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Il tema dell’ospitalità nell’esperienza turistica assume oggi più che mai un’importanza strategica e la sua centralità diventa essenza stessa del fare turismo di qualità. Secondo il Rapporto Istat del 30 ottobre 2017, l’Italia rimane il terzo Paese dell’Ue per presenze negli esercizi ricettivi, dopo Spagna e Francia, con quota del 14% sul totale dei paesi dell’Unione. Italia, Spagna, Francia e Germania insieme coprono la metà (57.4%) delle presenze turistiche europee. Nel nostro paese si sono registrati 203,5 milioni di turisti residenti in Italia e 199,4 milioni di non residenti.
Cifre importanti per una nazione come la nostra, a vocazione turistica da sempre, dove la diversificazione dell’offerta spazia dalle città d’arte e cultura, al turismo di montagna, balneare e lacustre. Occorre però ammettere onestamente che in Italia, in generale, c’è ancora poca attenzione alle modalità dell’accoglienza: preferiamo pensare che i siti artistici e culturali, il patrimonio naturalistico e le apprezzatissime tradizioni gastronomiche esauriscano, fini a se stessi, le aspettative del turista, dimenticando che non è importante solo ciò che offriamo, ma anche e soprattutto come lo facciamo. Ed è proprio qui che nasce la necessità di assumere e fare proprie le buone pratiche per affrontare adeguatamente l’ospitalità.

L’accoglienza va coltivata, curata, mantenuta attraverso formazione, innovazione e sensibilizzazione. Cortesia, preparazione, empatia nel rapporto con l’ospite costituiscono ciò che fa la differenza nello sviluppo e nella caratterizzazione di una destinazione, nella scelta di una località, nella promozione di un nome nel vasto panorama delle offerte turistiche. Si assiste spesso, anche nei territori che vantano la più solida tradizione turistica, a comportamenti poco accoglienti o addirittura velatamente ostili per innumerevoli, anche se a volte apparentemente giustificabili ragioni, che sicuramente non creano un clima di distensione, positività e benessere che l’ospite si attenderebbe. E’ altrettanto vero che il processo dell’accoglienza riguarda tutti: operatori del settore, residenti e turisti ciascuno dei quali, nel proprio ruolo, dovrebbe contribuire alla valorizzazione del territorio attraverso i giusti e ragionevoli comportamenti, raggiungendo un apprezzabile grado di soddisfazione e consenso. Il passaparola e le esperienze precedenti di chi ha frequentato una meta turistica particolare, stimolano altri a percorrere la stessa esperienza per curiosità, per rassicurazione, per fiducia, a volte per emulazione e quindi la qualità dell’accoglienza stessa diventa marketing, un marketing meno costoso e non meno efficace di quelle azioni esterne che vengono privilegiate, come fiere, campagne pubblicitarie, vetrine sul web.

L’accoglienza passa attraverso il rapporto umano diretto ed ecco che capacità di osservazione, ascolto, creatività ed empatia rendono possibile l’incontro vero tra turista ed ospitante, un legame che potrà portare col tempo alla fidelizzazione col territorio e i suoi abitanti. Un turismo quindi, che si occupi di persone e non di merci, che si identifichi come opportunità per tutti di costruire relazioni e crescita comune e non come mera transazione economica, seppure aspetto importante; un turismo a misura d’uomo con tutti i suoi bisogni. E, mi piace pensare, un turismo come porta di accesso al Mondo, che contribuisca al superamento di miopie e ristrettezze di vedute e aspiri alla continua esplorazione e conoscenza.

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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