Parole e figure / Ti sembro un orso? Un albo che parla di bullismo
Esce in libreria, edito da Kite, Ti sembro un orso? di Yael Frankel, un albo che parla di bullismo e amicizia.
TU SEI TU
Il termine bullismo – coniato negli anni ‘70 dallo psicologo svedese Dan Olweus – trae origine nella parola inglese bullying (to bull) che significa “usare prepotenza”. La prima definizione di bullismo si deve proprio ad Olweus: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”. Vi è un insieme congiunto di fattori che permettono di differenziarlo dagli altri atti di violenza: l’intenzionalità da parte del bullo, ovvero la volontà di procurare un danno (fisico o psicologico) alla vittima, la ripetizione sistematica dei comportamenti ostili, la natura asimmetrica della relazione tra bullo e vittima con uno squilibrio di potere a vantaggio del primo. Va tenuto anche presente che il bullismo è un fenomeno relazionale: è proprio all’interno del gruppo che questi atti si alimentano e si protraggono nel tempo. Nello specifico, sono stati identificati sei ruoli: il bullo (colui che prevarica); l’aiutante del bullo (colui che aiuta materialmente il primo nelle prevaricazioni); il sostenitore del bullo o “bullo passivo” (che non partecipa in modo attivo alle prepotenze ma mostra approvazione); la vittima (colui che subisce le prepotenze in maniera “passiva” o “provocatrice”), il difensore della vittima (colui che si schiera a favore di chi subisce le prepotenze) e infine l’esterno (colui che non prende alcuna posizione per paura di ritorsioni o per semplice indifferenza).
Oggi, l’albo Ti sembro un orso? di Yael Frankel, tratta di questo dramma che pare affliggere i nostri tempi, in maniera crescente e preoccupante. E lo fa con attenzione, cura e delicatezza. Oltre che dando un grande messaggio di speranza. Se ti dicono che pari un cane, un orso o una scimmia perché indossi gli occhiali per la prima volta, ci puoi restare davvero molto male. Ancora peggio se ti dicono che nuoti come una papera (e allora i tuoi piedi ti sembrano pinnati) o che canti come un elefante (anche l’ora di musica può far paura e ti passa la voglia di cantare). Povera Emilia…
A scuola si può essere presi in giro, anche per il proprio aspetto, e stare male per questo, ma magari è proprio lì che si può incontrare qualcuno che ci dirà che non gli importa come appariamo, ma solamente come siamo. E che ti vuole sempre bene.
Un albo che racconta la crudeltà del bullismo e al contempo la luce dell’amicizia, che sa ricordarci sempre chi siamo veramente. Perché tu sei tu.
Yael Frankel vive a Buenos Aires, in Argentina, dove lavora come grafica e illustratrice. È stata selezionata per il catalogo “México Iberoamerican Illustration” (2013), per il “Sharjah Children’s reading festival exhibition” (2014), il “Ukranie Cow Design festival” (2014), il “Portugal Illustration Festival” (2014). Nel 2016, è stata selezionata al Bologna children’s book fair, finalista del Silent book contest, Italia.





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