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C’è stato un tempo in cui i 14 Slam vinti da Pete Sampras sembravano inarrivabili, e la narrativa attorno al tennista americano lasciava poco spazio all’immaginazione: i suoi record, fermi al settembre del 2002, erano più che mai al sicuro. Senonché, nel luglio del 2009 il 27enne Roger Federer aveva già conquistato il suo 15° titolo del Grande Slam, compiendo così un ulteriore passo verso la nuova era del tennis maschile, che di lì a breve sarebbe diventata l’era dei cosiddetti Big Three (Federer, Nadal e Djokovic). Undici anni più tardi, quei tre giocatori continuano a riscrivere i loro stessi record: basti pensare che dal 2003 a oggi hanno vinto 63 dei 74 Slam disputati.

Esiste un’espressione inglese che ben descrive la straordinarietà di ciò che stiamo osservando: “history in the making”, cioè la storia in divenire, il cui messaggio implicito consiste nel cogliere l’importanza dell’evento che sta accadendo davanti ai nostri occhi e che, in un modo o nell’altro, sembra irripetibile. Il fatto è che, perlomeno nel tennis maschile, quell’evento si ripresenta ciclicamente, rendendoci testimoni di un’epoca in cui il passato e il presente sembrano fondersi e ripetersi all’infinito – un po’ come Bill Murray in Groundhog Day, il film sul giorno della marmotta. Tutto ciò va avanti da più di quindici anni, e l’unico giocatore a essersi avvicinato alla costanza psicofisica dei suddetti Big Three è stato Andy Murray, il quale, dopo il 14º successo di Nadal al Roland Garros, ha espresso così il suo, e il nostro, stupore.

“Ha eguagliato lo stesso numero di Grandi Slam conquistati da Sampras, ma in un solo torneo. È incredibile. Credo che sia uno dei migliori record di sempre nello sport, se non addirittura il migliore. Credo che non sarà mai eguagliato, anzi, a dire il vero, penso che nessuno ci si avvicinerà.”

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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