno perché Ragazzo è un comandante che sa frenare il pianto.
Un giorno, quando Ragazza accudisce Charlie, il cane regalato dai genitori quando aveva dieci anni e che è la memoria degli ultimi quindici anni di vita di Ragazza, anche Ragazzo piange, rovescia il suo sacco di lacrime sul pavimento. Charlie è il fuori sacco, Charlie è il passato di Ragazza quando Ragazzo non c’era. Se Charlie se ne va, pensa Ragazzo, il dolore arriverebbe addosso a Ragazza, magari di notte.
E allora chiamami anche se è notte, che lo puoi dire solo se è vero, solo se sai che sarai lì a rispondere.

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Riccarda Dalbuoni
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PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)