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Accadono eventi che funzionano da specchio morale per una società, più di quanto possano fare inchieste o analisi raffinate. Ne cito due accaduti a distanza di tempo. Alcuni anni fa a Cagliari un gruppo di professori propose di intitolare la nuova scuola media ad Antonio Gramsci. La proposta fu presentata al Consiglio di Istituto e fu bocciata. Ne scaturì una vivace polemica pubblica che coinvolse la città e i giornali. A conclusione arrivò, finalmente, la replica del presidente del Consiglio di istituto che motivò così la decisione della scuola: “Ho il dovere di richiamare all’osservanza delle disposizioni ufficiali: c’è una circolare che fa esplicito divieto di intitolare un Istituto a persona con precedenti penali”.

E ora spostiamoci ai nostri giorni. Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale (e in attesa di processi per reati ancor più gravi) viene ricevuto al Quirinale con tanto di solenne saluto e omaggio da parte dei corazzieri, come un normale e onesto leader di partito.
E le reazioni a questi due eventi? Nel tempo in cui accadde il fatto di Cagliari non ci fu un intervento dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione, anche se negli anni citazioni di Gramsci tratte dai suoi “Quaderni del carcere” sono state proposte dal Ministero per i temi dell’esame di Stato. Cosa del resto ben giustificata considerato che Gramsci è, oltre che un martire antifascista, uno fra i più grandi intellettuali del novecento europeo.

Anche sulla vicenda “Berlusconi-Quirinale” si è fatto finta di niente. E persino i contrari si sono ben guardati dal protestare per questo scandalo consumato nel più alto luogo simbolico dello Stato di diritto democratico e costituzionale. E’ fatto così il nuovo tempo della politica post-ideologica! Si archivia subito tutto. Si parla d’altro, perché riflettere su ciò che imbarazza potrebbe provocare conseguenze a cascata incontrollabili. E poi, per i politici navigati, c’è sempre una citazione di un poeta o un romanzo ben scritto per sublimare i vuoti di coscienza e nutrire le anime belle con qualche porzione di ‘pappa del cuore’.

Vi è molta miopia e cecità in questo comportamento. Si sottovaluta l’effetto imprevedibile che può provocare il continuo accumularsi di materiale infiammabile. Si preferisce puntare, consapevolmente, da parte delle élite politiche (sempre più meritevoli del titolo di casta: rottamati, rottamatori e riciclati) sull’effetto narcotizzante provocato dall’abitudine a convivere ormai con ogni tipo di schifezza morale. Anche le voci autorevoli si fanno sempre più fievoli e stanche, quasi subissero il condizionamento di chi circonda la loro indignazione di sarcasmi o di pietosa sopportazione.

Almeno ci venisse risparmiata la retorica sui valori, la speranza per un futuro migliore, il trionfo della novità epocale! No, devo anche sciropparmi le prediche sulla nuova spiritualità della politica di Brunello Cucinelli, che parla ispirato e folgorato sulla via… di Renzi. O l’altro grande creativo, Roberto Cavalli, che annuncia che di figure come Renzi, a Firenze, ne nascono una ogni 500 anni. Sono solo due esempi della sobrietà e del pragmatismo della politica post-ideologica. Amen.

Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

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Fiorenzo Baratelli

È direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara. Passioni: filosofia, letteratura, storia e… la ‘bella politica’!

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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