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La poesia nacque la notte in cui l’uomo contemplò la luna pur consapevole che non fosse commestibile”
(Valeriu Butulescu)

L’ACQUA
L’acqua
sta sotto
al letto
se non dormi
arriva
alle lenzuola
e annega
ogni cosa
fino al tetto.
*

 

La mucca pazza sono io – Carol Rama
Colazione in pelliccia – Meret Oppenheim

I
Ci sono scoiattoli
nati
per essere uomini
lo vedi
da quello
che ingoiano
dalla quantità
di alcol
e dalla pelliccia
che indossano
al bar
come uno scalpo

II
Le volpi
hanno una pelle
che si indossa
fino alla pancia
da mettere
intorno al collo.
A ogni passo
la carne
sotto la pelliccia
cresce

III
La pelliccia
cresce
dopo anni
sulle mani
dopo che le dita
hanno imparato
a grattare
via la pelle
e a scuoiare
il corpo
senza rovinare
lo smalto

IV
Sono rimaste
le vene
sui guanti
ho pensato
fosse meglio
per il corpo
alleggerire
la carne
dargli
la possibilità
di togliersi
e indossarsi

V
Si vestono
per la colazione
al posto
della pelle
indossano
animali
vivi
dopo il caffè
si danno
la caccia
da soli

VI
Le mucche
si strappano
la lingua
per rivenderla.
Se ci fai delle
scarpe
cammini
per ore
sullo stomaco
a tacchi alti

VII
La carne
appesa
vive
perché deve
fino all’ultima
goccia di sangue.
È il suo dovere
verso
le dieci bocche
spalancate
accanto.

Da “Acqua acqua fuoco” (Einaudi, 2020)

Laura Accerboni, nata a Genova nel 1985, vive a Ginevra . Ha pubblicato le raccolte poetiche: Attorno a ciò che non è stato (Edizioni del Leone, 2010) e La parte dell’annegato (Nottetempo, 2016), Acqua acqua fuoco (Einaudi, 2020). Sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste italiane e straniere tra cui «Nuova corrente», «Poesia», «Italian Poetry Rewiew», «Gradiva», «Loch Raven Review», «Kluger Hans». Ha conseguito diversi premi letterari tra cui: Lerici Pea giovani (1996), Premio internazionale di poesia Piero Alinari (2011), Premio Achille Marazza Opera Prima (2012). Sue poesie sono state tradotte in più di dieci lingue ed è stata ospite di numerosi festival internazionali.  Dal 2016 è tra i poeti selezionati nell’ambito del progetto Versopolis promosso dall’Unione Europea.

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia.
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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