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A scuola, qualche giorno fa, un bambino della classe prima che sto frequentando ha ricordato un episodio e lo ha raccontato a tutti: si riferiva a qualche anno prima quando la sua mamma aveva affittato una casa. Nel parlare però ha fatto un errore stupendo, di quelli che mi piacciono moltissimo: ha detto che la sua mamma aveva “affettato” una casa. In classe ci sono state risate da parte di quasi tutti perciò mi sono preoccupato di far capire la differenza tra “affittare” e “affettare”, di dire a quel bambino che tutti noi sbagliamo o ci confondiamo (anche i maestri) e che non stavamo ridendo di lui ma con lui per il bellissimo errore che ci dava la possibilità imprevista di inventare una storia insieme.
Lo abbiamo ringraziato e poi ho chiesto ai bambini e alle bambine di dirmi tutte le parti della casa o i suoi arredi per verificare quali di queste parole potessero contenere, al loro interno, altre parole di senso compiuto. Le abbiamo scritte alla lavagna una alla volta e loro le hanno lette, intere e poi “affettate”. Quindi, con i suggerimenti dei bambini e delle bambine, ho scritto una breve storia che metto a disposizione di chi pensa che si possa imparare meglio divertendosi insieme. Comunque la pensiate, buona lettura.

C’ERA UNA VOLTA UNA MAMMA CHE, PER LAVORO, AFFITTAVA LE CASE ALLA GENTE CHE NON LE AVEVA.
SULLA VETRINA DEL SUO UFFICIO PERÓ C’ERA UN CARTELLO CON SU SCRITTO: “AFFETTO CASE” E NON “AFFITTO CASE”.
QUELLA MAMMA SI ERA TALMENTE ABITUATA A QUELLO SBAGLIO CHE SI DIVERTIVA A DIRE AI SUOI CLIENTI CHE LE CASE CHE “AFFETTAVA”  ERANO SPECIALI.
INFATTI LEI “TAGLIAVA A FETTE” ANCHE LE PAROLE COSÌ, ALLA GENTE CHE ANDAVA A VEDERE LE SUE CASE, LEI DICEVA:
“LA CUCINA È GRANDE COME LA CINA.
NEL SOGGIORNO CI PUOI STARE TUTTO IL GIORNO.
NELLO STUDIO SI STA DA DIO.
STARE ALLA SCRIVANIA È COME ESSERE SULLA RIVA DI UN FIUME DI PAROLE.
SE GUARDI LA LIBRERIA TI SEMBRA DI ESSERE UN RE.
SE TI METTI SUL DIVANO TI SENTI UNA DIVA.
IL LETTO TI REGGE ANCHE SE PESI PIÙ DI UN ETTO.
SULLA COMODITÀ DELLE SEDIE E DEI MATERASSI NON CI SONO SE E MA.
ATTENZIONE: NELL’ARMADIO C‘È UN ARMA , NEL CUSCINO CI SONO GLI SCI, IL TAPPETO DEVE ESSERE PULITO IN VARIE TAPPE, PER APRIRE IL COMODINO BISOGNA USARE I MODI GIUSTI.
VAI SPESSO AL GABINETTO ALTRIMENTI TI SENTIRAI UN INETTO.
SAPPI INOLTRE CHE, QUANDO SEI SEDUTO A TAVOLA IN COMPAGNIA, IL TEMPO VOLA.
E PER FINIRE…  SE GUARDI MENO LA TELEVISIONE PUOI CONOSCERE DI PIÙ I VISI DELLE PERSONE”.
QUELLA ERA DAVVERO UNA MAMMA FANTASTICA.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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Francesco Monini
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