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Ci sono un italiano, un italiano e un italiano che stanno parlando del più e del meno.
I primi due sono dipendenti pubblici e lavorano nella scuola; il terzo invece… non mi ricordo più se è democratico o democristiano, se è un giovane già vecchio o un vecchio ancora giovane, se è consigliere di un presidente o se è presidente del consiglio… Mi confondo sempre.

Il primo italiano, che dopo anni di lavoro e di attesa aveva percepito i suoi legittimi scatti di anzianità, dice: “Bisogna investire nella scuola pubblica. Occorre pagare gli scatti di anzianità ai lavoratori ma senza tagliare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa”.
“Bravo!” dice il secondo italiano “Anche io, fra qualche mese, dovrei ricevere gli arretrati dei miei scatti di anzianità”.
Poi anche lui ripete con enfasi la frase del primo italiano: “Bisogna investire nella scuola pubblica. Occorre pagare gli scatti di anzianità ai lavoratori ma senza tagliare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa“.
Il terzo italiano, dopo averli ascoltati, dice: “Bravi!”
Poi anche lui prova a ripetere la frase degli altri due ma quello che gli esce dalla bocca è:
“L’art. 1, comma 1, lett. b), del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013 dispone la proroga fino al 31 dicembre 2013 dell’art. 9, comma 23, D.L. 78/2010, relativo al blocco degli automatismi stipendiali per il personale del Comparto Scuola. Per il personale che prima dell’applicazione risultava con maturazione della progressione economica nel corso dell’anno 2013 sono stati accertati crediti erariali che verranno recuperati con rate di importo fisso lordo di € 150,00 fino a concorrenza del debito”.
Gli altri due italiani, esterrefatti, gli chiedono di ripetere: “L’hai presa troppo alla larga e noi non l’abbiamo intesa. Dillo con le parole che conosciamo“.
Stavolta il terzo italiano dice così: “Bisogna tagliare nella scuola pubblica. Occorre che i lavoratori paghino per scattare di anzianità ma senza investire sul Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa“.

Morale n° 1: La barzelLetta non fa ridere tutti: solo il terzo italiano (de)ride di gusto; gli altri due invece provano disgusto.
Morale n° 2: se i “conti”  non tornano, per andarli a… riprendere chiamano sempre i lavoratori.
Morale n° 3: la proprietà commutativa non si applica al linguaggio politico.
Morale n° 4: mentre un italiano e un italiano parlano del più, c’è un altro italiano che decide per il meno.

La barzelLetta oscena, che non fa ridere, si riferisce alla sorpresa di fine anno che il ministero dell’Economia e delle Finanze ha regalato ai lavoratori della scuola che hanno maturato gli scatti di anzianità nell’anno 2013: una trattenuta mensile di 150 euro a partire da gennaio 2014 fino a riprendersi tutto l’importo già assegnato al personale.
La disposizione fa riferimento alla nota n° 157 del 27 dicembre 2013 che applica il DPR 122 del 2013, il quale ha bloccato ulteriormente sia il rinnovo del Contratto di Lavoro sia gli automatismi stipendiali.

Per approfondimenti, leggi la nota-mef-157-del-27-dicembre-2013-noipa.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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