19 Gennaio 2022

VITE DI CARTA /
Una data che non dobbiamo sapere:
“Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrin

Roberta Barbieri

Tempo di lettura: 5 minuti

cimitero tombe fiori

Valérie Perrin (1967-….) [Qui] ha scritto un romanzo di grande qualità il cui titolo, Cambiare l’acqua ai fiori, mi ha fatto pensare a quelle atmosfere familiari che solo una donna sa ricostruire con leggerezza se racconta la quotidianità di casa fatta di gesti rassicuranti ma ripetitivi, e ci sa mettere  un pizzico di ironia.

cambiare l'acqua ai fioriLo sto leggendo in questi giorni e sto cambiando idea nella maniera più totale. È bello cambiare idea quando si passa da una presupposizione all’incontro diretto con un libro.

In realtà oltre a questo mi sto anche guardando dentro. Perché la voce narrante, che dice ‘io’ e racconta la propria esistenza, fa la guardiana di un cimitero nella provincia francese e ha una disarmante dimestichezza con i defunti.

Li chiama per nome e cognome e aggiunge ogni volta tra parentesi l’anno di nascita e quello di morte: si aggira per esempio lungo uno dei vialetti e si ferma a curare i fiori – ecco il titolo del libro – sulla tomba di Nadine Ribeau (1954-2007).

Pulisce le fotografie su tutte le tombe nei quattro settori che compongono il  cimitero e questo comporta alcune settimane di lavoro, in attesa di curare stagionalmente la fioritura delle diverse piante che le famiglie hanno scelto di piantare in memoria dei loro cari.

Dopo i temporali passa in rassegna le tombe per raddrizzare i vasi caduti e aggiustare i danni procurati dalle intemperie. Cura anche i suoi fiori nel giardino della piccola casa in cui vive da sola ai margini del camposanto e, se qualcuno glieli chiede, li vende e si impegna a curarli una volta sistemati sulla tomba. Apre e chiude ogni giorno il cancello di accesso.

Che vita è la sua? Sono arrivata a leggere le prime duecento pagine e mi sto facendo l’idea che sia una vita passabile, con tratti di serenità, stesi come una coltre sopra un dolore abissale che viene dal passato.

Certo, questa Violette Trenet, che è custode del cimitero di Brancion-en-Chalon in Borgogna, è attorniata da amici che le sono accanto ogni giorno, visto che lavorano come lei a contatto con i morti: sono i tre becchini che curano la manutenzione generale del cimitero, più i fratelli che gestiscono il servizio delle pompe funebri e il parroco del paese che celebra i funerali.

Poi ci sono gli animali, alcuni gatti venuti a vivere lì dopo avere seguito il feretro del proprio padrone e un cane, la affettuosa Eliane, che vi si è trasferita per lo stesso motivo e ora vive in casa di Violette.

Infine ci sono i vicini, con cui il libro incomincia. Le parole sono queste: “I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità…” E via di seguito con la lista delle virtù o dei vizi fino alla conclusione: “ I miei vicini sono morti. L’unica differenza che c’è fra loro è il legno della bara: quercia, pino o mogano”.

Allegria, ho pensato. E invece non è il caso di fare battute facili. Se mi guardo dentro, quando alla domenica entro nel cimitero del mio paese per ‘dare un saluto ai miei’, mi viene facile scambiare due parole con…diciamo ‘i residenti’.

‘Vicini’ lo lascio a Violette. Sul tragitto per arrivare dai miei controllo se serve acqua ai vasi depositati davanti alle tombe e intanto rivolgo un pensiero a tutti. Mi sembra che sia una operazione che dà vita alle persone che tutti sono stati e mi incuriosisce riguardare le fotografie e le date.

Mi scatta immediato il calcolo: Nadine è vissuta per 53 anni. Ho fatto il conto anche leggendo i suoi dati nel libro. Il pezzo di tempo che spetta alla nostra vita è delimitato da due numeri: conosciamo il primo mentre non sappiamo del secondo, né dobbiamo saperlo.

Mettere in prospettiva le vite aiuta a pensarle con naturalità, nel loro inizio, come nella loro conclusione.
Fin dai tempi del Liceo lo studio delle letterature ha comportato la memorizzazione della biografia di ogni autore, a cominciare dalla data e dal luogo di nascita associato ai dati della morte.

Orazio, il grande poeta latino, appartiene al primo secolo avanti Cristo; sui testi letterari come su Wikipedia si legge Quinto Orazio Flacco (65-8 a.C.) [Qui] e via di seguito con la vita e le opere. Ma si legge anche Italo Calvino (1923-1985) [Qui]. Ho letto entrambi con passione, sapendo che sono appartenuti a epoche diverse, eppure sono entrambi ancora ‘vivi’ attraverso le loro opere.

Ancora vive in senso letterale quello che fu il compagno di banco di Calvino presso il Liceo Classico G.D.Cassini di Sanremo, mi riferisco a Eugenio Scalfari (1924-…) [Qui], del quale infatti riporto la sola data di nascita, mentre scuoto la testa sorpresa una volta di più dalla varietà dei destini, dalla loro durata così diversa.

