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Non sorridete, gli spari sopra sono per voi

Non sorridete, gli spari sopra sono per voi

 

Da molti giorni sento l’esigenza di scrivere, di sfogare la mia rabbia nei confronti dei padroni del mondo, ma non so come farlo. Mi è capitato molte volte di iniziare un file di word, scrivere poche righe, accartocciarmi su me stesso e cancellare tutto. La situazione mondiale e locale, la distruzione di parti di mondo non degne di esistere e l’evaporazione della mia squadra di calcio (SPAL) mi causano un blackout cognitivo che non riesco a sbloccare. Già questo accostamento è irrispettoso nei confronti di chi viene ucciso in coda per un sacco di farina, di chi muore sotto le bombe, delle migliaia di persone a cui viene negata la dignità umana. Forse è pure per questo che non riesco a scrivere, per questo assurdo e ingiusto accostamento.
Vorrei gridare e argomentare il mio antico antiamericanismo, un sentimento limpido, di cui non mi vergogno minimamente, un sentimento che nasce con me. Da bambini io e mio cugino, in Via dell’Assiderato, giocavamo coi soldatini, alla guerra, facevamo mille analisi tecnico tattiche su partite di calcio immaginarie, sognavamo di creare dal nulla una squadra di calcio a partire da vecchie maglie di lana a
manica lunga con lo sponsor Rex Ferrioli. E nei nostri giochi gli americani erano quasi sempre i cattivi, a parte quando giocavamo coi soldatini della seconda guerra mondiale. Un popolo nato da avventurieri europei che in pochi secoli annulla la cultura millenaria delle popolazioni indigene del nuovo mondo. La frontiera, una Colt per ogni americano, la corsa all’Ovest, le guerre nei confronti dei nativi, fino alla soluzione finale del “problema” indiano tra il 1860 ed il 1890, ben descritta nel libro di Dee Brown “Seppellite il mio Cuore a Wounded Knee”. L’ispirazione da cui prese spunto Adolf Hitler nel progettare e realizzare il genocidio degli Ebrei nel corso della seconda guerra mondiale.
Che sia faciloneria nel paragonare diversi genocidi, che sia eccessiva semplicità di analisi per situazioni e periodi storici così lontani e così differenti, tuttavia non ho intenzione di porre limiti ai pensieri che sgorgano da questa tastiera. Poi magari sono sempre in tempo a cancellare tutto. Ma non a ritrattare. Sto dalla parte dei più deboli per vocazione, un missionario ateo che non si muove di un metro dai suoi luoghi natali, un pavido comunista, fuori tempo, fuori dallo spazio, e forse pure fuori di testa.

Ma lasciatemi odiare i bulli. Anche quello è un sentimento che ho dai tempi del cortile di Via Ungarelli, quando ruppi il naso a uno di loro che mi aveva bloccato contro una inferriata, perché ero più piccolo (anagraficamente), oppure ai tempi della naja quando i nonni facevano i fenomeni con noi burbette. Non è un risentimento, non è repulsione, è qualcosa di più, non riesco a sopportare chi, facendosi scudo della propria forza, del proprio potere, dei propri soldi, delle proprie armi, utilizza il mondo per nascondersi e provocare il male agli altri. In questo il Tycoon e il demolitore della mia squadra sono identici, hanno pure intrattenuto rapporti di lavoro a causa di questa loro similitudine. Ma pure il genocida a capo di Israele è un esempio tipico del drogato di potere: forza distruttrice, l’annientamento dei nemici come missione, l’azzeramento di chi non la pensa come loro, la salinizzazione di tutto ciò che rappresenta l’altro. L’opposto contrario di empatia, l’opposto di solidarietà, l’opposto di pietà, l’opposto di essere umano.
Continuo a vergognarmi di paragonare una situazione locale e qualsivoglia tragedia reale, ma la mia provocazione è più forte di me, mi sta prendendo la mano. Ditemi voi, buoni cristiani, credenti nella trinità di Dio, patria e famiglia, in che modo il Nazareno, che non dimentichiamolo era Palestinese, può stare dalla vostra parte? Dalla parte di quell’occidente che nella narrazione comune, totale e totalitaria rappresenta i valori di giustizia, libertà e fraternità, quella stessa parte che in nome suo ha compiuto i peggiori delitti della storia dell’uomo.

Israele, avamposto della democrazia in una terra di barbari (dicono i sedicenti democratici), Israele dove non esiste una opposizione abbastanza forte da porre un freno alla sete di sangue del “popolo eletto”.
Occorre ribellarsi ai bulli, come fece Tano, spesse volte, tra i cortili di borgata, come ha fatto la Curva Ovest nei confronti dell’ avvilente palestrato.

E se si girano gli eserciti e spariscono gli eroi
Se la guerra poi adesso cominciamo a farla noi
Non sorridete, gli spari sopra sono per voi

Smettiamo di essere turbati, sgomenti e confusi, cominciamo ad incazzarci proprio, citando il maestro Altan.

 

Cover: Nazareno_Iglesia_de_Mazapil_Zacatecas_- Wikimedia commons

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Cristiano Mazzoni

Cristiano Mazzoni è nato in una borgata di Ferrara, nell’autunno caldo del 1969. Ha scritto qualche libro ma non è scrittore, compone parole in colonna ma non è poeta, collabora con alcune testate ma non è giornalista. E’ impiegato metalmeccanico e tifoso della Spal.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)