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Ah, l’Amore!!! Domani è San Valentino. A voi una piccola carrellata di delicati e romantici albi illustrati, da regalare e da regalarsi. Buona lettura

Quando abbiamo chiesto alla casa editrice Kite di segnalarci alcuni volumi per un suggerimento ai nostri affezionati e fedeli lettori, in occasione della festa di San Valentino, Giulia, sempre pronta e disponibile, ce ne ha presentati vari. Tutti belli, bellissimi ma per ragioni di spazio, a malincuore, ne abbiamo dovuti selezionare quattro. Anche se, crediamo proprio, che ne presenteremo altri più avanti: d’altra parte le uova sono buone anche dopo Pasqua… (e le sorprese non finiscono mai).

Bisogna sapere aspettare e saper capire e accettare il perché di ciò che ci accade, il filo conduttore di questo albi. Perché nulla accade per caso. Il caso, poi, il bello della vita.

Il primo è “Quando un elefante si innamora”, di Davide Calì e Alice Lotti (2014, 32 p.), la storia di un elefante innamorato e molto timido che fa di tutto per attirare l’attenzione della sua amata. Si nasconde quando l’amata passa, dietro un albero (come se bastasse). Decide di seguire alcune regole base, quelle che tutti gli innamorati prima o poi decidono di seguire: si mette a dieta (anche se di notte, qualche volta, si alza per finire la cheesecake, il caro frigo, d’altronde, attende), si veste elegante (fra mille indecisioni), scrive delle lunghe lettere d’amore, guarda le nuvole pensieroso e lascia fiori alla sua porta (scappa subito dopo aver suonato il campanello). Ah, se almeno lei sapesse che esiste. Malgrado tutte queste attenzioni lei non sembra notarlo…. Tuttavia…

Dall’elefante all’uccellino. “Rosso come l’amore” di Valentina Mai (2018, 32 p.) è magnifico: dalla casa editrice ci dicono che glielo lo ordinano a colpi di cinquanta copie come bomboniera per i matrimoni. In queste pagine Rosso è un uccellino paffutello che vorrebbe trovare l’amore, lo ha sempre solo atteso, vedendolo però ovunque, ma l’impresa si dimostra molto più ardua di ciò che avrebbe creduto, perché quelli che gli paiono suoi simili, sono, in realtà, altre cose: un semaforo, un sole, una sua immagine nello specchio. Quando, sconsolato dalle sue mille avventure mai a lieto fine, comincia a dubitare che l’amore esista o che lui lo possa trovare, eccolo che invece arriva… Mai disperare, saper attendere oltre che vedere e capire, guardandosi dentro. Sempre. Non solo in amore.

 

C’è poi “Un giorno senza un perché”, di Davide Calì e Monica Barengo (2014, 32 p.) un evergreen sempre attuale e molto ironico. Nella vita succedono cose spesso inspiegabili. Come un regalo inaspettato, una sorpresa imprevista, un evento che destabilizza l’ordine delle cose e ci mette a soqquadro. Questo è ciò che accade al nostro protagonista, a cui una mattina spuntano improvvisamente sulle spalle un paio d’ali. Superato l’immediato sgomento, si arrovella interrogandosi (e interrogando chiunque gli capiti a tiro), sul motivo di questa trasformazione, ma nessuno sa fornirgli una spiegazione plausibile, accettabile, unica. Il dottore non ha mai visto nulla di simile e non esiste certo uno sciroppo… Nessun cugino o parente lontano che le abbia mai avute.

Per la vicina di casa è colpa dell’inquinamento, il custode propone di tagliargliele, il capo ufficio sbotta che non fanno parte dell’abbigliamento adatto a un impiegato.

C’è chi considera quelle ali un dono (magari, avercele, le ali) e chi un accessorio inutile, chi le reputa inadeguate e fuori luogo, chi pensa che ogni cosa abbia un perché. E in effetti, l’incontro giusto darà un senso a tutto. Anche qui, basta capire e sapere aspettare.

E, last but not least, “Il catalogo dei giorni”, di Luca Tortolini e Daniela Tieni (2017, 32 p.), poetico e intenso, un monologo alla Jacques Prévert (conoscete le sue “Paroles?”).

Una storia sul significato dello scorrere della vita, qualunque esso sia.

La nostra vita è fatta di giorni. Giorni in cui si aspetta una risposta o un risultato medico, semplicemente l’arrivo dell’autobus. Momenti cui si affidano decisioni importanti, occasioni per dire una o due parole o per non pronunciarne alcuna. Giorni cui si affidano i ricordi, tempo donato e da donare. Perché il più grande regalo a chi si ama è donargli tempo. Giorni che non si vogliono perdere. Giorni freddi in cui nulla scalda, giorni che hanno sogni di una precisione sconcertante, giorni da ferito, giorni in cui si fa una cosa ma se ne vorrebbe fare un’altra, in cui si sbaglia e pare grave, in cui ci si arrabbia e si vuole fare la guerra, incendiare e distruggere. Giorni in cui non si smette mai di fare, perché bisogna continuare, non fermarsi, non arrendersi, proseguire il viaggio, (ri)cominciare.

Ci sono giorni in cui dici addio, non voglio vederti mai più, giorni in cui ti penti di quello che hai detto o pensato, e ti rivedi. Giorni in cui dici ci rivediamo e non ci si rivede più.

Giorni, giorni che passano. Siano essi lieti, tristi, tormentati, perduti, colmi d’amore o rabbia, tumultuosi o anche stupidi o noiosi. E poi ci sono i giorni dell’amore.

Spesso andiamo veloci attendendo un altro giorno e un altro ancora. Ma il tempo vola, scappa, non ritorna e non dobbiamo avere fretta. Ogni giorno ha il suo valore, il suo perché. Soprattutto se c’è amore.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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