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Le voci da dentro /
Un sorriso in carcere

Le voci da dentro. Un sorriso in carcere

di F.

 Fra tutte le attività rieducative che si svolgono presso la Casa Circondariale “Costantino Satta” di Ferrara, quella della scuola e dell’università è sicuramente una fra le più importanti. In particolare i corsi universitari sono ben organizzati ed i ragazzi ristretti iscritti alle varie facoltà sono seguiti molto bene da tutor che hanno scelto volontariamente di dare un aiuto. Ne scrive per noi un componente della redazione di Astrolabio che ci racconta la sua esperienza, ci parla delle sue aspettative e anticipa le sue intenzioni future.
(Mauro Presini)

 

Molto spesso qui le giornate non trascorrono mai, con mille pensieri che affollano la mente, che cerchi di scambiare con chi trovi nei corridoi delle sezioni, come se fosse il corso di una città di sabato pomeriggio.

Purtroppo spesso sono discorsi che possono ripetersi abitualmente e, per questo, stancanti e non costruttivi.

Altra opportunità dello stare in corridoio sono i vari tavoli che nascono come funghi frequentati dai gruppetti che giocano a carte ma, anche questi, col tempo sono abbastanza stancanti.

Fortunatamente vi sono opportunità, che non solo aiutano a passare il tempo in maniera costruttiva, ma sono un importante arricchimento per la vita al di fuori di qua.

Spesso sono corsi che arricchiscono il lato culturale o religioso, oppure vere e proprie opportunità che possono aiutare conferendo nuove competenze.

Sono corsi che rilasciano dei veri e propri attestati professionali, che aiutano a trovare un lavoro fuori di qua, oppure ad anticiparlo con un’opportunità che riguarda misure alternative, come ad esempio l’articolo 21 con il lavoro esterno oppure la semilibertà o l’affidamento al lavoro.

Oltre ai corsi vi sono poi opportunità inerenti lo studio che aiutano non solo a passare il tempo, ma a completare un percorso formativo non terminato per vari motivi e, in alcuni casi, a riprendere in mano il progetto lavorativo considerato da ragazzi e poi abbandonato.

In questo contesto è ben strutturata un’area pedagogica dove si spazia dai corsi base di alfabetizzazione, alle scuole elementari e medie, fino ad arrivare ad alcuni indirizzi di scuole superiori e addirittura all’università. Personalmente ho deciso di aderire iscrivendomi ed immatricolandomi al corso di laurea triennale in scienze giuridiche, proposto insieme a molti altri corsi e indirizzi dall’Università di Ferrara.

Con diploma di scuole superiori, con corso di laurea conseguito a suo tempo a Bologna in lettere filosofia, questa mia nuova immatricolazione è dovuta al desiderio di un arricchimento personale con eventuale nuova opportunità lavorativa o come integrazione nel mio lavoro, che potrebbe essere arricchito da un grado di professionalità superiore.

La mia iscrizione è dovuta anche alla curiosità che ho sempre avuto, non perché mi trovi qua, per la giurisprudenza e in buona parte per poter avere la mente concentrata su un qualcosa che occupi in maniera costruttiva le mie giornate in attesa di uscire… spero a breve.

L’organizzazione tra l’università ed il carcere è ben strutturata; è coordinata dalle educatrici, dagli appuntati dell’area pedagogica e dalle tutor universitarie coordinata dalla dottoressa Carnevale.

Ogni studente universitario viene affidato ad un tutor per il proprio percorso di studio; le tutor sono dottoresse volontarie che con professionalità, cortesia ed umanità dedicano parte del proprio tempo per gli iscritti reclusi, aiutando a strutturare un metodo di studio che più si confà al corso di studio individualmente scelto.

Per quanto mi riguarda, aspetto per me fondamentale, è poter quotidianamente immergermi nello studio, potendo usufruire delle sale studio messe a disposizione dal carcere in accordo con UNIFE.

Questi spazi sono “rigeneratori” perché, nel silenzio e nella concentrazione assoluta, si può “volare”, studiando due ore al mattino, due ore al pomeriggio, aspetto questo che nelle sezioni non sarebbe possibile da portare avanti, almeno per me.

Nelle sale universitarie, inoltre, sono messi a disposizione molti testi di varie discipline e quelli non disponibili vengono reperiti dalle tutor in facoltà. Un’importante menzione su cui mi pare fondamentale soffermarmi, è la figura degli e delle tutor: giovani dottoresse e dottori che decidono di impegnare un po’ del loro tempo qui con noi. Questo fa di loro delle grandi persone senza preclusioni mentali, sempre con il sorriso e con la buona volontà nel praticare l’altruismo verso il prossimo.

Il percorso legato ai tutor si potrà portare avanti anche fuori di qua, con una guida nello studio che non ti abbandonerà mai, lavorando al tuo fianco per il raggiungimento dei risultati importanti mirati ad un riscatto nella società che potremmo mettere in pratica una volta usciti.

Grazie allora a questo importante progetto, a questa enorme opportunità che ci arricchisce personalmente e crea nuove opportunità lavorative (che, per chi è stato qua, non sono mai troppe) e ci permette di trascorrere le giornate concentrandoci su di un obiettivo importante, potendo studiare in luoghi appropriati che favoriscono la concentrazione massima.

Questo percorso non lo abbandonerò anche quando sarò fuori di qui e cercherò di integrarlo sicuramente con le mie esigenze lavorative.

Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)