Tutti risibili i segmenti delle nostre vite, se rapportati ai tempi lunghi della storia o alle ere geologiche. Il che mi rafforza l’idea di una legge vecchia quanto il mondo, che dovremmo educarci a considerare accettabile. La cultura classica, a cui mi sono formata, lo studio della letteratura, sono stati fino a qui dei facilitatori di accettabilità del destino. Tutto racchiuso in quel numero che non conosco e che si avvicina.

Giorni fa ho seguito in tv i funerali di stato di David Sassoli [Qui] e ho riflettuto sul suo secondo numero: il primo è come per me l’anno 1956. Siamo coetanei. Mi correggo, lo siamo stati.

Hic et nunc ascolto i discorsi di cordoglio che i mass media continuano a diramare: al netto dei rituali retorici e chiudendo occhi e orecchi sulla cronaca politica che in queste stesse ore e giorni è occupata dalla imminente elezione del Capo dello Stato, capisco che una figura come la sua potrà seguire il passo della storia.

Come giornalista ma soprattutto come politico e in qualità di Presidente del Parlamento Europeo dal  3 luglio 2019 all’11 gennaio 2022, credo che potrà rimanere ancora a lungo ‘in vita’.

Nota bibliografica:

  • Valérie Perrin, Cambiare l’acqua ai fiori, E/O, 2019 (traduzione di Alberto Bacci Testasecca)

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari di Roberta Barbieri nella sua rubrica di Mercoledì, clicca [Qui]



Periscopio
Dai primi giorni di febbraio, in cima al “vecchio” ferraraitalia, vedete la testata periscopio, il nuovo nome del giornale. Nelle prossime settimane, nel sito troverete forse un po’ di confusione; infatti, per restare online, i nostri “lavori in corso” saranno alla luce del sole, visibili da tutti i lettori: piccoli e grandi cambiamenti, prove di colore, esperimenti e nuove idee grafiche. Cambiare nome e forma, è un lavoro delicato e complicato. Vi chiediamo perciò un po’ di pazienza. Solo a marzo (vi faremo sapere il giorno e l’ora) sarà pronta la nuova piattaforma e vedrete un giornale completamente rinnovato. Non per questo buttiamo via le cose che abbiamo imparato e scritto in questi anni. Non perdiamo il contatto con la nostra Ferrara: nella home di periscopio continuerà a vivere il nome ferraraitalia e i contenuti locali continueranno a essere implementati. Il grande archivio di articoli pubblicati nel corso degli anni sarà completamente consultabile sul nuovo quotidiano. In redazione abbiamo valutato tanti nomi prima di scegliere la testata “periscopio”: un occhio che cerca di guardare oltre il conformismo e la confusione mediatica in cui tutti siamo immersi. Con l’intenzione di diventare uno spazio ancora più visibile, una voce più forte e diffusa. Una proposta informativa sempre più qualificata, alternativa ai media mainstream e alla folla indistinta dei social media.Un giornale libero, senza padrini e padroni, di proprietà dei suoi redattori, collaboratori, lettori, sostenitori. Nei prossimi giorni i nostri collaboratori, i lettori più fedeli, le amiche e gli amici, riceveranno una mail molto importante.Contiene una proposta concreta per diventare insieme a noi protagonisti di questa nuova avventura. Versando una quota (anche modesta) e diventando comproprietari di periscopio, oppure partecipando all’impresa come lettori sostenitori. Intanto periscopio ha incominciato a scrutare… oltre il filo dell’orizzonte, o almeno un po’ più in là dal nostro naso. Buona navigazione a tutti.

Chi non ha ricevuto la mail e/o volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@ferraraitalia.it

L’autore

Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere
Roberta Barbieri

Ti potrebbe interessare:

  • “IO SONO GLI ALTRI”
    READING DI PRIMAVERA

  • diario in pubblico parole nuove

    Diario in pubblico /
    Parole nuove

  • NON DIRE, MOSTRA
    Interviene Luciana Passero: 3 aprile, ore 17 alla Biblioteca Ariostea

  • Mediterranea è sbarcata a Ferrara

  • Per certi versi /
    Il viale della mente

  • presto di mattina cerva aurora

    Presto di mattina /
    La cerva dell’aurora

  • NATURE URBANE E SPAZI PUBBLICI
    Secondo Incontro sulla Città che Vogliamo: lunedì 27 marzo alle 17

  • Gli operai GKN in piazza per “rompere l’assedio”
    (tutte le puntate di una lunga storia di lotta)

  • Cinquemila litri di acqua:
    critica alle critiche agli ambientalisti imbrattatori

  • Storie in pellicola
    Living: vivere alla ricerca del tempo perduto

L'INFORMAZIONE VERTICALE

CONTATTI
Articoli e informazioni a: redazione@periscopionline.it
Lettere e proposte di collaborazione a: direttore@periscopionline.it
Sostenitori e sponsor a:
Periscopio
Testata giornalistica online d'informazione e opinione, registrazione al Tribunale di Ferrara n.30/2013

Seguici: