Il Comune di Ferrara con un colpo di mano di mezza estate impone la privatizzazione del servizio rifiuti
Alla fine, dopo più di 7 anni da quando Hera gestiva il servizio dei rifiuti in proroga nel comune di Ferrara, è arrivata la decisione del Consiglio comunale di procedere con la gara per il nuovo affidamento.
Hanno votato a favore i gruppi consiliari della destra e anche quello PD, mentre hanno espresso la propria contrarietà il gruppo M5S, il gruppo Civica Anselmo e quello de La Comune di Ferrara.
Un esito pesantemente negativo, seppure previsto, con il quale si conferma la volontà di privatizzare un servizio pubblico fondamentale.
In primo luogo, va sottolineata la scelta di aprire e chiudere la discussione nelle sedi istituzionali di carattere decisionale ( dapprima in Commissione consiliare e poi in Consiglio comunale) in soli 4 giorni, tra il 24 e il 28 luglio. E’ vero che il dibattito in città si è venuto sviluppando in un largo arco di tempo, sin dal 2018, quando era scaduta la concessione, in particolare per merito dei movimenti e delle realtà sociali che si battono per la pubblicizzazione dei fondamentali servizi pubblici locali, ma , proprio per questo, confinare il momento decisionale in giorni così ristretti e in piena estate ha significato indubbiamente un’indebita compressione dei tempi e l’esplicitazione di una volontà di sottrarsi ad un dibattito, che coinvolgesse l’insieme dei cittadini. Al maggior ragione, se si considera che il 16 luglio scorso la segreteria generale del Comune aveva dichiarato l’ammissibilità della petizione promossa da Forum Forum Ferrara Partecipata e Rete Giustizia Climatica di Ferrara con la quale si chiedeva appunto un percorso partecipativo che mettesse le persone in condizione di esprimersi sulla scelta di gestione del servizio dei rifiuti e che avrebbe dovuto avere una risposta entro il 16 settembre.
Nessuna risposta alle obiezioni del movimento per la pubblicizzazione
A questa modalità di sequestro dei tempi di decisione, che denota l’arroganza dell’attuale Amministrazione comunale quando si tratta di coinvolgere l’insieme dei cittadini in scelte rilevanti, si associa la pochezza delle argomentazioni con cui è stata sostenuta, da parte della maggioranza di destra, l’opzione di ricorrere alla gara per affidare la nuova gestione del servizio. Di fatto, l’unico ragionamento avanzato è stato quello di sottolineare che il passaggio ad una gestione pubblica in house avrebbe comportato costi insostenibili per il bilancio comunale. Prendendo come riferimento lo studio a suo tempo realizzato da Unife sulla gestione del servizio rifiuti, si è detto che la stima lì contenuta di un costo che oscillava tra i 4,5 e i 5,2 milioni di € per la creazione e il funzionamento di un’azienda pubblica di proprietà comunale non era aggredibile.
Non abbiamo sentito nessuno, tra i favorevoli alla messa a gara del servizio, rispondere alle controdeduzioni avanzate da Forum Ferrara Partecipata e Rete Giustizia Climatica che, assumendo sempre la stima di Unife, hanno fatto presente che l’investimento per la ripubblicizzazione poteva benissimo essere coperto con le riserve di utili di Ferrara Tua o con la vendita parziale di azioni di Hera.
Tantomeno ci si è voluti cimentare con il dato di fatto che la remunerazione del capitale, cioè i profitti garantiti ad Hera, ammontano a circa 700.000 € l’anno pagati dai cittadini con le bollette. Un aggravio che la gestione pubblica avrebbe potuto eliminare e che, proiettato sui 15 anni di gestione della nuova concessione, vuol dire più di 10 milioni di €, praticamente il doppio del costo della ripubblicizzazione! Figurarsi poi pretendere che l’Amministrazione comunale si misurasse con i temi del miglioramento della qualità del servizio, a partire dalla riduzione della produzione dei rifiuti e del loro smaltimento, che la gestione pubblica può determinare, come dimostra la positiva esperienza dell’azienda pubblica ALEA che opera a Forlì.
Il voto favorevole del PD
Per certi versi, però, ancora più sorprendente è stata la posizione presa dal Partito Democratico.
Non solo per il voto favorevole, che dimostra come l’ideologia neoliberista e privatizzatrice abbia profonde radici anche lì, ma, ancor più per le osservazioni avanzate per giustificare tale scelta.
