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Mario Capanna, storico leader del Sessantotto, sbeffeggia i giovani dicendo che se a 70 anni avranno una misera pensione se lo meritano perché non stanno facendo nulla per cambiare questa società. Massimo Gramellini sulla ‘Stampa’ lo pizzica sostenendo che, prima di fare la morale ai ragazzi, quelli come Capanna dovrebbero loro per primi muovere autocritica perché nonostante le battaglie di cui menano vanto hanno contribuito a far sì che il mondo oggi sia così com’è.

Io mi sfilo da questa diatriba e ai giovani vorrei idealmente indirizzare la stessa esortazione che ho rivolto ai miei studenti: siate sovversivi e rivoluzionari perché il progresso si genera dal cambiamento e dalla rottura con il passato.
Certo, è per tutti più comodo e rassicurante seguire pedissequamente il gregge, accomodarsi in poltrona e perpetuare gesti e azioni secondo il criterio di ovvietà: si fa così perché così si è sempre fatto, attuando automatismi legittimati semplicemente dalla tradizione, secondo modelli di azione reiterati senza essere posti al vaglio della ragion critica, come invece sarebbe doveroso sempre. Perché è proprio al libero intelletto che dobbiamo fare appello per orientare il cammino e determinare le scelte.

Se tutti quanti ci fossimo limitati a riprodurre i gesti dei padri, l’umanità sarebbe probabilmente ancora ferma all’epoca della pietra. Invece per innovare, migliorare, progredire occorre guardare il mondo da punti di vista e prospettive differenti, senza cristallizzarsi mai, cercando continuamente – e scevri da pregiudizi – le soluzioni più adeguate, senza il timore di percorrere vie inesplorate e di sperimentare originali approdi, senza zavorre.
Fate in modo che comprensione e rispetto del passato e considerazione della tradizione non divengano freni inibitori. Perché è solo così, attraverso conflitti e rotture, che si genera il benefico cambiamento che conduce al progresso.

In questo cammino si deve però avere la saggezza di non innamorarsi delle proprie cause e delle proprie idee, e la capacità di mantenere sempre lucida, onesta e vigile coscienza degli atti compiuti e dei loro effetti. Ogni convincimento e ogni azione vanno preventivamente posti al vaglio dell’intelletto per valutarne responsabilmente le conseguenze e i prevedibili esiti nella realtà.
Serve dunque un approccio non dogmatico, ma razionale e passionale: la passione delle idee, la ragion critica a orientarle, il rispetto e la considerazione degli altri intesi come interlocutori e non come nemici.

Forti di questi sentimenti potete lanciarvi con determinazione alla ricerca di nuove cure per guarire questo mondo malato e potrete affrontare senza remore le ineludibili pacifiche sfide necessarie a cambiarlo.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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