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Ne parlano tutti, le recensioni non si contano, tutti la cercano, tutti la vedono, c’è chi è entusiasta e chi meno. Ma la curiosità è tanta, se non altro per il gran parlare (e scrivere) che se ne è fatto. È la prima serie italiana di Netflix, a disposizione sulla piattaforma dal 7 dicembre, Odio il Natale, commedia romantica in 6 episodi (ognuno di circa 30 minuti).

Remake della serie norvegese (in due stagioni sempre su Netflix) Natale con uno sconosciuto di Per-Olav Sørensen, la serie è diretta dai CRIC (Davide Mardegan e Clemente De Muro), ed è ambientata in una Chioggia fatta di lucine e presepi che odorano di muschio, che le regala una delicata atmosfera romantica.

Protagonista l’imperfetta ma sensibile trentenne Gianna (Pilar Fogliati) alla ricerca dell’amore (e non solo a Natale, che lo richiede) e del suo posto nel mondo.

Gianna (che i genitori hanno chiamato così a causa della canzone di Rino Gaetano, poteva andarle peggio, dice, potevano chiamarla Rina o Gaetana…) è un’infermiera con solide amicizie, il suo lavoro è una vocazione, ama il prossimo ma… non ha un fidanzato. È tremendamente single, e a Natale davvero non si può… È quindi convinta che il Natale ce l’abbia con lei, la odi e la giudichi.

Le domande dei parenti poi, “non sei ancora fidanzato/a?”, “stai con qualcuno/a?”, “sei ancora single?”, “cosa aspetti ad avere dei bambini?” sono sempre lì in agguato, un po’ come l’insopportabile “cosa fai a Capodanno?”

Tra canali, ponti e piazzette, sempre in sella alla sua bicicletta rossa, Gianna, che dialoga direttamente con lo spettatore in una sorta di videodiari, cerca la sua direzione fra appuntamenti quasi al buio con il liceale Davide (Nicolas Maupas, che abbiamo visto in Mare fuori o in Un Professore), con il ricco ma sfortunato Carlo (Marco Rossetti) o lo stranissimo Mario (Alessio Praticò).

Con Gianna ci sono le fedeli amiche, la donna in carriera Titti (Beatrice Arnera), l’ancora vergine Caterina (Cecilia Bertozzi) e una sorella, Margherita (Fiorenza Pieri) in crisi con un marito assente. Sarà proprio Caterina a vivere uno dei momenti più poetici della serie, quando Diego, un ragazzo sordomuto (Alan Cappelli Goetz) trova il coraggio di esprimerle i suoi sentimenti. Era lui che le lasciava degli origami nel cestello della bicicletta. Nella lingua dei segni, le apre il suo cuore: “Eri tu che trasformavi i miei giorni in vita”.

Ma il Natale continua a parlare di coppia e famiglia e lei avrà 24 giorni per presentarsi accompagnata alla cena della vigilia, la prova generale. Inizia il conto alla rovescia per presentarsi in coppia dai genitori (interpretati da Sabrina Paravicini e Massimo Rigo).

Un mix di racconti, sorprese, risate e sentimenti che fanno bene.

Tanti sono i motivi per vedere questa simpatica serie e passare momento spensierati sorridendo ma anche riflettendo. Siamo (o almeno siamo stati) tutti Gianna, tra errori e malintesi, voglia di starsene insieme ma anche di abbandonare chi, in fondo, ci faceva solo stare male (e quanto tempo per rendersene conto, a volte). Abbiamo avuto spesso voglia di confessarci, di essere ascoltati e presi per mano o sottobraccio, di ammettere errori e fragilità, senza essere giudicati.

La complicità femminile, fra le risate, e l’attesa della persona gusta, ci accomunano.

E ancora, come per Gianna, a sorreggerci ci sono famiglia e amici, quel calore rassicurante che avvolge e protegge. I pilastri che non crollano mai.

E poi ci sono le luci di Natale riflesse dall’acqua, i mercati del pesce, la nebbia del primo mattino, il calore di una comunità dalle antiche abitudini e tradizioni che continua a vivere la festa più attesa dell’anno come una benedizione. Oltre al piacere di ritrovarsi, di stare tutti insieme attorno a un tavolo imbandito, per condividere bei momenti. Sorridendo.

E poi e poi…Pilar Fogliati, l’attrice che ha esordito al cinema con Forever Young di Fausto Brizzi e che abbiamo visto nelle serie di successo Un passo dal cielo o Cuori, oltre che al timone di Extra Factor con Achille Lauro, è davvero bravissima.

Ecco perché Odio il Natale è da vedere, anche per ritrovare un po’ della magia perduta di questa bella festa, travolta dal consumismo.

In attesa della seconda stagione, intuita dal finale aperto (un clamoroso cliffhanger…) e già confermata.

Foto in evidenza di Erika Kuenka, Netflix

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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