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di Francesca Poltronieri

Secondo i dati più recenti dell’Istat a Dicembre il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è risalito al 40,1%, in aumento di 0,2 punti percentuali sul mese precedente.
Spesso questi giovani, trovatisi alla fine di un percorso di studio, non sanno dove sbattere la testa alla ricerca di un lavoro che possa dare loro la possibilità di mettere finalmente in pratica ciò che hanno faticosamente studiato sui libri.
Tra le ore spese in agenzie interinali e alla ricerca di tirocini post laurea, una delle possibilità che vi si prospetta, seppur poco remunerativa, è proprio quella del servizio civile.
Ciò che rende il servizio civile una possibilità allettante è la sua spiccata capacità di sviluppare progetti in vari campi lavorativi, dal sociale al culturale.
Tra gli ultimi avviati, a livello nazionale, vi è ‘Leggere con un click‘: dal mese di ottobre le biblioteche comunali di Ferrara hanno aperto le porte a otto ragazzi, tra i 18 e i 28 anni, con lo scopo di informare gli utenti sulla possibilità di prendere i libri a prestito online così che, chiunque voglia gustarsi un buon libro nel weekend o non abbia voglia di uscire di casa, possa farlo direttamente dai propri dispositivi elettronici.
Per potere accedere al servizio, gratuito, è sufficiente collegarsi al sito www.bibliofe.unife.it dove sono rintracciabili tutte le notizie utili.

Tutti i ragazzi selezionati sono prima di tutto appassionati lettori e frequentatori di biblioteche, e convinti che questa esperienza gli dia la possibilità di imparare un mestiere, avere un primo contatto con il mondo del lavoro ma anche di crescere come individui, comprendendo il senso di appartenere a un gruppo di lavoro e partecipandovi in maniera attiva.
Le motivazioni che hanno spinto ciascuno ad iscriversi spesso sono affini: lauree umanistiche di difficile fruibilità e la possibilità concreta di mettere a frutto le proprie conoscenze teoriche.
“Ad oggi, è risaputo che il mondo del lavoro è di difficile accesso e, seppur per un breve periodo, il servizio civile ci da conferma di avere scelto il percorso che fa per noi, adatto alle nostre inclinazioni personali, nella speranza di potere, in futuro, avere qualche opportunità in più” affermano le ragazze della biblioteca Ariostea.
Risulta ormai fuori da ogni logica comune affermare che aderire al servizio civile significa avere il desiderio di “proteggere la propria Patria”, certamente nasce come una valida e concreta alternativa alla leva militare ma è altrettanto vero che le tragiche condizioni attuali fanno sì che i giovani siano più interessati alla possibilità di costruire un futuro per se stessi invece che alla collettività.
Terminati i 365 giorni dedicati al Servizio Civile rimane però un punto di domanda: quale sarà il loro futuro?

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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