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“Così lontano, così vicino”. Carl Wilhelm Macke, il nostro collaboratore,di Monaco di Baviera ma ferrarese d’elezione, interviene nel dibattito sulla Sinistra a  Ferrara.

Oggi in quasi tutte le grandi città della Germania si trovano i cosiddetti ‘Repair Cafè (Caffè per la riparazione). Posti, spesso un pò fuori dei centri urbani, aperti a tutti i cittadini che hanno problemi tecnici con le macchine elettroniche di base e cercano cose utili a buon mercato per sopravvivere. Li ci sono soprattutto giovani capaci di trovare soluzioni pragmatiche per non buttare via oggetti rotti o comprare subito qualcosa di nuovo che sarebbe altrimenti e quasi sempre molto costoso. Mi pare un bel modello per riflettere sulla città di Ferrara dopo il crollo della ‘Fortezza Rossa’ negli ultimi anni.
Ma devo fare all’inizio una premessa.
Da lontano non è facile intervenire nel dibattito locale in una città che è diventata quasi una seconda patria per me, ma che è ancora troppo complicata per capire tutta la grammatica della lingua e della cultura e per comprendere la ’vita intima’ della politica locale. Detto in lingua calcistica: sto fuori dal campo ma seguo la partita sempre con la passione di un fan con la propria bandiera.  

Ben prima delle elezioni locali, a Ferrara si poteva già sospettare che al terremoto del 2012 sarebbe seguito, prima o poi, un terremoto anche nella politica. La destra, debole da decenni in tutta l’Emilia, ha concentrato, nel periodo immediatamente precedente le elezioni comunali, la sua propaganda su pochi ma scottanti temi di attualità, sia in regione che in città.
Il crollo della Cassa di Risparmio di Ferrara ha colpito molti piccoli risparmiatori e clienti bancari della classe sociale, che un tempo appartenevano alla clientela abituale del PCI e successivamente a quella del PD. E poiché i membri o simpatizzanti del PD sedevano in quasi tutte le sedi bancarie e nei loro consigli di amministrazione, la rabbia del popolino della città si è riversata su di loro.
I rumorosi militanti della Lega, in particolare, sono riusciti a rendere argomento politico il crescente numero di immigrati in città con sempre nuove notizie di cronaca nera, nonostante il numero, statisticamente, non fosse davvero così allarmante.
Il parco intorno ai due grattacieli, veri e propri mostri architettonici nel quartiere della stazione ferroviaria, è stata dichiarato off limits dai ferraresi, da quando hanno cominciato a soggiornarvi giorno e notte molti immigrati, prevalentemente africani;  e nonostante le dichiarazioni moderate provenienti dalla Polizia Locale, la città di Ferrara è stata dipinta dai leghisti come una roccaforte del narcotraffico e della criminalità violenta.
Il PD locale ha resistito a questi scenari di violenza oltremodo esagerati grazie alle statistiche e ai rapporti che descrivevano il successo del governo della città guidato dal sindaco Tagliani, un bravo cattolico di sinistra: devo dire che con lui sindaco mi sono sentito sempre ben protetto a Ferrara.

Ma torniamo all’argomento.
Convinti di aver lavorato bene, si credeva che nessuno avrebbe dovuto temere per la propria sicurezza nella tranquilla e civile Ferrara. Insomma: cittadini, potete dormire bene, è tutto sotto controllo. Così, purtroppo, invece di cercare le ragioni del crescente successo della politica di pancia della destra, i gruppi del Centro Sinistra si sono persi in litigi interni.
Mentre nessuno comprendeva, al di fuori dei confini del partito, le differenze all’interno della sinistra locale, la destra ha saputo destreggiarsi con successo con un programma elettorale che, a parte il rabbioso rifiuto degli immigrati e l’aumento della presenza della polizia, conteneva, in fin dei conti, solo ulteriori dichiarazioni.
Sono sicuro che un’alleanza tra il PD vecchio e stanco e i rappresentanti spesso giovanissimi dell’associazionismo e della società civile locale avrebbe potuto impedire la vittoria della destra politica. Ma, come in Germania è successo al partito SPD, la maggior parte dei funzionari del PD, ciechi alla realtà delle cose e carrieristi, non erano disposti a questo sforzo. Per loro, il risultato elettorale del giugno 2019 è stato di conseguenza un grande shock, un vero e proprio disastro. Ma tutti gli osservatori della politica locale, ad eccezione dei funzionari e dei più leali elettori dei partiti di sinistra, sono rimasti ben poco sorpresi dall’esito delle elezioni comunali.

Si potrebbe disquisire senza fine sul declino della ‘sinistra storica’ non solo a Ferrara ma, come ha scritto una volte l’anarchico tedesco Gustav Landauer all’inizio del secolo scorso e prima del nazismo: “Non mi interessano i fiumi che sono già sfociati nel mare”.
Dopo il cambio di potere politico a Ferrara, se si decide di visitare questa città, un tempo così orgogliosa della sua grande tradizione rinascimentale e per decenni convintamente antifascista, a prima vista e molto superficialmente, sembra essere cambiato poco o nulla. La presenza della polizia era già visibile negli ultimi anni gestiti dal centro sinistra, perlomeno nelle piazze più grandi.  Il sostegno della città al festival annuale di grande successo promosso dalla rivista di sinistra-liberale “Internazionale” non è diminuito; forse appare un pò ridicola esorprendente la dichiarazione del molto provinciale sindaco Alan Fabbri di essere orgoglioso di “avere il mondo come ospite” per un lungo fine settimana.
E se sono ben informato alcuni esponenti della Lega avrebbero dimostrato il loro sostegno al movimento “Friday for Future” e sarebbero stati anche visti partecipare ai loro eventi.

