Parole e Figure / Verso
Verso … quello che (in realtà) abbiamo già. Un albo meraviglioso di Amin Hassanzadeh Sharif
Uscito il 5 maggio in libreria con Kite edizioni, Verso dell’iraniano Amin Hassanzadeh Sharif parla a tutti noi. Come sempre sa fare questo autore.
Avevamo incrociato questo illuminato autore a proposito del suo L’albero azzurro, che, con la tecnica dello scratch, ci conduceva nel mondo di un albero ostinato che rivendicava il diritto di esistere al centro di una città trafficata, nonostante il re volesse eliminarlo. Un’ostinazione che aveva portato al crescere di una foresta azzurra color del cielo, a dispetto di tutto e tutti, una potente metafora sulla libertà, un atto di lotta per mantenerla, di coraggiosa e potente ribellione contro l’ingiustizia.
Con Verso, oggi, Sharif torna sul tema di una società che opprime e lascia poca aria. L’albo narra la storia dal tono orwelliano di un gruppo di animali umanizzati che è stanco della terra e della propria vita: troppo rumore, troppa confusione, troppa amministrazione.
Il signore Rinoceronte, ad esempio, è stanco di riparare i fili della luce, ogni giorno arrampicarsi a cotanta altezza è sempre una fatica immane. E poi ci sono rischi continui.
Orso non ce la fa più a lavorare al buio dei condotti sotterranei, così come Avvoltoio è stanco di dover elemosinare qualche brandello di cibo ogni santo giorno.
Ci sono poi gli ordini ripetitivi dei ristoranti, la noia di mangiare sempre le stesse cose, magari precotte e preconfezionate, causa mancanza di tempo e voglia. E poi ci sono traffico (con tanto tempo sprecato), automobilisti impazienti, clacson e inquinamento.
A tutto questo siamo ahimè avvezzi, molti insofferenti, i più esausti.
Ad un certo punto, quando il Sindaco non riesce più a gestire tutte le lamentele, ecco apparire una sorta di favolosa e miracolosa Arca di Noè: un’astronave rossa arriva sulla terra e promette di condurli in un altro mondo. Incuriositi e con gli occhi pieni di meraviglia e il cuore che batte forte, molti aderiscono all’invito “salite, salite!”, convinti di andare verso un pianeta lontano, un luogo dove tutto sarà diverso e più semplice.
Dopo il viaggio aerospaziale, fatto anche di un lungo sono ristoratore, si ritrovano, però, in una specie di rigogliosa e colorata foresta, che richiama davvero molto la terra, perché forse, alla fine, il luogo che tanto sogniamo, è già qui, proprio sotto i nostri piedi.
Forse tutto quello di cui abbiamo bisogno ce l’abbiamo già, ed è qui, sulla terra.
La Terra. Bella, magnifica, lucente, maestosa e gioiosa. Che sa come lasciare senza fiato.
Amin Hassanzadeh Sharifm, Verso, Kite edizioni, Padova, 2025, 32 p.

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Simonetta Sandri
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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