Abbiamo sentito in Consiglio comunale, da parte del PD, affermazioni che pensavo fossero state seppellite dall’esperienza concreta dell’ultimo trentennio di privatizzazione dei servizi pubblici locali, nonché dal pronunciamento referendario sull’acqua pubblica e sugli altri servizi pubblici che risalgono al 2011. In particolare, si è sostenuto che le multiutility sono più efficienti delle aziende pubbliche “in house”, in particolare per quanto riguarda la possibilità di finanziamento e la capacità di effettuare investimenti, e che la gara, se costruita con precise caratteristiche, può determinare una reale concorrenza tra diversi soggetti gestori ed essere finalizzata a produrre miglioramenti per la cittadinanza.
Tesi, la prima, che fa finta di non vedere come ci siano molte realtà di SpA pubbliche in house, sia nel servizio rifiuti che in quello idrico, che presentano gestioni efficaci sia dal punto di vista della qualità del servizio che degli investimenti realizzati e che, invece, le multiutily subordinano questi aspetti al fatto di produrre profitti e distribuire dividendi; la seconda che volutamente ignora che, nel meccanismo della gara, il soggetto uscente, in questo caso Hera, è quello maggiormente favorito, visto che non andrebbe incontro al dover risarcire gli oneri derivanti dagli investimenti non ancora ammortizzati, e, in ogni caso, che le grandi multiutility si sono già attrezzate per spartirsi il mercato e che Hera è il “soggetto deputato” per gli affidamenti nella parte centrale e orientale dell’Emilia-Romagna, mentre Iren è quello che è “destinato” per gli affidamenti nei territori occidentali della regione. Al fondo ci sta una sudditanza culturale e politica nei confronti delle grandi multiutility, di chi, contemporaneamente, demanda loro la politica di fondamentali servizi pubblici e si illude di poter esercitare un controllo su di esse.
Infine, per rendere bene conto della discussione svolta in Consiglio comunale, per fortuna, abbiamo sentito anche voci – quella del M5S, della lista La Comune e di quella Civica Anselmo– che hanno difeso la prospettiva della ripubblicizzazione del servizio dei rifiuti, facendo leva sulle acquisizioni che un sapere collettivo ha prodotto negli ultimi anni anche a Ferrara sui temi dei beni comuni e del ruolo del pubblico.
Non è solo una battaglia persa
Ora, qualcuno potrebbe recriminare su una battaglia che comunque abbiamo perso o eccepire sul fatto che si poteva anche condurre diversamente. Senza nulla togliere all’utilità di riesaminare i passaggi che abbiamo compiuto e ragionare su possibili correttivi, ovviamente se avanzati in termini costruttivi, e senza rifugiarsi nella sempre vera, ma un po’ facile, celebre considerazione di origine guevarista ( “ l’unica battaglia persa è quella non data”), a me pare che l’iniziativa che abbiamo messo in piedi in tutti questi anni ha comunque seminato un terreno importante, quello, in primo luogo, di far crescere la sensibilità tra le persone per togliere i servizi pubblici dal mercato e trattarli come parte essenziale per affermare la logica dei beni comuni.
E questo è tanto più importante, se guardiamo alle prossime scadenze che ci aspettano. Mi riferisco in specifico al fatto che, alla fine del 2027, scadono le concessioni in provincia del servizio idrico, quella di Hera, che opera nel comune di Ferrara e nell’Alto Ferrarese, e quella di CADF, azienda a totale capitale pubblico, che ha l’affidamento nel Basso Ferrarese ( e in molti altri territori della regione, per cui varrà la pena coordinarsi anche a quel livello). Ora, la normativa attuale impone che, alla scadenza delle concessioni, si proceda alla creazione di un’unica azienda per tutto il bacino provinciale e questo significa che l’alternativa tra privatizzazione e pubblicizzazione diventerà ancora più stringente, che si dovrà scegliere tra la messa a gara con la completa privatizzazione, buttando a mare l’esperienza di gestione pubblica di CADF, oppure l’ affidamento ad una rinnovata azienda pubblica di dimensione provinciale. La fine del 2027 può apparire una data lontana, ma, in realtà, soprattutto se vogliamo dare credibilità all’idea della ripubblicizzazione, anche per la complessità dell’operazione che comporta, occorre attrezzarsi sin da adesso. L’esperienza che abbiamo compiuto rispetto alla vicenda del servizio dei rifiuti a Ferrara ci può senz’altro aiutare e, anzi, costituire la base per affrontare quest’ulteriore vicenda. La partita, dunque, è aperta, anzi potremmo dire che si inizia a giocare sul serio proprio da adesso in avanti.
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