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Nino, un internato militare italiano
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Vite di carta. Nino, un internato militare italiano
Con la recente legge del 13 gennaio 2025 è stata istituita, per la giornata del 20 Settembre di ogni anno, la Giornata dell’internato militare italiano. La data ha un alto valore simbolico, in quanto il 20 settembre 1943 il regime nazista modificò lo stato giuridico dei soldati italiani catturati, che non furono più classificati come prigionieri ma come internati militari, privi di ogni forma di tutela e utilizzati come forza lavoro al servizio dei tedeschi.
Tra loro c’è Nino, il protagonista di La strada giovane, il primo toccante romanzo scritto da Antonio Albanese che è uscito in aprile presso Feltrinelli. La sua è una vita di carta per modo di dire, perché Nino abita le pagine del romanzo con una immediatezza totale, tanto da uscirne come dotato di carne e di ossa.
Avrebbe oltre cento anni, se fosse ancora vivo, ma la legge approvata mesi fa passa sopra la sua testa, tardiva anche se giusta. Ne sarebbe contento, sarebbe contento di vedere riconosciute le sofferenze che ha patito in Austria, nel campo di prigionia dove lo hanno portato i tedeschi dopo l’armistizio del ’43. La fatica, la fame e le botte, la solitudine percepita a ogni passo come lontananza dalla sua famiglia.
Lo sostiene l’amicizia con Lorenzo, che è di Piombino e ha un carattere sanguigno e dolce al tempo stesso. Lo sostengono i sogni, che non sono altro che i ricordi della sua vita a Petralia Soprana, il suo piccolo paese appoggiato nel punto più alto delle Madonie in Sicilia.
Gli arrivano soprattutto i profumi, quello del pane che cuoceva insieme a suo padre, fornaio. L’aroma dei dolci e il profumo di Maria Assunta, che ha sposato pochi giorni prima di partire per la guerra.
Più che sogni sono realtà rivissute, stacchi momentanei dalla sofferenza dei giorni e delle notti vissuti nel campo in Austria, alla mercé della violenza irrazionale perpetrata sui prigionieri.
La “violenza inutile” di cui parla Primo Levi ne I sommersi e i salvati, il suo ultimo libro sui lager nazisti, la violenza sui treni che portano i prigionieri vero il loro destino di morte nei campi, l’offesa al pudore una volta arrivati a destinazione, che comincia dalla nudità totale dei corpi e si perpetua nella fame e nella fatica fisica.
A Nino capitano frequenti punizioni, soprattutto notturne, e allora si è svegliati nel sonno e si devono fare quaranta giri del campo di corsa, prima di tornare in branda per un breve riposo prima dell’alba.
Le punizioni per chi tenta di scappare sono feroci, così Nino pensa che tra pochi giorni è Natale “guardando un uomo bruciare” nel piazzale del campo.
Nino, però, scappa. Trascinato da Lorenzo e con il capo cuoco riesce a evadere dal campo sul furgone delle provviste nella notte del Capodanno 1944.
Di lì in poi, solo la paura di essere preso e riportato indietro a morire, a soli ventidue anni. Ha mille chilometri e anche più da fare a piedi, da un punto imprecisato dell’Austria alla Sicilia. Non ha cognizione esatta della geografia che devono misurare i suoi piedi, così come non ha consapevolezza della Storia che lo ha attraversato, dell’armistizio dell’8 settembre del ’43 di cui ha capito poco, e poi dei tedeschi diventati nemici degli italiani.
I chilometri quasi tutti li percorre da solo, dopo che i due compagni di fuga vengono uccisi, prima il cuoco e poi Lorenzo, mentre chiede aiuto agli abitanti di un casale. Italiani.
“La gente è terrorizzata e feroce” si legge nella quarta di copertina del libro, e Lorenzo lo impara a sue spese mentre avanza verso la sua meta nelle condizioni più impervie. Patisce il freddo e la fame, senza essere mai abbandonato dalla paura che lo ammazza ma lo rende cauto e gli salva la vita.
Trova ferocia e disumanità, con poche eccezioni: verso la fine del viaggio quando arriva a vedere il mare dello Stretto viene aiutato da una coppia di messinesi e si intrufola sul traghetto che lo porta di là, dentro la sua Sicilia.
“Una curva dopo l’altra, su per il ripido pendio, fino a sfiorare il paese, là in alto, arroccato e luminoso nel sole di agosto” avanzano i passi finali di Nino. Casa significa ritrovare la fatica buona della salita, significa sommuovere l’intero paese dove la voce si sparge subito: “Nino Cerami è tornato!”
Ritrovare le stanze dove la madre ignara nel rivederlo sviene, dove accorre scarmigliata Maria Assunta e dalla bottega di fornaio sale il padre. Ritrovare la voce e le parole che nel viaggio Nino ha smarrite per la spossatezza e il terrore di essere ammazzato.
La vita che ora Nino ha davanti a sé è come una giovane strada, “rifatta di fresco”. Ne ha trovato solo un breve tratto durante il viaggio, una strada senza i buchi lasciati dalle bombe che è stata forse un presagio di salvezza. “Era una strada strana”, ora è la sua.
Nota bibliografica:
- Antonio Albanese, La strada giovane, Feltrinelli, 2025
- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, 1986
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