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Parole a capo
Alida Stroili: «Dopo il canto del gallo» e altre poesie

Parole a capo «br» Alida Stroili: «Dopo il canto del gallo» e altre poesie

 

Chi scrive vagabonda su un terreno di cui ha la mappa pressa poco e indicazioni precarie e non ci sono tabelle stradali e tanti territori hanno cambiato nome e altri si sono fusi con nomi nuovi
che non si sono mai sentiti prima e sono inventati apposta così chi scrive può dire “ah, si?”.

Chi scrive ha una sua dimensione piena di figure che non ci sono davanti ma escono dai quadri o saltano giù dalle note musicali sul suo divano ma lui non se ne avvede perché è dentro al suo testo in un passaggio tortuoso sulla cengia di una montagna che ha conosciuto oppure nella notte profonda piena di luce lunare. Tutte le persone evocate lo aspettano, alcune abitavano i quadri di Botero e la casa di chi scrive gli sta stretta. E allora chi scrive dice loro “Gentili signori e signore, non tutti insieme”. Ma le fanciulle di Gauguin parlano solo il samoano stretto.

Chi scrive alle volte è così intento che gli si attacca la cena nelle pentole e la casa sa di bruciaticcio e deve lavare anche le tende e allora dice “Io volevo scrivere sempre e non solo a tempo perso”.
Chi scrive quando legge testi di un altro più bravo più evoluto o più conciso o fantasioso o mirato gli dice “Sei ganzo” allora l’altro gli invia un emoticon di una faccina ridente con un abbraccio che lui non ha mai visto perché ha un cellulare basico che usa a fatica  e quando scrive è dentro a un mondo se non antico non proprio contemporaneo e dice “Non mi sento attrezzato per tutto questo wifi”.
*

così, come una carezza di piuma di petto d’uccello, la piuma per gli abbracci dei figli minuscoli quando la notte è fresca e magari piove e si formano gocce sulle estremità di foglie pietose come nelle gronde

così, come una parola sollecita piena di propositi buoni dopo ore di fatica feroce con una voce un po’ roca anche se ha smesso da mo’ di fumare e, allora, è solo di per sé un po’ timida
così, come le righe sul monitor dalla luce fredda come un invito senza responsabilità e tu sei su un palcoscenico e nessuno ti ha messo lì  però siamo tutti così, nel bene e nel male
così, come per una preghiera, ad esempio dei vi imploro fatemi più buono di così, però che non sembri superbo rispetto alla innocenza di una corteccia, ad esempio di betulla candida, ma così, come me la ricordo io.

*

C’era una malinconia appesa ad una nuvola
come una specie di broncio da nido disertato
di cespuglio mal potato
di albero capitozzato
e io passavo di sotto e lei mi ha investito
mi ha irrorato
di una specie di profumo amaro
e io ci ho detto “ma perché proprio io che cerco di trovare il gaio?”
e lei ha risposto “ma che brava”.
Poi l’armonia mi è sembrata azzoppata, sbavata.
Eppure,
c’era, nel vento che spirava,
nel tramonto che iniziava..
Solo che mi escludeva.
*
DOPO IL CANTO DEL GALLO
Era un gallo presuntuoso e un silenzio come di peso di treccia
su una testa piccola che guarda oltre l’aia
il verde che sale sulla montagna un poco al giorno fino alla cima arrotondata
raffreddata di pino mugo disteso contro il grigio gioco di nubi
o il rosa pesca dell’alba nel giorno d’oro annunciata una volta sola e basta.
Era un gallo presuntuoso-poteva chiamarsi Napoleone o Wellington-
ma era stato prima Vercingetorige e Attila, e molto più tardi Conte di Cavour.
Era un silenzio come di peso di treccia, vellutato come un muschio appena spuntato,
o tutto foderato d’erba e sotto a ogni foglia multiforme
aveva una sorpresa di differente sensazione
come un gioco dell’oca.
*
LUCI E OMBRE
Ecco, quando il sole di sguincio tramonta
e il davanzale è obliqua linea d’ombra sul muro di fronte
e il segnale stradale è un allungato ovale
ecco, io sento in petto un cuore sfatto d’amore,
di nostalgia, di languore, ma proprio
come un mucchio di foglie sollevate dal vento
e il sangue mi scorre dentro come un’ acqua pazza
di sotterranea sorgente.

 

*

 

DOVE VA IL SOLE

 

Il sole appena andato via,
il riverbero a dondolarsi su foglie nella brezza
a scivolare sui coppi vecchi in una specie di slalom
a scorrere sulle cortecce come in un’ultima carezza
i muri delle case in un tepore a svaporare da tutte le parti
il suo alito caldo a lambire le braccia
e a cingere i fianchi dei passanti

Il sole appena andato via,
il cotto dei mattoni, polpa croccante di cocomero,
biancheggiare di margherite, semafori di fragole matte
per la circolazione di colonne di lumache.
Il sole appena andato via,
a spuntare sui dorsi dei bufali d’acqua
a svegliare risaie
e i buffi monti a cono
che si vedono nelle cartoline.
*

 

Ero sul fare della sera con le gambe a penzoloni
su di un cambio di stagione.

E non avevo mai avuto sogni,
forse quello di una società migliore,
come tanti altri buoni.
Guardavo come una farfalla tardiva
immagino faccia con i fiori.
Così, nel mio tempo che sfuggiva,
lungo come la muraglia cinese.
Avrei sempre voluto farle compagnia.
E, nel mio tempo, ho voluto bene.
*
Era l’autunno spigoloso di foglie
in un irrimediabile spogliarsi.
In un can can travolgente
che non ho mai capito molto.
Neanche del Moulin Rouge, veramente.
Non sono mai stata a Parigi.
Non so se me ne importi.
E so dirlo in francese.

 

Foto di Pexels da Pixabay

*

ALIDA STROILI Immigrata, appartenente a minoranza linguistica, libera professionista. Scrivere è lusso essenziale, per e con gratitudine, è meglio.  In “Parole a capo” sono uscite altre sue poesie il 13 febbraio e il 3 luglio 2025. Fa parte della Associazione Culturale “Ultimo Rosso”.

 

“Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”.

Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su PeriscopioQuesto che leggete è il 308° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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