Queste manifestazioni apparentemente così spontanee del cosmopolitismo liberale della nuova Ferrara contrasta in modo impressionante con un gran numero di azioni politiche e simboliche che sono state avviate: in tutti gli edifici pubblici le croci, in quanto simboli dell’identità cristiana della città, vanno obbligatoriamente attaccate, in modo visibile. Un’azione fortemente criticata dal vescovo Perego come una forma di strumentalizzazione politica troppo trasparente.

Anche Markus Soeder, il Presidente della regione Baviera dove vivo, proprio un giorno dopo la vittoria del suo partito democristiano alle ultime elezioni regionali ha attaccato personalmente le croci nel suo ufficio. Ma sia il Vicesindaco di Ferrara che l’attuale Presidente di Baviera devono sapere che viviamo in una società laica dove la vita pubblica va regolata secondo il Codice Civile e non come vuole un vescovo, un rabino, un Iman o qualsiasi autoproclamato salvatore dell’Occidente.
Come segno della decisa lotta contro il traffico di droga in città, l’amministrazione comunale di destra ha eliminato le panchine in prossimità degli alloggi degli immigrati. La città ha protestato contro queste ridicole misure di sicurezza.

Il Comune, tuttavia, non si lascia dissuadere da questa esorbitante politica simbolica. Mentre il sindaco Alan Fabbri si presenta come un politico vicino al popolo (e amico della buona pasta emiliana) nelle varie feste di strada e di quartiere, il vicesindaco Nicola Lodi assume il ruolo di un Rambo del governo cittadino di destra. Nei media locali, online e offline, sono state presentate notevoli immagini in cui questo bonificatore di destra, forte e muscoloso, che è stato visto alla guida di una ruspa che ha raso al suolo un campo rom alla periferia della città.

Il fatto che il giorno dopo il PD al consiglio comunale abbia presentato una richiesta per sapere se il vicesindaco fosse in possesso della patente di guida per la ruspa ci fa capire come l’opposizione di sinistra sia in difficoltà ad affrontare la nuova politica della maggioranza di destra in città; i politici di Centro Sinistra a Ferrara dall’inizio del governo di Destra non hanno saputo che creare alcuni ‘temporali in un bicchiere d’acqua”. Cosi l’opposizione ‘Non-Leghista,’ per non usare l’adesso molto pallida e porosa etichetta ‘Sinistra’, non ha oggi la minima possibilità di cambiare la direzione del vento politico in città durante gli anni che verranno e fino le prossime elezioni.
Per questo mi pare molto utile e da approfondire l’intervento di Federico Varese dedicato alla situazione attuale della ‘Sinistra ferrarese’. Al centro di un nuovo programma, di una nuova visione politica nell’epoca della globalizzazione, della pandemia Covid-19, del Nuovo Ordine mondiale  e della Re-Nazionalizzazione,  in tutto il mondo e anche a livello locale, deve essere posta la ricerca di nuovi soggetti politici, la scelta di nuovi temi fondamentali per affrontare i gravi problemi ecologici e sociali creati da un capitalismo aggressivo che sta cambiando il mondo come lo Tsunami che anni fa ha colpito le coste dell’Asia.

A tale proposito mi pare che un lato molto debole della Lega sia oggi la mancanza totale di un contatto con il mondo “fuori dalle mura”, dunque fuori da Ferrara e fuori dall’Italia.  Il solo “Festival Internazionale” infatti non basta per aprire la città verso il mondo: secondo me il “Festival” va sicuramente bene e va certo incoraggiato e sostenuto ma, talvolta, si presenta troppo autoreferenziale come “una Messa per i già fedeli”.  
Una sinistra nuova dovrebbe invece essere diversa, dovrebbe creare nuove opportunità, fornire nuovi stimoli; per questo ogni tanto servirebbe anche ascoltare di più qualche discorso di Papa Francesco sul futuro della Chiesa Cattolica alla periferia ed al centro di un mondo sempre più precario. 
Insomma, c’è molto da fare, da pensare, da difendere e da costruire una ‘Nuova Ferrara’ non murata in un bunker senza finestre. Per questo forse il ‘Popolo Non-Leghista’ deve frequentare di più i ‘Repair Cafè nelle periferie della città e meno i Street Bar e i salotti dei Palazzi dentro le mura.

Perché, parlando come tedesco, il mondo reale non si trova nei ‘Night-Clubs’ del centro di Berlino o nei salotti dei ricchi intorno alle fabbriche di Porsche, di BMW e di Mercedes. Se non sbaglio la Sinistra tedesca, la SPD, il partito “Linke” e una buona parte dei Verdi, ha capito la sua responsabilità nei confronti della forte crescità di una Destra che sta raccogliando le proteste in tempo di Covid-19 e di una forte scissione sociale dentro la società tedesca.

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Carl Wilhelm Macke

È nato nel 1950 a Cloppenburg in Bassa Sassonia nel nord-ovest della Germania. Oggi vive a Monaco di Baviera e il piu possibile anche a Ferrara. Lavora come scrittore e giornalista. E’ Segretario generale della rete globale “Giornalisti aiutano Giornalisti (www.journalistenhelfen.org) in zone di guerra e di crisi, e curatore dell’antologia “Bologna e l’Emilia Romagna”, Berlino, 2009. Amante della pianura.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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