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Andiamo, forza! Basta esitare, avere dubbi, andiamo avanti per le nostre strade, pur con tanta fatica, perché le cose vanno molto diversamente da come ce le siamo immaginate. Proseguiamo, allora, testa alta e schiena dritta, in questo incredibile viaggio chiamato vita.

“Quando pensi al tuo futuro, come te lo immagini”? Questa la domanda che Johnny (un meraviglioso Joaquin Phoenix, lo ricordiamo da Joker…), noto giornalista radiofonico dal cuore tenero, pone ai bambini americani durante molteplici interviste realizzate spostandosi attraverso gli Stati Uniti. Imprevedibilità dell’esistenza, futuro non proprio idilliaco…

Mike Mills, ph Julieta Cervantes

Eccoci proiettati nel bellissimo film C’mon c’mon, di Mike Mills, un racconto on the road rigorosamente in bianco e nero, alla scoperta delle vite dei più giovani e della loro visione del mondo e del futuro. Che fa restare a bocca aperta, avvolti dalla meraviglia e dallo stupore del tenero e delicato legame che si instaura fra il giornalista e il giovane nipote Jesse (la rivelazione Woody Norman), al quale la sorella Viv (Gaby Hoffmann) chiede di badare mentre lei si prende cura del marito che soffre, da tempo, di disturbi mentali.

Woody Norman, ph Julieta Cervantes
Woody Norman, Joaquin Phoenix, ph Julieta Cervantes

Johnny è perso per la morte della madre e l’abbandono della donna amata, fatica ad aprirsi. Jesse ha solo otto anni ma è incredibilmente intelligente e sensibile, curioso e iperattivo ama giocare al fingersi orfano. Strano gioco. Durante il loro viaggio fra Los Angeles, New York, Detroit e New Orleans, tra zio e nipote si viene a creare un legame inaspettato e tenero, fatto di comprensione e complicità oltre che di grande affetto e amore. Un’esperienza unica che cambierà profondamente entrambi.

Woody Norman, Joaquin Phoenix, ph Julieta Cervantes
Woody Norman, Gaby Hoffmann, ph Tobin Yelland

Un viaggio che tocca i temi della paternità mancata, dell’importanza e difficoltà di essere figli, amici o genitori (nella sua bellezza entusiasmante, perché non esistono regole per essere bravi genitori), dei giganteschi punti interrogativi sul futuro nostro e del pianeta.

Tutto in un bianco e nero brillante che amplifica il senso di intimità della storia donandogli un’atmosfera senza tempo e confini. Una quotidianità che resta poetica, fatta di due anime che si vedono e ascoltano, pur faticando a raccontarsi, a volte quasi invertendo i ruoli.

Un affresco da sfiorare in punta di dita e di pensieri, un racconto intimo dai caldi toni d’acquerello da vedere con il fiato sospeso e pure con qualche lacrimuccia.

C’mon c’mon, di Mike Mills, con Joaquin Phoenix, Woody Norman, Gaby Hoffmann, Jaboukie Young-White, Elaine Kagan, Scoot McNairy, Mary Passeri, Brandon Rush, Kate Adams, Molly Webster, Deborah Strang, USA, 108 min.

 

Immagine in evidenza Joaquin Phoenix, Woody, Norman Courtesy of A24

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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