Liberariamo Ferrara da Hera.
Ripubblicizzare il servizio raccolta rifiuti è possibile e conviene
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Liberariamo Ferrara da Hera.
Ripubblicizzare il servizio raccolta rifiuti è possibile e conviene
Ho già scritto su queste pagine sul tema della politica dei rifiuti e della gestione del servizio dei rifiuti urbani nel Comune di Ferrara, affidato a Hera in proroga da quando, alla fine del 2017, è scaduta la concessione che glielo aveva precedentemente affidato.
Ritorno a parlarne perché, in recenti affermazioni riportate dalla stampa locale, il vicesindaco Balboni ha annunciato che la decisione della Giunta è quella di procedere con una nuova gara e che entro i prossimi 2-3 mesi il tutto dovrebbe essere definito con l’espressione del Consiglio comunale.
Ora, è evidente cosa significa effettuare la gara: non bisogna essere facili profeti per sostenere che, alla fine, ciò si risolverà con un nuovo affidamento del servizio ad Hera. Sia perché il meccanismo della gara favorisce le aziende di grandi dimensioni, in particolare le grandi multiutilities Hera, Iren, A2A e, eventualmente, aziende multinazionali, che, almeno inizialmente, possono presentarsi avanzando offerte economicamente più vantaggiose – il parametro principe di riferimento della gara, che non tiene conto degli aspetti qualitativi del servizio –, sia perché queste grandi aziende hanno già sostanzialmente definito di spartirsi il mercato ( per esempio, per stare in Emilia-Romagna, Iren per il territorio regionale che va da Piacenza a Reggio Emilia e Hera per la restante parte della regione).
Occorre avere la consapevolezza che compiere questa scelta non significa semplicemente affidarlo a questa o a quell’altra azienda. In realtà, siamo di fronte al fatto che si sceglie un modello di gestione del servizio e dei beni comuni.
Un modello che si basa sulla privatizzazione con quello che essa comporta. Privatizzazione significa continuare con un’idea per cui anche i rifiuti sono una merce, che la loro gestione deve garantire un profitto, che questo è l’obiettivo fondamentale, e che i temi di un servizio utile ai fini della tutela ambientale e della salute passano in secondo piano.
Il modello privatistico e inefficiente di Hera
La gestione da parte di un’azienda di carattere privatistico, com’è Hera, che da un po’ di tempo in qua vede la maggioranza azionaria in mano a soggetti privati ed è quotata in Borsa, ha come conseguenza che tutto è piegato a creare valore per gli azionisti, cioè a produrre forti profitti e distribuire importanti dividendi, mestiere che Hera svolge egregiamente.
Fino a mettere in campo comportamenti di tipo speculativo, com’è successo a Ferrara con le tariffe del teleriscaldamento, per cui Hera è stata multata per circa 2 milioni di € da AGCM (Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato), che ha rilevato in modo chiaro che Hera ha usufruito di una posizione dominante e con ciò ha impedito agli utenti di beneficiare dell’uso di fonti rinnovabili a costi contenuti per produrre un bene essenziale come il calore.
Sempre da qui nasce il fatto di non mostrare alcun interesse per ridurre la produzione di rifiuti e rendere minima la quantità degli stessi che va a smaltimento, gli obiettivi che qualificano una gestione dei rifiuti ambientalmente soddisfacente. Nè vale più di tanto esibire una buona percentuale di ricorso alla raccolta differenziata, se poi, appunto, la quantità di rifiuti prodotti aumenta e se gli scarti della raccolta differenziata sono decisamente alti, come nel Comune di Ferrara.
Non a caso, a completare il quadro, Hera insiste nella raccolta con le calotte, anziché puntare al modello porta a porta, notoriamente più efficace dal punto di vista del miglioramento della qualità della raccolta e anche nell’incentivazione di comportamenti “virtuosi”, e punta all’ampliamento dell’incenerimento, l’anello del ciclo maggiormente redditizio economicamente e più impattante per la salute delle persone. passato a Ferrara negli ultimi anni dalla capacità di 130.000 tonn. a 142.000.
