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– Ecco mamma, ancora pochi metri e siamo arrivati…sei stanca?
– Beh sì, un po’…ma non importa…adesso siamo qui…finalmente!
La macchina si fermò vicino all’ingresso principale di un albergo proprio di fronte al mare.
Addossate alle pareti si potevano notare i tubi dei ponteggi, anzi nella parete più distante era già stato eretto un primo parapetto che era arrivato all’altezza delle finestre del primo piano.
– Finalmente siete arrivate!… – esclamò con gioia Lucia, la proprietaria dell’albergo, uscendo dalla porta di ingresso a braccia aperte in segno di saluto, avanzando verso di loro con un grande sorriso.
– Finalmente! – ripetè a voce più alta abbracciando entrambe le sue ospiti.
– Ma tu…tu devi essere Francesca! – disse rivolgendosi a quella più giovane – Francesca… ma come sei grande adesso! E allora come devo essere diventata vecchia io…
– Ma no, no – la interruppero insieme le due donne – ma cosa dici?
– Parli bene tu Lisa… da quando ti conosco sei sempre la stessa… vero Francesca?
– Certo! Mia mamma non invecchia mai!…
-Su, su, basta complimenti… Lucia… allora… non ci fai entrare?
– Ma certo… cioè veramente qui non si potrebbe più passare… è da lunedì che hanno aperto il cantiere… eh si cara… ci allarghiamo… non saremo più una piccola pensione di fronte al mare, ma un grande albergo quattro stelle con piscina!
– Ma dai! Bravissima ti sei decisa!… anche se lo sai che io…
– Si, si lo so… ecco perché ti ho chiamata subito, appena ho saputo dell’inizio dei lavori. Domani la tua vecchia camera non ci sarà più… inizieranno infatti a demolire l’altra ala dell’albergo e toccherà quindi anche alla camera numero sette… la vostra… ma non volevo che iniziassero prima che tu vi potessi entrare ancora per un’ultima volta…questo è il mio regalo per il tuo compleanno…vedi che me ne sono ricordata… Ma dai entriamo… al diavolo il responsabile della sicurezza e i suoi divieti: qui la padrona sono io!
– Mamma io intanto vado a cercare un meccanico… sai l’olio… la spia che si accende… ti ricordi?
– Certo cara… vai… vai pure… mi troverai qui… fai tutto quello che devi fare con calma… io sono in buona compagnia…

Lisa  insieme alla sua amica Lucia, la proprietaria di quel piccolo albergo di fronte al mare, dopo aver rimosso la sbarra di protezione entrarono in silenzio.
– Tutto come allora – pensò Lisa mentre a piccoli passi timorosi, quasi per non disturbare il passato, si accingeva a varcare la soglia di ingresso – i profumi, i colori, la luce…tutto come tanti anni fa
– Lucia mi devo sedere un attimo…
– Ma certo cara… aspetta… ecco… siedi qui… qui starai bene – disse l’amica portandole una poltroncina imbottita di velluto chiaro.
Lisa non riuscì ad ascoltare neppure le sue parole e si accomodò, sedendosi lentamente, senza staccare gli occhi da tutto quello che dopo tanto tempo le si ripresentava intorno.

– Non sei più voluta ritornare qui… perché Lisa?
– Si… è vero cara… sai quante volte ci ho pensato? Ma come potevo farlo? Qui ho conosciuto mio marito, il nostro amore è nato qui e qui siamo sempre tornati ogni anno, fino a che i bambini sono diventati grandi… e poi il lavoro… altri impegni… i nipotini… ma come vedi la vita che sembrava avermi fatto lasciare questo magico posto, ti fa poi ritornare… – rimase un attimo in silenzio.
– Mi manca sai – riprese – …anzi no… lui non mi manca… è sempre con me… sai cosa mi manca veramente?
– Cosa cara… dimmi.
– Mi manca non essere riuscita a comprendere…
– Cosa intendi, non capisco.
– Ma sì… perché è rimasto sempre con me?… non me lo ha mai detto veramente…
– Ma cosa dici?
– Lucia so tutto, l’ho sempre saputo…Ti amava Lucia lo so.
Lucia non disse nulla
– Non mi ha fatto mai mancare nulla, ci amavamo e tanto è vero, ma è come se in fondo al suo cuore ci fosse stato un posto dove io non potevo entrare e il motivo… eri tu!

