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La storiella che l’uscita dal tunnel è lì dietro l’angolo ce la raccontano ogni due mesi. Però il traguardo si sposta sempre un po’ più in là. E la luce non arriva mai.

Quel che porta di nuovo questo 2014 non è l’ennesima profezia sull’imminente superamento della crisi. E’ uno spirito diverso, che da un po’ di tempo si coglie nell’aria, fra le persone: la voglia di ricominciare, di provarci davvero, a prescindere; di mettere in campo energia, fantasia e magari quell’ottimismo della volontà imprescindibile per tornar a vedere le stelle.
La cappa di scoramento e rassegnazione che ci ha oppresso in queste stagioni sembra lasciare il posto a un rinnovato impegno, alla consapevolezza che non ci si può aggrappare ad alibi, per quanto fondati, per giustificare l’inerzia; si sta affermando la convinzione che ciascuno ce ne deve mettere del suo, intimamente persuaso che ce la faremo perché dobbiamo farcela.

Ci sono segnali, anche piccoli, ma significativi, di un ritrovato vigore. Il festival MeMe, in svolgimento in questi giorni a Ferrara, ne è in qualche modo un’espressione. In quel piccolo e dimenticato angolo di città che ospita la fragile eppure ambiziosa rassegna, si incontrano saperi tradizionali e nuove frontiere della tecnologia capaci di tradurre le idee – e talvolta persino i sogni – in realizzazioni concrete, generando una condizione potenziale in cui i bisogni individuali possano essere soddisfatti nella prospettiva della personalizzazione. E’ la logica dei fablab, che pongono in connessione la ricerca e il mercato, traducendo le concettualizzazioni in prototipi e dunque in concrete anticipazioni di una realtà possibile e praticabile.
La strada da percorre è proprio questa: puntare sulla creatività, in ogni ambito, per mettere a punto soluzioni a bisogni o problemi altrimenti insolubili con le vecchie ricette.

E’ anche la maniera per contrastare l’insostenibile, esiziale dittatura dei poteri forti, abbarbicati a privilegi e rendite di posizione e perciò naturalmente poco inclini a sperimentare e innovare: il cambiamento di mentalità e di linee d’azione pone a repentaglio i consolidati equilibri che da sempre, gattopardescamente, le classi dirigenti tentano di preservare.

Un anno “Bello”, in queste ore, ho augurato a tutti i miei amici e altrettanto auguro a voi, lettori. Bello nella pienezza del termine, per tutto ciò che il concetto esprime e significa.
Bello eticamente, innanzitutto; perché la bellezza della condotta individuale sta in una mirabile sintesi fra libertà e responsabilità: un consapevole esercizio del proprio libero arbitrio non disgiunto dalla valutazione degli effetti conseguenti alle scelte compiute.
E bello anche esteticamente, perché la meraviglia suscitata da ciò che di piacevole e armonioso ci attornia (un tramonto, un palazzo, un fiore, un profumo, un gesto d’amore) è il potente stimolo che induce in ciascuno il desiderio di migliorare se stesso per essere degna parte dell’universo.
La Bellezza – declama l’aforisma di Dovstoievskji che pubblichiamo oggi nella sezione Germogli – salverà il mondo.

Un anno Bello mi auguro sia anche per ferraraitalia, questo nuovo peculiare prodotto giornalistico che ricerca la profondità e, per quanto possibile, sfugge la superficie e con essa la superficialità.

Ci definiamo, nel sottotitolo di testata, “indipendenti”. Questo non vuol dire che siamo neutrali. Indipendenza significa non dover obbedire ad altri che alle nostre coscienze: significa che non abbiamo padroni, né interessi da tutelare.
Ma non siamo indifferenti. Siamo schierati: in difesa di idee, principi, valori in cui crediamo. Rivendichiamo la nostra visione del mondo e un punto di vista che non mistifichiamo, ma anzi palesiamo con onestà nelle analisi e nelle opinioni proposte su queste pagine, perché la trasparenza è imprescindibile condizione per un corretto contraddittorio. Siamo schierati, ma senza dogmatismi: autenticamente aperti al dialogo. Ricerchiamo un serio e argomentato confronto con ogni interlocutore, perché riteniamo sia proprio su queste basi che si fondano civiltà e progresso.

Abbiamo scelto un asse verticale di azione, sfuggendo quello orizzontale che porta a scivolare sulle cose, poiché intendiamo, appunto, stimolare e propiziare occasioni di riflessione e di dibattito. I riscontri, per ora, sono decisamente incoraggianti; ci confortano e ci inducono a procedere con convinzione su questa rotta.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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