Una nuova strada da percorrere: fare come a Forlì
A questo modello se ne contrappone un altro, quello fondato sull’idea che il ciclo dei rifiuti tratta un bene comune, quello che ha a che fare con la preservazione delle risorse naturali e materiali, partendo dal fatto che già oggi ne consumiamo ben di più di quanto il pianeta riesca a rigenerarle.
Per questo diventa fondamentale lavorare per l’economia circolare. Mettere al posto dello schema “ estrarre, produrre, utilizzare e gettare”, il principio del riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
Il che vuol dire, per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, guardare, prima di tutto, agli obiettivi di riduzione dei rifiuti prodotti e minimizzazione di quelli non avviati a riciclaggio. Ormai è acclarato, per stare all’esperienza del nostro Paese, che i risultati migliori in questa direzione si ottengono dove si applica la tariffa puntuale ( quella che è maggiormente correlata alla produzione di rifiuti dei singoli utenti), il modello della raccolta porta a porta e la gestione pubblica.
Dalla gestione pubblica meno rifiuti
Ce lo dice anche uno studio realizzato dalla Rete Giustizia Climatica di Ferrara nel giugno 2023, che ha analizzato tutte le gestioni del servizio dei rifiuti urbani presenti nel territorio regionale e che è giunto appunto a queste conclusioni. Ad ulteriore riprova di ciò, sta l’esperienza concreta realizzata sul campo, in particolare, sempre per stare nella nostra regione, quella di Alea, società a totale proprietà pubblica, che nel 2018 ha soppiantato Hera nella gestione del servizio dei rifiuti urbani a Forlì e in altri 12 comuni limitrofi. Ebbene, Alea, a tutt’oggi, presenta i risultati migliori in regione per la minore produzione di rifiuti ( 470 kg/anno/ abitanti contro i 612 di Ferrara) e, soprattutto, di minori rifiuti non riciclati ( 97 kg/anno/abitanti contro i 159 di Ferrara). Anche la tariffa, secondo i dati di Cittadinanza attiva, è inferiore a quella di Ferrara, 256 € all’anno per una famiglia tipo rispetto ai 298 €.
Anche a Ferrara è possibile andare su questa strada. Ripubblicizzare il servizio dei rifiuti urbani, passare alla raccolta porta a porta e porre le basi per dimezzare le 2 linee di incenerimento dei rifiuti è possibile e utile per salvaguardare l’ambiente in cui tutti noi viviamo e per la salute dei cittadini.
Conti alla mano: ripubblicizzare è possibile
Ci viene obiettato che i costi di quest’operazione sarebbero troppo alti. In realtà, quest’argomento è un alibi bello e buono. Si può prendere come riferimento lo studio prodotto da Unife, finalizzato proprio a studiare la situazione della gestione dei rifiuti a Ferrara: ebbene, lì si evidenzia che il “costo” per costruire un’azienda interamente pubblica per gestire il servizio dei rifiuti urbani oscilla tra i 4,5 e 5,2 milioni di €. Risorse che sono più che reperibili tramite due possibili strade: l’utilizzo di parte delle riserve di utili di Ferrara Tua, azienda interamente partecipata dal Comune di Ferrara, che ammontano nel 2023 a più di 17 milioni di €, di cui circa 8 disponibili. Oppure attraverso la vendita di parte delle azioni di Hera possedute dal Comune di Ferrara e di cui lo stesso può liberamente disporre, che arrivano ad un valore superiore ai 20 milioni di €.
Ancora una volta, si rispolvera una consunta litania per cui non ci sarebbero alternative. In realtà, invece, si tratta proprio di fare una scelta chiara tra due opzioni di fondo, due modelli di gestione dei servizi pubblici, alla fine, due cardini di modello produttivo e sociale: percorrere la via della privatizzazione, consegnando al mercato e al profitto beni comuni fondamentali oppure deciderli di trattarli come tali, e quindi gestirli nell’ottica degli interessi generali e delle finalità ambientali e sociali.

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Corrado Oddi
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