Skip to main content

Roberto Guerra, poeta futurista, futurologo e blogger, attivo tra Ferrara e l’Italia dagli anni Ottanta, è curatore, assieme a Antonio Saccoccio, di “Marinetti 70. Sintesi della critica futurista” (Armando, Roma, 2015), un testo che a settant’anni dalla morte di Marinetti, ma a un secolo di distanza dalla nascita del futurismo, ripensa alla figura chiave del movimento attraverso una raccolta di saggi e approfondimenti curati, appunto, da Guerra e Saccoccio.

I futuristi precursori e innovatori, cibernauti ante litteram e promotori di un nuovo gusto estetico, ma anche di un nuovo umanesimo fiducioso della creatività dell’uomo in tutti i suoi campi, dalla macchina alla pubblicità, come sono interpretati oggi nel 2015?
“Marinetti 70″ sintetizza l’attuale livello critico e operativo. Analisi eclettiche tra i bordi della storia dell’arte e del nuovo futurismo operativo: da un lato il paradigma strettamente estetico o estetico sociale, come gli interventi di Di Genova, Duranti, Prampolini, Ceccagnoli, Antonucci, la Barbi Marinetti, oppure Crispolti, Tallarico, Valesio, Conte, Bruni, dall’altro paradigmi dopo la scienza e internet. In ogni caso come fare anima o ‘brain’ nel mondo computer, registro di sistema condiviso, più o meno, da tutti gli autori.

Il futur-ibile di Marinetti potrebbe coincidere con il nostro virtuale? Intendendo virtuale come qualcosa che nasce dalla virtus e che qui ha la forza per diventare qualcosa…
I contributi dei vari Berghaus, Cigliana, Hajek, Carpi, Campa, Saccoccio in particolare per il focus italiano, rispondono verosimilmente. Noi futuristi o futuribili oggi parliamo di immaginario tecnologico, sistema operativo al passo con il divenire della conoscenza, forza di scienza controintuitiva rispetto all’infame buon senso ancora dominante, infatti il mondo è in crisi, per radicali cambiamenti sociali. Oltre lo shock del futuro o il complesso di Frankenstein, per dirla con Toffler e Asimov, se si vuole un umanesimo, anche post, estetico-scientifico del ventunesimo secolo.

Superando i travisamenti che ci sono stati della filosofia futurista che, in maniera riduttiva, hanno spesso equiparato i futuristi alla macchina, come possiamo spiegare la ‘sensibilità’ futurista verso un futuro desiderabile?
La macchina e i computer sono nuovi simboli della rivoluzione scientifica, industriale, informatica. Nell’Ottocento emersero Liberalismo, Socialismo e Positivismo, i primi due, storicamente dominanti, non funzionano più. Noi ripartiamo dal Positivismo ovviamente dopo l’evoluzione umanista della scienza contemporanea, da Einstein e Russell a Popper e Kurzweil. Oltre l’ideologismo storico, sottolinea con volontà di bellezza Giordano Bruno Guerri (altro celebre autore nel volume), con cuore-cervello-libertà… il sottoscritto.

Sappiamo che la pubblicità è legata ai futuristi. Lasciando da parte il marketing, com’è cambiato il messaggio pubblicitario che da espresssione di un movimento culturale, artistico e filosofico si è fatto, in certi casi, più ‘sensoriale’ ed ‘evocativo’? Penso alle pubblicità mute delle auto o dei profumi dove nessuna voce ci sta spiegando il prodotto, ma noi vediamo immagini o sentiamo una musica e immaginiamo.
Nella grande retrospettiva al Guggenheim di New Work del 2014, Vivien Greene ha descritto Marinetti come precursore di Andy Warhol: nel libro con riferimento a McLuhan, Gino Agnese suggerisce certa decifrazione. Il cosiddetto marketing e i file mitici sensuali sono sempre esistiti, dai segnali di fumo e la parola come medium ai satelliti e il wireless. La pubblicità oggi è arte elettronica. Oggi ne siamo vagamente consapevoli. L’uomo è animale economico, meglio tecnoeconomico, ma per fortuna sempre desiderante.

Roberto Guerra ha pubblicato raccolte poetiche, fantascienza e diversi saggi futuribili. Tra essi segnaliamo: Il futuro del villaggio. Ferrara città d’arte del 2000 (Liberty House, Ferrara,1991), Futurismo per la nuova umanità… Armando, Roma, 2012). Collabora con riviste (MeteoWeb.eu) e case editrici (La Carmelina). Cura il Laboratorio Letteratura Futurista per l’AIT (Associszione Italiana Transumanisti, Milano).

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

I commenti sono chiusi.


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it