La rabbia repressa di Giorgia Meloni
La rabbia repressa di Giorgia Meloni
«L’azione nata dalla rabbia è destinata a fallire.»
(Gengis Khan)
La cosa che mi ha colpito di più, prima ancora del coraggio della Flottilla o della folle pro Pal in tutte le piazze d’Italia, non la cosa più importante, ma la più inedita, singolare, significativa, è la nuova faccia di Giorgia Meloni. Lei che aveva trionfalmente doppiato il suo secondo anno a Palazzo Chigi, esibendo sorrisi e strombazzando risultati veri o presunti, negli ultimi due mesi, e in particolare negli ultimi giorni, ha cambiato faccia. Non più la faccia della vincente, e nemmeno la maschera abbaiante da indossare in campagna elettorale. Ma una faccia tesa, contratta, che non riesce a nascondere una rabbia profonda.
Da qui, da questa rabbia, le frasi di scherno verso i pacifisti imbarcati nella Global Sumud Flotilla: “Non hanno aiutato i palestinesi ma ostacolato il processo di pace”, o le parole beffarde in occasione dello Sciopero Generale del 3 ottobre, che cadeva di venerdì … ecco allora la sciabolata di Giorgia: “Weekend lungo e rivoluzione non stanno insieme”. Frasi, espressioni, parole, talmente vicine all’insulto da apparire incongrue per un politico di lungo corso come lei.
Giorgia Meloni morde perchè per la prima volta è in difficoltà. perché è costretta alla difensiva davanti a un Paese disubbidiente.
Non ha paura dell’opposizione parlamentare (quelli, campo largo o campo stretto, continua a batterli a mani basse), ma di una disubbidienza diffusa, di una opposizione sociale che cresce, si diffonde, si organizza partendo dal basso.
Ha accusato la Flottilla e i milioni di manifestanti del 3 e 4 ottobre di non avere come obbiettivo la causa del martoriato popolo palestinese, ma le dimissioni del suo governo. Naturalmente è una bugia, ma è esattamente quello che pensa Giorgia, assai preoccupata davanti a una marea popolare antagonista che non riesce ad arginare. E forse qualcosa di vero c’è.
I sondaggi dicono che il 70% degli italiani parteggia o simpatizza per Global Sumud Flotilla (in manette la prima, è già partita la seconda) e ha a cuore il destino dei palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. E’ su questo sentimento diffuso di solidarietà che è nato ed è cresciuto in tutte le città d’Italia il movimento pro Pal: manifestazioni, presidi, cortei, sciopero della fame a staffetta. Ed è proprio questo movimento spontaneo che ha reso possibile la grande riuscita dello sciopero generale del 3 e della manifestazione in Piazza San Giovanni del 4 ottobre. I sindacati hanno fatto la loro parte, ma senza un movimento attivo e combattivo, lo sciopero non avrebbe avuto quel successo che ha avuto.
Si è manifestato (e si continuerà a farlo: Flottilla Continua) per la causa palestinese, per chiedere al governo di riconoscere lo Stato di Palestina, di interrompere la fornitura di armi e mettere sanzioni economiche verso Israele. Già da qui si capisce che le manifestazioni esprimono una critica radicale, tutta politica verso il Governo Meloni, il più atlantista e vigliacco d’Europa.
Si passerà direttamente alla richiesta di dimissioni di Giorgia? Allo scontro diretto con il governo? Non possiamo saperlo, ma è un esito possibile (e augurabile) per un movimento popolare sempre più politico e antagonista. Un movimento che riesca a fare quella opposizione e quelle lotte che i partiti del centrosinistra non vogliono e non riescono a fare. Un movimento che già oggi fa paura alla presidente del consiglio.
Post scriptum
Sarà che da decenni continuo a leggere e a interrogarmi su San Francesco, ma vedere e sentire il comizio di Giorgia Meloni ad Assisi, mi ha preso lo stomaco. Giorgia fornitrice di armi ad Israele sionista, Giorgia che fa votare il piano per arrivare al 5% del Pil in armamenti, Giorgia che manda la fregata Alpino per dire ciao alla Flottilla e fare dietro front, invece di scortarla nelle acque internazionali fino alla spiaggia di Gaza. Ma va bene, dobbiamo abituarci a tutto, anche al pellegrinaggio politico di Giorgia ad Assisi.
Cover: Giorgia Meloni e lo sciopero generale – immagine da L’Avvenire
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👏👏👏 un’analisi chiara e netta, parole che mi confermano un desiderio e delle soeranze
Credo proprio che questo articolo abbia ben interpretato come la crescente diffidenza dell’elettorato verso la politica istituzionale si coniughi a una diffusa coscienza delle atrocità che riesce a compiere. Non solo rabbia della Meloni, ma tanta preoccupazione malcelata di essersi giocata la faccia con la sua politica estera complice di azioni criminali.
Un articolo essenziale, stringato, chiaro che condivido parola per parola. Penso che nel nostro Paese (non nazione!) dovrebbe nascere dal basso un Movimento di Liberazione Democratica. Chissà se è una mia utopia oppure, chissà…
Mi piace il Movimento di Liberazione Democratica…. Spero non sia solo un risveglio temporaneo delle coscienze, ma un primo passo verso altro, diverso da quello a cui siamo stati abituati per troppo tempo… chissà 🤗
Fotografia reale dello stato d’animo del primo ministro. Chissà che dal basso non rinasca una rossa fenice in grado di ridare voce e dignità agli oppositori in questo paese addormentato