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Non è un insulto, né un sinonimo di autarchia o peggio di xenofobia. E’ un termine alla moda, tanto abusato nella nostra attualità, quanto poco chiaro. ‘Sovranismo’, ecco la parola incriminata, è anche il titolo dell’incontro tenutosi sabato 30 settembre al dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara, durante il Festival di Internazionale a Ferrara.
L’incontro, presieduto dal giurista di Unife Alessandro Somma, ha permesso di analizzare il concetto che ci rende possibile la categorizzazione dei più recenti fatti politici e sociali, dalla inaspettata Brexit alla sorprendente vittoria di Donald Trump, nonostante in entrambi i casi tutti i media fossero dichiaratamente schierati.

Per comprendere il significato di un termine come sovranismo, è necessario non solo avere un retroterra che comprenda nozioni specifiche su cosa siano lo Stato, la sovranità popolare, le organizzazioni diverse da quella statuale, ma anche tenere presente la particolare situazione economica in cui versiamo. Una situazione che deriva da precise ideologie – altro termine estremamente ambiguo! – che governano ancora oggi il mondo occidentale, “in particolare il neoliberalismo”, con le sue innegabili conquiste e contraddizioni. E’ forse la globalizzazione quella più evidente: la libera circolazione dei capitali, ma allo stesso tempo la forte compressione delle libertà politiche, con una trasmigrazione verso “la post-politica – o post-democrazia, o ancora post-sovranismo – della nostra epoca”, chiamata non a caso dalla sociologia post-modernità.

Se Reagan e la Thatcher furono coloro che diedero avvio a tutto questo, oggi Trump e la May stanno percorrendo la strada del dietrofront. Sì, ma verso dove? La risposta è nelle notizie che tutti i giorni ci arrivano da ogni parte del mondo: vi è un bisogno diffuso di “porre fine alla attuale spoliticizzazione e democrazia solo formale”, in altre parole c’è bisogno di tornare a fare politica nel senso aristotelico del termine, come è nella nostra natura. “Lo scollamento tra Stato e nazione sta accentuandosi in maniera irreversibile”, ma questo non vuol dire che si debba tornare indietro annullando tutto ciò che è avvenuto a partire dal secolo scorso – sarebbe una posizione antistorica e anacronistica. Non sappiamo “quanto il capitalismo, responsabile dell’abbassamento dei salari e dell’aumento della pressione fiscale su chi è più debole nei nostri Paesi, sarà ancora il protagonista della nostra società”, ma ciò che sicuramente può essere fatto per contenere i suoi danni sul benessere della cittadinanza è “democratizzarlo”, attraverso politiche che favoriscano la piena occupazione e quella che un tempo era la giustizia sociale.

E così una nuova politica, una vera democrazia, renderanno impossibili le imposizioni più o meno vere di chi grida “ce lo chiede l’Europa!”

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Ivan Fiorillo

“Lo Scettico”: un divulgatore non convenzionale alla ricerca della verità.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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