Lucia ascoltava in silenzio le parole dell’amica e alla fine disse:
– Tra noi c’è stato solo un bacio devi credermi… solo…
– No… Lucia… tornavamo qui per te, perché voleva passare un po’ di tempo potendo stare anche in tua compagnia… io non mi sono opposta… non volevo costringerlo, speravo che col tempo tutto sarebbe poi passato… e invece…
– Cosa dovevo fare? Ho provato a farlo ragionare, a dirgli che io non potevo continuare a vederlo, ma lui mi rispondeva che non riusciva, che neppure io potevo capirlo, che non voleva fare del male a nessuno, ma che…
– Non lo so… abbiamo vissuto momenti bellissimi… per il resto facevo finta di non sapere. La cosa strana è che fino a che era in vita non sentivo rabbia verso di te, dopo sì… tanta. Ma adesso mi manca… mi manca soprattutto il suono dolce delle sue parole… non lo riesco più a ricordare sai…quello sì che mi manca… ma sono brava… ai ragazzi non lo faccio vedere…sì sono brava.
– Sei sempre stata brava… – sussurrò Lucia.
– Lo so a cosa ti riferisci… sono innamorata, tutto qui… Lo sono. Ancora adesso… l’Amore vero non dipende dal carattere, ognuno ha il proprio. Ad un certo punto non ci badi più e ti dirò che non dai più neppure troppa importanza all’aspetto fisico e forse non dipende poi nemmeno dalla certezza di averlo tutto per te.
– Ah sì? Ma allora da cosa dipende?
– Dall’essere perfettamente sostenuti… – disse seria Lisa – almeno per me è stato così …Guarda io purtroppo non sono mai stata sicura di niente, ma credimi ciò che conta in tutto e per tutto è l’essere amati per quello che si è… quello che si è stato l’uno per l’altro… e per me lui è stato molto, moltissimo e così io per lui.

Le due donne rimasero in silenzio, una accanto all’altro, come in fondo erano sempre state.
– Adesso però saliamo, fammi vedere la mia camera…ti ricordi? Ogni anno provavi a convincerci a cambiare stanza, ma non c’era verso, volevamo sempre quella, la numero sette, l’unica con un piccolo balcone, quella che ci ha visto per la prima volta insieme, felici…
Lucia la guardò sempre in silenzio, troppo impegnata a contenere tutte le immagini che le parole dell’amica avevano riportato fuori dopo così tanti anni.
Si alzarono lentamente e insieme cominciarono a salire i ripidi gradini in legno che conducevano al piano superiore. Arrivate sul pianerottolo in fondo al corridoio Lisa vide di fronte a sé la porta della ‘sua’ camera.
– Adesso però ti lascio un po’ da sola… puoi rimanere qui quanto vuoi, io ti aspetto giù. Ti attendo fuori in giardino, aspetterò Francesca; se hai bisogno prima… chiamami.

Lisa la guardò e senza dire nulla, ringraziò. La sua mano afferrò con timore la maniglia della porta ed entrò. Immediatamente tutta la luce proveniente dalle due finestre aperte le irradiò il viso, mentre lo sguardo andò all’azzurro del mare che inondava i vetri. Sulla sua pelle sentì correre un brivido profondo che dalla schiena le percorse tutto il suo corpo, adesso senza età. Le parve di avvertire ancora le belle mani di suo marito su di sé e, come avvolta da un bene infinito, riprovò quella sicurezza che non l’aveva mai lasciata, fino a quando lo aveva avuto vicino. Pensò che adesso non avrebbe desiderato niente altro.

Era felice di essere dov’era. Le sue mani cercavano la sciarpa che le impediva quasi il ritorno del respiro. Si avvicinò alla sedia presso il tavolino perché le gambe sembravano oramai non poter più reggere i ricordi. Le dita delle sue mani giocavano tra loro nervosamente, fino a quando sentì il profumo dell’ultima cortesia di Lucia… i suoi fiori preferiti…. un mazzolino di fiori di campo adornavano il tavolino.

Quando successe l’incidente, tutto durò un tempo indefinito. Avrebbe voluto morire anche lei là dentro quella automobile. Prima la salvarono i pompieri e in seguito i figli, o almeno così aveva sempre creduto…
– Ma non l’ho fatto per loro – pensò – per loro ho rinunciato a volte a me stessa…Se sono come sono, qui ora, è perché l’ho voluto io! L’ho capito bene solo adesso entrando in questa camera.
Si meravigliò di non sentire più la rabbia che l’aveva accompagnata fino a quel momento.
Non era solo questione di ricordi…Tutto sembrava esserle più chiaro…

Solo adesso era diventata consapevole di cosa le era capitato, per cosa aveva vissuto tutti quegli anni, cosa aveva riempito tutti i suoi giorni e tutte le sue notti, cosa aveva impedito alla sua vita di fuggire via dopo l’incidente.
Il loro lungo amarsi nel tempo, nonostante Lucia, l’aveva trasformata. Ripensando infatti a tutti i momenti trascorsi assieme, inseguendoli uno per uno nel tempo passato, ecco …questo… si era come rivista con lui, aveva capito quanto lei fosse stata veramente la cosa più importante per suo marito, quanto doveva averla amata, tanto da rinunciare ad una persona per lui così speciale come Lucia .
Per questo motivo era rimasto con lei.
Lo aveva capito bene solo adesso.

Rimise a posto il copriletto, poi chiuse gli occhi mentre rubava per l’ultima volta il profumo ai fiori sul tavolino. Senza accorgersene poi, quasi inconsapevolmente, si trovò vicino alla finestra, quella accanto alla sua parte del letto. Allungò allora la mano per tirare le bianche tende, come aveva sempre fatto prima di uscire insieme dalla loro camera per recarsi al mare. Fece poi per andare anche presso l’altra finestra, quella che ogni volta, quasi per gioco, con una battuta spiritosa sollecitava suo marito a chiudere…
Ma si accorse che la tenda era già stata tirata.

 

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Roberto Paltrinieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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